L’IRIN- Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari e il governo ghanese hanno presentato negli scorsi giorni un progetto per la reintegrazione nei villaggi d’origine dei soggetti allontanati perché accusati di stregoneria.Attualmente circa 1.000 donne e 700 bambini vivono in sei campi nel nord del Ghana, sono i {{Nabuli}} “i campi delle streghe”. Qui – donne, bambini e in piccolissima parte uomini – hanno trovato rifugio dalle minacce e violenze della loro comunità d’origine, che li hanno etichettati come streghe o maghi, con l’accusa di procurare sfortuna a chi avesse a che fare con loro. L’occulto starà in agguato, ma queste persone per ora hanno portato sfortuna solo a se stesse. Allontanate dai loro affetti, dai loro beni e dalle loro origini hanno trovato rifugio in campi remoti, senza elettricità e con limitato accesso a cibo, acqua e medicine.

{{Hajia Hawawu Boya Gariba}}, Vice Ministro ghanese per Politiche dirette a Donne e bambini (MOWAC), ha denunciato che: l’incarcerazione (perché altro non è la situazione che si trovano a vivere queste persone) e il confinamento delle donne in questi campi, costituiscono {{una grave violazione dei loro diritti umani}}, delle libertà fondamentali stabilite dalla Convenzione delle Nazioni Unite sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne di cui il Ghana è firmataria. È urgente intervenire, ma è necessario agire in primo luogo sul contesto culturale.

{{Akwasi Osei}}, lo psichiatra a capo del Servizio Sanitario Nazionale ghanese, ha sottolineato la necessità di educazione delle comunità di origine. “In questo momento se si rimpatriassero le persone accusate di stregoneria, si può essere certi che sarebbero linciate al loro ritorno a casa”, ha dichiarato. “Bisogna preparare i loro villaggi e aiutarli a capire che non sono queste donne la cause delle loro disgrazie”. Tornare a casa fa paura a donne come Bilabim Jakper, 60 anni, di cui 9 vissuti nel “campo delle streghe”, Gushegu District, nel nord del Ghana; ma anche ad uomini come Syibu, tornato nel suo villaggio nonostante l’accusa di stregoneria, e orrendamente picchiato fino a perdere l’uso della mano.

Ma l’accusa di stregoneria ormai non riguarda più solo gli adulti, ma {{anche i bambini}}.
Il rapporto UNICEF “{Children accused of witchcraft}’” del luglio 2010 ha sottolineato come le accuse di stregoneria infantile siano in aumento nell’Africa sub-sahariana – causate, in parte, dalla urbanizzazione, dalla povertà, dai conflitti e la frammentarietà delle comunità. Secondo l’{{UNICEF e Aleksandra Cimpric}}, autrice del rapporto, il proliferare dell’accusa stregoneria in quest’area non è legata a un’antica “tradizione africana”, come si potrebbe credere inizialmente, ma è un fenomeno relativamente moderno che risale a non più di 10-20 anni.

L’aumento delle accuse sembra in parte da associare al crescente onere economico che i figli comportano, onere legato all’urbanizzazione, la separazione delle famiglie e l’indebolimento delle strutture familiari. Inoltre, ha sottolineato{{ Joachim Theis}}, Adviser Protezione dell’Infanzia per Africa occidentale e centrale, la precarietà dell’Africa moderna – dovuta alle difficoltà economiche, i conflitti, la migrazione, la crisi della famiglia e l’AIDS – hanno diffuso insicurezza in gran parte dell’Africa Centrale e hanno profondamente minato molte comunità. In parallelo, le chiese revivalista e pentecostali hanno proliferato in molte parti dell’Africa, offrendo stabilità spirituale in tempi di incertezza. Alcune di queste chiese erano però gestite da pastori-profeti che sostenevano di essere in grado di identificare le streghe e che con i loro esorcismi hanno legittimato le accuse di stregoneria. Ma in molti casi (anzi sempre!) si è trattato di un business economico, che però ha disseminato panico e dolore.

Emblematico è il caso del “vescovo” Domenica Ulup Ay, nella regione di Akwa Ibom nel sud-est della Nigeria, che è riuscito a mettere da parte una vera fortuna facendo esorcismi in diretta televisiva, alla modica cifra di 261$. Era specializzato in baby-stregoni, e fortunatamente è stato arrestato. Nella stessa regione è stato prodotto, anche, un film dal titolo “{Salvare l’Africa dai bambini strega}”, format realizzato da Helen Ukpabio, che si professava la prima donna apostolo, pellicola a cui è stata ricondotta l’aumento delle accuse di stregoneria nell’area. La sedicente sacerdotessa si è difesa ricordando che immagini cruente e scene di magia sono presenti anche in film come Herry Potter, ma le sue tesi sono esposte anche in libri pseudo-scientifici quali {“Svelare i Misteri della Stregoneria}”, dove scrive con sicurezza che “se un bambino di età inferiore ai due anni urla nella notte, piange ed è sempre febbrile con deterioramento della salute, lui o lei è un servo di Satana”. Fortunatamente la magistratura nigeriana è stata inflessibile.

Ma come ricordato da Theis non si tratta di voler intervenire sulla stregoneria, nel senso di combattere una credenza, anche perché non si tratta di una credenza uniforme, bisogna puntare sull’educazione e porre la tutela dell’infanzia al centro dell’attenzione.

Secondo lo studio dell’UNICEF è un’ampia categoria di bambini che sono a rischio: gli orfani, i bambini di strada, gli albini, i disabili fisici o anomalie psichiche come l’autismo, quelli con temperamento aggressivo o i solitari e gli introversi, ed anche i bambini particolarmente dotati; così come i nati prematuramente o in posizioni insolite e i gemelli. Comunque, la maggior parte degli imputati sono ragazzi di età compresa tra gli 8 e i 14anni,.

Casi di bambini accusati di stregoneria si verificano in almeno otto paesi dell’Africa occidentale e centrale: Benin, Gabon, Nigeria, Liberia, Camerun, Repubblica Centrafricana, Congo Brazzaville e Repubblica Democratica del Congo (RDC). Secondo altri i studi “migliaia” di bambini sono stati accusati di stregoneria e successivamente buttati fuori dalle loro case a Kinshasa e Lubumbashi nella RDC; Mbanza Kongo capitale della provincia dello Zaire, Uige e Luanda nel nord dell’Angola, e un gran numero in Akwa Ibom stato nel sud-est della Nigeria. Si tratta comunque di casi circoscritti a zone specifiche.

Accusati, i bambini finiscono per essere attaccati, bruciati, picchiati, e talvolta uccisi. Gli esorcismi per allontanare Satana dal corpo del bambino possono includere il digiuno, le percosse, ma anche il versare la benzina negli occhi o nelle orecchie dei bambini, o l’ingoiare varie sostanze.

È, quindi, necessario l{{egiferare per proteggere i minori e i soggetti accusati di stregoneria,}} piuttosto che legiferare contro la stregoneria. In Camerun, Ciad e Gabon praticare la stregoneria è fuorilegge, ma ciò ha causato il paradosso che diversi bambini sono stati portati in tribunale dalla famiglia perché accusati di stregoneria, e molti bimbi sono finiti in prigione. È necessaria un’attività legislativa, ma anche un’attività educativa. Diffondere la consapevolezza tra le famiglie, i legali e i medici che queste problematiche, sebbene siano radicate, vadano contrastate.

D’altra parte, per reinserire i bambini, così come gli adulti (in particolare le donne), nelle loro comunità d’origine è necessario un lungo lavoro di sensibilizzazione tra (e con) le comunità; negoziare con le famiglie, i bambini e i leader religiosi su singoli casi, trovare alleati in chiese locali che possono aiutare a diffondere la consapevolezza della tutela dei minori, fornire servizi ai bambini vulnerabili, diffondere il principio di non discriminazione e rispetto della legge.

C’è poi da considerare che se l’accusa di stregoneria infantile è piuttosto recente, discorso diverso è per l’accusa lanciata contro le donne.

{{Emmanuel Dobson}}, direttore esecutivo di Christian Outreach Fellowship, un’organizzazione non governativa che fornisce cibo, medicine e alloggio alle persone nei “campi delle streghe” ghanesi, che le streghe sono soprattutto anziane, vedove e senza figli. Insomma donne che non possono più provvedere a se stesse; oltreché donne che soffrono di depressione, demenza o schizofrenia. Inoltre, ha anche individuato nella cultura patriarcale nel nord del Ghana un fattore della vulnerabilità femminile. “Quando un uomo sposa una donna, questa diventa di sua proprietà. La famiglia di provenienza ha quindi meno autorità sulla vita della donna, e la donna viene lasciata indifesa se suo marito non è in grado di sostenere per lei.”

Fonte: http://reliefweb.int/node/452617

Link utili: http://www.irinnews.org/report.aspx?reportid=89858
http://www.unicef.org/wcaro/documents_publications_5471.html
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immagine, fonte IRIN}