Una protesta delle donne e un quesito ai responsabili.

La pubblicità muraria e cartellonistica nelle nostre città è tornata e sta tornando agli standard di sfruttamento cinico dell’immagine femminile.

Per molti anni il movimento femminista si è impegnato per l’assunzione delle risoluzioni europee in materia di difesa dalla pubblicità lesiva dei diritti delle donne. Con buoni risultati, ottenendo i ritiri di molte campagne pubblicitarie e ottenendo dai comuni delibere e non censure, in linea con la funzione dei primi cittadini “tutori dei diritti e della salute delle cittadine e i cittadini”.

Ci siamo rivolte per anni allo IAP, che è un istituto di autodisciplina pubblicitaria, che può imporre il ritiro delle pubblicità offensive, pena la cancellazione dall’albo degli autori delle campagne ritenute non in linea con le norme che il nostro paese ha sottoscritto in Europa.

Non crediamo sia un caso che di fronte a questa nostra efficacia, la responsabilità pubblica anziché rafforzarci abbia fatto da muro di gomma. Noi denunciamo ma nulla sembra succedere: i comuni e lo IAP anziché agire di propria iniziativa tollerano immagini sempre peggiori e di contenuto violento.

Lo IAP è consulente del governo, a seguito del rapporto costruito con le donne, i comuni hanno assunto il ruolo di controllori attraverso apposite delibere, l’ANCI (associazione nazionale comuni Italiani) ha stilato un protocollo per “il contrasto alle pubblicità lesive”, ma le cose peggiorano, anche naturalmente nelle pubblicità cartacee e televisive.

La pubblicità in Italia segue una standard generale conformato all’assenza dei diritti. Non solo le donne sono vittime di messaggi lesivi, pur essendo per elezione destinatarie degli inviti a consumare, ma sono soprattutto le donne subirne le maggiori offese in quanto genere. Le bambine e i bambini inoltre spesso vengono rappresentati come adulti in miniatura e su di loro si ripetono i peggiori stereotipi di genere.

Fatte le debite eccezioni, per questo abbiamo addirittura istituito un premio (premio Immagini Amiche ), la deregolamentazione è la norma.

La recrudescenza di pubblicità che istigano alla violenza e allo sfruttamento della prostituzione, sono un fallimento istituzionale al quale le donne non possono rassegnarsi, a partire da questa denuncia.

UDI di Napoli, Collettivo 105, Comitato 194, ARCI donna Napoli, Lella Palladino, Cooperativa EVA, Elvira Reale, Salute Donna, SNOQ Napoli, Cooperativa Dedalus