A Ballarò (9 dic.) un cartellone evidenziava l’aggiornamento dei consensi: quelli per i politici stavano in fondo alla lista, con un magrissimo 2 per cento. Due per cento di favore alla politica! I manifestanti del “movimento dei forconi” bloccano le strade con camion e trattori, ripetono che i politici devono “andare a casa” e i parlamentari lasciare il parlamento. Qualcuno ha anche urlato minaccioso che, “altrimenti li andremo a cacciar noi con i fucili”. Non si respira un’aria buona dalle parti dell’Italia democratica, nata dalla lotta partigiana e antifascista, in questi giorni post elezione del giovane Renzi. Man mano che trascorrono i giorni dalle primarie del PD che ha visto circa tre milioni di votanti, aumentano le dichiarazioni di chi dice di aver dato la preferenza al sindaco di Firenze per provocare “un cambiamento” non meglio identificato. Certamente è da intendersi che al posto di una classe-casta inamovibile e, oggettivamente, su di età, la “gente” vorrebbe provare i giovani. Matteo Renzi, gli dice Berlusconi, è un comunicatore. Detto dal cavaliere ex senatore, vuol dire comunicatore televisivo. E’ la TV a dettare le regole della comunicazione ormai da molti decenni. Poca importanza, in questo tipo di comunicazione post moderna, hanno i contenuti. La gente italica non legge libri e tantomeno i quotidiani, ha ricevuto una formazione scolastica nozionistica, retorica e superficiale. Intende “la politica” come regia per i propri interessi, anche se, educata dal catechismo cattolico, qualche volta mostra inclinazione e vago interesse per il prossimo. In questo momento storico di caduta del tenore di vita di un numero in crescendo di individui e famiglie, la tolleranza per i politici parolai e imbroglioni che hanno governato, la gente comincia a reagire scompostamente e chissà come andrà a finire. Anche perché, ormai dimenticato il fascismo dai vecchi e dai giovani appreso alla pari delle guerre puniche, ottiene un certo successo l’invito di Grillo a dare l’ostracismo ai giornalisti che esprimono critiche nei riguardi del suo (suo!) movimento politico. Comunque, chi non comunica secondo i moderni canoni non può pensare di ottenere consenso. Cuperlo, con la sua sapienza e serietà, ma con il piglio da ufficiale austroungarico, ha messo in scena il vecchio apparato di ascendenza PCI e ha perso. Matteo Renzi gioca con le parole come fanno tutti i giovani, ma evita o non conosce lo stile dei vecchi politici chiamato politichese. Però in realtà, come i suoi colleghi rottamati, sa ch bisogna accarezzare la gente per il verso giusto, che è quello di dire soltanto ciò che vogliono sentirsi dire. Cuperlo non ha sfondato neppure in Emilia-Romagna, dove il pragmatismo tradizionale da tempo , sotto l’influsso della televisione berlusconiana e l’individualismo da economia globalizzata all’insegna del neo liberismo, ha abbandonato le tematiche dell’egualitarismo e della solidarietà. La Sinistra emiliano romagnola segnata, sotto traccia ,dall’antropocentrismo cristiano,ha consumato suolo agricolo, boschivo ,ecc. per il profitto da cemento esattamente come nelle altre regioni leghiste e berlusconiane. E’ un esempio. E così, il “popolo” è andato in massa a dare la preferenza a Renzi senza chiedersi di che cosa è fatto il suo pensiero economico, per esempio. D’altronde I cittadini sono esasperati dalla crisi economica che morde sempre di più erodendo salari e pensioni, mentre i politici regionali e nazionali, magari si aumentano gli emolumenti o fanno spese personali pagate dalle casse delle Regioni. Scrive La Voc.Info (6dic.) a firma di Roberta Perotti: Nel dicembre 2012 il governo Monti impose un tetto alla remunerazione dei consiglieri regionali: la somma di indennità, diarie e rimborsi a forfait non avrebbe dovuto superare gli 11.100 euro lordi mensili per un consigliere senza altre cariche. Incredibilmente, alcuni consigli regionali sono riusciti a cogliere l’occasione per aumentare gli emolumenti netti ai propri consiglieri. COME TI FACCIO IL TRUCCO IN PIEMONTE … A posteriori, il trucco è di una semplicità disarmante: si riduce l’emolumento totale, in modo che non superi gli 11.100 euro. Ma si riduce di molto l’indennità, che è tassabile, e si aumenta la diaria, che è un rimborso a forfait, quindi di fatto un reddito non tassabile. Al netto delle tasse, ora un consigliere guadagna di più. Yoram Gutgeld è il consigliere economico di Renzi: Se Renzi fosse premier e Yoram Gutgeld fosse il suo ministro dell’Economia, ecco il programma che gli italiani si ritroverebbero di fronte. “Abbattimento shock da 20 miliardi delle tasse con i proventi delle privatizzazioni di Poste, Ferrovie, Rai, municipalizzate e dei campioni nazionali quotati; rinuncia alla Tav; lotta all’evasione con l’eliminazione del denaro per i pagamenti tra imprese; 4 miliardi di euro dal ricalcolo delle pensioni sopra i 3.500 euro; contratto unico stabile senza articolo 18 per i lavoratori”. Ad elencare i punti salienti dell’ipotetico ticket in un’intervista a Italia Oggi è lo stesso Gutgeld, consigliere economico del sindaco di Firenze e autore di un libro (“Più uguali, più ricchi”) in cui espone il pensiero economico di McKinsey, a sua volta ispiratore della dottrina renziana. Gutgeld privatizzerebbe subito Poste e Ferrovie, e farebbe lo stesso anche per la Rai. “Sono dell’idea di privatizzare quello che ha senso privatizzare”, spiega. “Abbiamo già 10 municipalizzate quotate. Il problema sono le piccolissime aziende. Sono troppo piccole perché le si possa valorizzare. Sarebbe meglio metterle sul mercato dopo aver creato soggetti più grandi, procedendo al loro accorpamento”. Quanto alle pensioni, se diventasse ministro Gutgeld taglierebbe le pensioni da 3.000-3.500 euro lordi. “Non farei cose popolari, lo dico subito”, dice nell’intervista. “Siamo il primo bancomat d’Europa nella previdenza. Abbiamo una quota spesa pensionistica di circa 50 miliardi non coperta da contributi versati. C’è una quota importante di pensioni inferiori a 1.000 euro che non possono essere toccate. Ce ne sono però anche più alte e c’è una fetta di pensioni superiori ai 3.000 euro cui non corrispondono contributi versati. (L’HUFFINGTON POST, 21 nov.2013) Un’intervista, per carità, ha dei limiti, ma un economista forse dovrebbe descrivere un programma un tantino più complesso, o no? Intanto nel Pd la nuova era è segnata sia dal pragmatismo sia da idee ormai lontane mille miglia dall’ideale di egualitarismo d’impronta socialista. Renzi dice molto di più la parola merito che egualitarismo. Scriveva un uomo su Face book rispondendo a chi sottolineava come ancora siano poche le donne in ruoli pubblici importanti: “ nessun problema, quando ci sono donne che hanno i meriti!”. Già, le donne devono dimostrare “il merito”, gli uomini non ne hanno bisogno. Negli anni cinquanta e sessanta poche giovani donne – a confronto dei coetanei maschi- proseguivano gli studi dopo le medie o l’avviamento professionale: non avevano “ i meriti”?