Avete visto la pubblicità televisiva del Buscopan?
Una donna elegante ed autorevole, nel suo ufficio, “ringhia” ad un
collaboratore che la disturba; lui si ritira in buon ordine. Poi,
miracolo!: lei prende un Buscopan, e torna ad essere urbana e civile.

A
questo punto lui, guardando le altre 30 colleghe femmine che stanno per
“ringhiare”, controlla nel primo cassetto della scrivania e, scoprendo
con sollievo di avere decine di scatole di Buscopan, si sente al
sicuro: potrà somministrare Buscopan a tutte. Le quali, finalmente
drogate, torneranno in possesso delle loro facoltà mentali e
lavorative.

Ed ecco che una voce fuori campo sottolinea che il Buscopan fa
passare i dolori mestruali.

{{
Un costruttivo, salubre messaggio al mondo}}: le donne, avendo
“spesso” le mestruazioni, non connettono, e va loro somministrato un
farmaco riequilibrante.

A parte il fatto che, se ci fate caso, le pubblicità per i dolori
articolari e dovuti all’attività e al movimento includono soprattutto
{{maschi }} (manager in aereo, sportivi muscolosi, e giovanotti in ambiente
neutro ma trendy), mentre ad avere mal di testa generici e da stress
supposti psicologici sono l{{e maestrine in classe}} e{{ le mamme coi
bambini}}, trovo ributtante questo stereotipo pre-illuminista delle donne
soggette solo ed esclusivamente agli sbalzi ormonali. E’ incredibile,
che sia ancora ultilizzato.

Anche nelle soap operas all’eroina di turno varie volte è capitato –
l’ho visto io, che le vedo di sfuggita in casa di conoscenti… quindi
immagino quante altre volte me lo sarò persa…. – di dire
all’antagonista donna “Ma trovati un fidanzato!”, per sottolineare,
schernendola, il fatto che la rivale non abbia un uomo che la
“pacifichi”. {{Freud e la sua “isteria” femminile}} permangono nel nostro
vissuto: e se è vero che le donne hanno orologici biologici marcati e a
visibili – e ci credo!, devono farli loro i figli – è anche vero che
gli uomini hanno comunque caratteristiche comportamentali allo stesso
modo capricciose, fuori luogo ed irruente, e che non sono tutti sempre
costanti e senza sbalzi d’umore, essendo provato che gli sbalzi
ormonali (produzione di testosterone e altri simpatici ormoncelli
correlati alla sessualità) vanno e vengono nel loro sangue
con gli stessi o maggiori frequenze e picchi degli estrogeni e dei
progesteroni.

Il messaggio dei pubblicitari è chiaro: assorbenti, depilazioni,
capelli lisci, labbra glossate, taglia 42, creme anticellulite, pulizia
dei pavimenti e del bagno, gioielli e maternità: l’universo in cui
confinare il consumo e l’auto-giustificazione della presenza femminile
su questa terra.

Sì, anche la maternità: perchè gira la pubblicità che dice: “Il
mestiere più difficile è il più bello è quello di mamma”. Ma – piccolo
particolare – {{essere mamma non è un “mestiere”:}} è una pulsione vitale,
una questione di vita o di morte, una ricchezza e una inclinazione, un
richiamo. Certo, ci si può informare e formare e consapevolizzare per
avere più strumenti e affinare le conoscenze: ma rimane il fatto che
fare la mamma è una delle grandi missioni nel mondo dell’esistenza
femminile, come lo è fare il papà, o l’amica, o il cittadino.

Un mestiere, invece, è qualcosa per cui ci si è preparati, si ha
studiato, qualcosa che si sceglie e che può completare, oppure che ci
occorre per mantenerci, e che accettiamo; è il medico, l’operaia,
l’insegnante. Qualcosa che si può cambiare, e che rappresenta una parte
del nostro compito d’autonomia, ma che non condiziona per sempre e
completamente la nostra identità, e che di certo non la esaurisce.

Ma tant’è: la donna la si vuole comunque spesa nella sua casa, nelle
sua pene mestruali e nei suoi shampoo coloranti. Tutto qua.

{{Donne, siate contente}}. La vita è facile: basta rimanere incinte –
cosa che di solito riesce anche senza aver studiato o essersi impegnate
più di tanto – dipingersi le unghie, pulire le piastrelle e sorridere.
E prendere qualche farmaco, per sedare altre pulsioni. Soprattutto, per
non essere reattive e combattive.

Fuori dalla politica, dall’informazione, dall’arte, dalla comunità
civile, grazie.

E non dimenticate di prendere il Buscopan.