L’Aquila potrebbe essere simbolicamente l’origine di queste terre mutate per disegnare le tante terre mutate delle tante di noi che all’Aquila ci siamo incontrate. Da terremotate dell’Aquila a Vicenza, a Napoli, Genova, Roma, Palermo, Torino, Piacenza,…… a LampedusaSono molti anni che ben conosciamo alcune donne in nero dell’Aquila, con loro ci siamo incontrate
più volte e con loro abbiamo visto la città prima del terremoto.
_ L’amore che sentono per la loro terra è ben noto ad alcune di noi, donne in nero di Napoli.
_ Nel novembre del 1981 in Campania c’è stato il terremoto, pertanto sappiamo lo sconvolgimento che provoca un tale accadimento e il desiderio di ognuna di rivedere la propria terra tornare ad una vita quotidiana serena, felice, bella.

L’Aquila è stata una città molto bella e sicuramente per le tante donne che hanno voluto quest’incontro, con altre impegnate in una pratica politica di relazioni, è stato forte il voler condividere l’idea di come avere la loro città rinata ancor più bella.

Hanno raccontato che loro sentono questo luogo come un bene comune, un luogo con bei paesaggi, monumenti, tradizioni da vivere con altre e altri, così credono che questa terra, per essere di nuovo un patrimonio dell’umanità, debba avere il coinvolgimento di ogni cittadina e cittadino italiano.

Capiamo che la questione non è solo delle aquilane e degli aquilani, ma di ogni italiana e italiano, infatti anche la nostra terra è un luogo martoriato da discariche lecite e illecite, inquinata ed ammalata, dove nessuno degli abitanti può sentirsi in relazione con il suo habitat perchè defraudato della possibilità di curare l’ambiente della propria vita quotidiana, e il problema munnezza non è un problema di Napoli.

Abbiamo discusso e raccontato le nostre esperienze con altre che hanno scelto la stanza studio biblioteca (le stanze erano in tutto 5, inoltre stanza da letto, cucina, giardino, soggiorno) con donne in resistenza. Proprio a partire dalla nostra esperienza avvertiamo che il resistere è il punto d’inizio, un attrito, uno strappo con il reale, con il mondo, per poi andare avanti a pensare e praticare con altre/i un altro modo di fare mondo, attraverso una pratica di relazione politica e teoria femminista, quindi dalla resistenza ad una visione del mondo differente.

La lotta che con donne e uomini della Campania si pratica per la questione rifiuti è per rendere evidente il bisogno di partecipare alle decisioni sui luoghi e sull’ambiente nel quale si vive.
_ Il desiderio di significanza di queste persone, proprio a partire da una situazione di rigetto sociale, ha assunto una posizione originale. Quello che è considerato simile ad un rifiuto (periferie, campagne abbandonate, degrado urbano, terre intossicate e militarizzate, abitanti e animali ammalati) visto come resto può aprire ad una differente significanza.

Proprio il pensiero femminile si interroga da tempo sulla bellezza, la sessualità, il desiderio, sull’essere escluse nel mondo, e pertanto sull’immondo, i rifiuti, i resti. Da questa esperienza politica, che si rapporta alla vita ed ai corpi viventi, si può disegnare uno spazio che tenga presente il quotidiano, il domestico.

Molte sono le donne che in questi anni, in situazioni anche difficilissime, sia sul piano sociale che politico, abbiamo incontrato ed abbiamo insistito sulla protezione dei corpi e dei luoghi con una presenza significativa ad Acerra, Pianura, Giugliano, Chiaiano, Serre, Terzigno, Boscoreale, Boscotrecase, Napoli.

Anche per alcune di noi campane si sente che le terre, ammalate, militarizzate, inquinate, addolorate, sono anche terre mutate per la visione del mondo che tra noi abbiamo creato. Così l’Aquila potrebbe essere simbolicamente l’origine di queste terre mutate per disegnare le tante terre mutate delle tante di noi che all’Aquila ci siamo incontrate. Da terremotate dell’Aquila a Vicenza, a Napoli, Genova, Roma, Palermo, Torino, Piacenza,…… a Lampedusa.

Si potrebbe fare una staffetta (riferendosi alle staffette della resistenza partigiana) di incontri per intercettare e architettare ogni terra mutata, e nella propria frammentazione relazionarsi alle tante terre amate. L’Aquila, il luogo delle acque, bene comune, offre un simbolico ad ognuna/o che desidera in altro modo, economico, politico, culturale, da un pensiero di donne per ognuno/a, amare e curare la terra.

Ci si può far carico delle rovine dell’Aquila per la sua rinascita come un desiderio di generarsi e rigenerarsi , come l’acqua, dove c’è una grande abbondanza di forme di vita. L’acqua è la vita stessa di ogni essere umano e non ci si può privare del bene che crea la vita stessa riducendolo a merce. Il “tesoro acqua” è in relazione al destino dei popoli. Non possiamo privarci dell’acqua come delle nostre care terre, terre per alcune già mutate. Grazie donne dell’Aquila.