banner-aied60ippf_hQuesta la sintesi dell’operato dell’AIED, garantire alle donne italiane la libera scelta sulla maternità attraverso l’informazione sui propri diritti, sulla sessualità, sulla contraccezione.

E’ un messaggio che non invecchia e che ancora oggi è importante rilanciare.
La maternità è un diritto, non un dovere o peggio un obbligo.
Le donne non sono tenute a fare figli: se li desiderano, devono essere messe in condizione di poterli avere e crescere.

Difendere la fertilità significa prima di tutto fornire ai giovani un’informazione, scientificamente corretta, sulla sessualità e sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse.
Mettere le donne che lo vogliono in condizione di fare figli significa attuare politiche e offrire servizi che consentano loro e alle famiglie di poter contemporaneamente lavorare e occuparsi dei figli. E soprattutto, un paese moderno e maturo non stigmatizza chi sceglie diversamente.

Mario Puiatti, Presidente Nazionale dell’AIED (Associazione Italiana per l’Educazione Demografica)

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lib Per chi volesse ripercorrere la storia di questa associazione ricordiamo il libro di Gianfranco Porta “Amore e libertà. Storia dell’Aied” (Laterza) con la prefazione di Emma Bonino che ci porta alla memoria quell’Italia ancora rurale e bigotta che si divideva tra una Dc e un Pci che, per ragioni diverse, erano ben lontani dalle battaglie civili, tanto che una coppia sposata civilmente poteva essere indicata come rea di concubinaggio da vescovi tonanti. Il libro di Porta ripercorre questa storia che, per fortuna e per testardaggine di chi nell’Associazione Italiana per l’Educazione Demografica ha operato e opera e delle donne e degli uomini che lo so stengono, continua attivamente ancora oggi. Perché le battaglie per i diritti civili, dall’aborto al divorzio, ma soprattutto all’autodeterminazione delle donne sulle scelte della propria vita e della propria salute, sono costantemente rimesse in discussione, con l’alibi, a volte, delle spending review o di illusionismi in cerca di voti.

Quindi, mentre il libro corre tra i pionieristici consultori nelle borgate romane, la lotta all’aborto clandestino e poi le campagne per la contraccezione e quel lavoro di informazione capillare fatto nelle scuole, un segno forte di che cosa sia l’Aied lo rappresenta il consultorio genovese di via Cesarea. Dove, spiega Mercedes Bo, presidente e anima di Aied Genova, dal 1971 sono state compilate 120 mila cartelle di donne, ragazze, ma anche più di 9mila di uomini. Interessati, ad esempio, ai servizi consultoriali di andrologia e di psicoterapia, ma anche, spiega Mercedes Bo, ai nuovi corsi di preparazione alla nascita, con particolare attenzione al dopo-parto, considerando la solitudine delle giovani madri e le frequenti depressioni. E l’attenzione sulla menopausa: le fedelissime di Aied che facevano il liceo negli anni ’70, ora affrontano problemi diversi della loro identità femminile. “Prevalentemente la richiesta è di una consulenza sulla salute – riprende Bo – anche se sono molte adolescenti si rivolgono da noi per un orientamento sulla contraccezione”. Come le mamme e, in qualche caso, le nonne.