Voi siete persone riflessive che cercano di entrare in contatto con il mondo in tutta la sua pienezza e complessità. Ma politici e mezzi di informazione ci nutrono con una dieta costante di immagini semplicistiche e comodi slogan, come abbiamo visto più volte nelle loro risposte ai recenti proteste globali.Lo so che non sei stupid*, ma i media mainstream sembra credere che tu lo sia.

Perché altrimenti la prima pagina di Newsweek presenta l’immagine di un uomo arrabbiato che indossa un turbante con il titolo, “Rabbia musulmana”? _ Perché altrimenti in TV tipi come Joe Scarborough insistono, “Loro ci odiano a causa della loro religione, ci odiano a causa della loro cultura”? E per quale altro motivo dipingono un monolitico “Medio Oriente” e un monolitico “musulmani” – “altri” che pensano e agiscono in un solo modo?

Mancano rappresentazioni mediatiche delle proteste globali che recentemente affascinato il mondo. Ciò che manca deve invece essere al centro della nostra discussione nazionale della politica estera.

Piuttosto che affrontare la complessità, i media, le campagne presidenziali e i candidati degli Stati Uniti, hanno messo al centro della loro agenda la presenza militare in Medio-Oriente in modo da distorcere le nostre percezioni degli {altri} come veri esseri umani.

Cosa manca dalla conversazione politica estera? Un senso del momento in cui queste proteste si è verificato e il modo in cui sono state modellate dal contesto e dalla storia.

In Libia, ci hanno detto, la violenza letale presso l’ambasciata degli Stati Uniti era onnipresente “rabbia musulmana.”
_ Quello che è successo è stato in realtà il risultato di un diritto religioso moribondo, un tentativo disperato di riaffermare la sua influenza calante grazie alle armi offerte con cortesia dagli Stati Uniti e dalla NATO, non una sollevazione spontanea di un popolo arrabbiato.
_ La gente è scesa in piazza per denunciare la violenza e piangere l’ambasciatore Stevens, ma il discorso della “rabbia musulmana” ha dominato.

Nello Yemen ci sono state proteste per denunciare l’uso senza restrizioni da parte degli Stati Uniti di droni da guerra e la pratica di uccidere i cittadini, senza giusto processo, tra cui, in un caso terribile, un sedicenne.

In Egitto, ci sono le prove che le proteste di questi giorni non erano “spontanea”, ma progettate, e che le persone sono state pagate per partecipare.

Nessuna di queste complesse questioni è stata sollevata nella copertura dei media del monolitico, arrabbiato “altro”.

Cosa manca al dibattito sulla politica estera? I milioni di voci di coloro che in tutto il mondo si sono impegnati nella lotta pacifica per anni e anni.

Ci sono militanti in Iraq, spesso guidati da donne, che si sono riuniti per mesi, ogni settimana, in una piazza di Baghdad per esprimere le loro richieste di democrazia e diritti umani.
_ Oppure ci sono le giovani donne sudanesi che hanno messo in scena una passeggiata fuori dalla loro università per protestare contro l’impennata dei prezzi dei prodotti alimentari e dei trasporti, innescando una mobilitazione nazionale.

In Iraq e Sudan, e molti altri luoghi contrassegnati come focolai violenti da parte dei media progressisti, la gente ha sempre lavorato per la pace, nonostante la repressione dei loro governi sostenuti dagli Stati Uniti.
_ Eppure per loro non c’è copertura mediatica.

Cosa manca dalla conversazione politica estera? Il vitale, il dibattito sostanziale che può contribuire a plasmare il mondo in cui vogliamo vivere.

Coprendo le proteste in tutto il mondo, la lente stretta dei media ha mostrato solo una crisi di pubbliche relazioni per i candidati presidenziali negli Stati Uniti.
_ Ciò che manca dalla foto è quello che le posizioni dei candidati rivelano parlando della politica estera che avrebbero fatto per i prossimi quattro anni, e che cosa questo significa per le persone in tutto il mondo.

Potremmo considerare la rivelazione del signor Romney, che in una recente raccolta di fondi ha rivelato di non credere nella pace tra Israele e Palestina, perché i palestinesi non “non vogliono […] in ogni caso vedere la pace .”

Potremmo considerare il modo in cui il presidente Obama ha aumentato drasticamente gli attacchi dei droni in Pakistan e nello Yemen.
_ Gli attacchi di droni durante il primo mandato di Obama hanno ucciso il quadruplo che in tutta la presidenza Bush. Certo, queste uccisioni di civili sono un valido motivo per protestare.

Ciascuna di queste cose dovrebbe chiamare ad un dibattito sostanziale. Invece, i media, i politici, e “le teste parlanti” che danno le notizie via cavo, creano attraverso narrazioni ridicolmente semplicistiche, divisioni “noi” e “loro” che ci preservano dal doverci porre domande scomode. Le risposte sono, a quanto pare, già evidenti.

Questi racconti hanno conseguenze tragiche e violente. Creano esattamente il mondo in cui Joe Scarborough pensa che viviamo.

Ma è così semplice, un mondo polarizzato di “noi” e “loro” non è quello in cui veramente viviamo, e noi lo sappiamo.
_ Abbiamo bisogno di una realistica conversazione per rivelare non solo il mondo in cui viviamo oggi, ma il mondo in cui vogliamo vivere domani, e come stiamo ci vogliamo arrivare.
{
Questo pezzo è stato originariamente pubblicato nel Common Dreams.}

* traduzione di Cristina Papa