La libertà delle donne significa la libertà per tutte. E’ ora di sostenerla insieme, scrive Houzan Mahmoud. In un mondo dove siamo definite e “identificate” sulla base della nazionalità, dell’etnicità e della religione (fino alla più piccola setta) la categoria “donne” è sempre più relegata ad una condizione secondaria.Nei paesi dove i sistemi politici si basano su un diktat religioso, le donne non hanno il diritto di vivere, pensare, agire o decidere per conto loro. La loro vita vale metà di quella di un uomo.

Delle leggi religiose rigide non dimostrano di permettere la felicità,
il benessere o i più semplici diritti per le donne. Nei paesi islamici, le donne sono soffocate, represse e legate a norme e valori settari. In
questo ambiente, le donne crescono svantaggiate e segregate – pensando che ci sia un solo modo di vivere, che non esista un’altra scelta.
_ Ed hanno ragione.

In questi paesi, le donne non hanno altra scelta che di asservirsi ai maschi della famiglia e di seguire gli ordini loro dati da “Dio”.
_ Per molte di noi, quel che vediamo nei nostri “paesi d’origine” è una
tragedia senza fine, dove sin dall’infanzia, si dice a generazioni di
donne che il loro spirito non gli appartiene.
_ Dove le loro personalità non sono plasmate da una volontà individuale ma modellate dalle regole oppressive della società.
_ Nel “mio paese d’origine”, il Kurdistan irakeno, la legge religiosa non domina ufficialmente ma l’etica e la morale islamiche formano le norme della vita quotidiana. La legge islamica plasma le vite di milioni di donne dalla nascita alla morte.

Noi siamo le sopravvissute dalle norme e dalle tradizioni culturali
islamiche. Non le “vittime” ma delle militanti forti sopravvissute al
peggio che la regola religiosa ha riversato su di noi, che abbiamo la
faccia tosta e il coraggio di parlare apertamente e di essere la voce
delle donne ridotte al silenzio della regione.

Da Bassorah a Bagdad e al Kurdistan delle donne sono uccise quotidianamente, terrorizzate, in nome dell’ “onore”, forzate a matrimoni combinati. Sempre più donne scelgono di essere libere.
_ Il prezzo della libertà può essere alzato, ma molte donne ora fanno questa scelta: Dua Khalil Aswad, la ragazza Yazidi trascinata e lapidata pubblicamente a morte dai maschi della sua famiglia, una vittima del settarismo religioso; Nafisa, una donna afgana a cui suo marito recentemente ha tagliato il naso e le orecchie; Zohreh e Azar Kabiri-niat, le due sorelle iraniane condannate alla lapidazione fino alla morte, accusate di aver avuto “relazioni illecite”.

Queste donne e molte altre in Iran, in Arabia Saudit e altri paesi
musulmani sono lapidate e impiccate pubblicamente. In Uganda, in Sudan e altrove, delle donne sono state e continuano ad essere violentate per rappresaglia durante guerre sanguinarie.

La miseria colpisce più duramente le donne. Perché tutte queste brutalità?
_ La mancanza di uguaglianza economica, un patriarcato rigido ed una
misoginia religiosa sono i pilastri di un sistema capitalista che ci
tiene divise in base al genere e alla classe. Questo sistema crea una
situazione orrenda per le donne.

Il relativismo culturale non aiuta per niente, in effetti, posizionI contrarie ai diritti universali, realizzati solo dopo decenni di campagne, dividono il nostro movimento.

Dobbiamo affermare ancora una volta che, quando sosteniamo l’uguaglianza delle donne, sosteniamo tutte le donne. Dovremmo opporci più energicamente al settarismo religioso ovunque alzi la testa.

L’arcivescovo di Canterbury ha proposto recentemente di autorizzare il
riconoscimento legale di certi aspetti delle leggi della Sharia in GB
perché egli teme più di tutto che senza questa “liberalizzazione” si
potrebbero escludere leggi, valori e un’opinione cristiane settarie

La nostra lotta non può avere successo senza l’impegno pieno e totale di
tutta la società. I nostri diritti e libertà, le nostre lotte di classe
e le nostre aspirazioni sono universali.
_ La libertà delle donne non significa la libertà per alcune.
_ La nostra libertà non accetta l’idea che una religione, una cultura, una frontiera o una nazionalità escluda i più oppressi. Siamo tutti esseri umani, meritiamo tutti di vivere con dignità e di godere di libertà incondizionate.

[Organizzazione della Libertà delle Donne in Irak OWFI->http://www.equalityiniraq.com/english.htm]

{Traduzione di Marianita De Ambrogio}