Avevo infatti da tempo l’esigenza di proporre un dibattito sulle strade progettuali delle donne che percepivo frammentarie e soprattutto legate a schemi teorici e di pratica nel mondo e nelle loro relazioni che le inchiodavano nuovamente alla dipendenza duale e nella illiberta’ di saperi “femministi” ormai istituzionalizzati e asfittici calati dall’alto e lontani dalle loro vite.Dopo più di quarant’anni di vita nel movimento delle donne, era stato pubblicato il mio libro “{Una donna di troppo”}.
Una mia storia “singolare”(dal 1962 al 1997) di un procedere politico autocoscienziale che mette in relazione esperienza reale a elaborazione di pensieri e perfino di teoria. Benché io sia stata dichiarata “eretica” dentro la conclamata “Teoria della differenza” ho constatato come molte che l’hanno letto vi hanno trovano corrispondenza e dichiarazioni di aperture di libertà soggettive.

Per questo ho pensato che il tempo era venuto per far loro una proposta concreta, un incontro sulla relazione tra percorsi personali e scelta di azione riattualizzando la pratica dell’autocoscienza.
Avevo infatti da tempo l’esigenza di proporre un dibattito sulle strade progettuali delle donne che percepivo frammentarie e soprattutto legate a schemi teorici e di pratica nel mondo e nelle loro relazioni che le inchiodavano nuovamente alla dipendenza duale e nella illiberta’ di saperi “femministi” ormai istituzionalizzati e asfittici calati dall’alto e lontani dalle loro vite.

Sentivo la necessità che ciascuna – pur tenendone seriamente conto – potesse anche affrancarsi da questi “dictat” e riprendere la strada dell’indagare a partire da sé, dell’autoconsapevolezza e del far chiarezza a partire dal proprio percorso in autonomia. Questo voleva dire riaprire ogni lettura della realtà e delle proprie scelte alla pratica dell’autocoscienza.
Avevo perciò fatto circolare alle donne interessate (soprattutto a quelle che avevano letto il mio libro) l’invito a un convegno su questi temi e con la collaborazione di alcune di loro avevamo stabilito e organizzato l’incontro di Bologna che si è svolto il 14 e 15 dicembre scorso.

E’ stata dunque una fantastica coincidenza quella di avere in seguito e contemporaneamente conosciuto Paola Zaretti, il suo gruppo di autocoscienza on line e di aver partecipato al Laboratorio di Autocoscienza da lei promosso a Paestum, di cui ancora la ringrazio.
Le nostre posizioni rispetto al femminismo attuale (e la necessità di riintrodurre come essenziale la pratica dell’autocoscienza) si sono rivelate coincidenti (molti nostri testi apparsi sul blog di Paestum ne hanno dato testimonianza).
E la sua decisione di partecipare al Convegno di Bologna ancora di più, perché propositivi e condivisi erano gli scopi. Una confluenza miracolosa dopo tanta solitudine….

Tutto ciò ci ha potuto cosi vedere insieme, anche sul piano simbolico, all’appuntamento di Bologna del 14-15 Dicembre e certamente proseguiremo insieme e insieme ad altre sulla strada di un femminismo ritrovato.
A Bologna, prima tappa del nuovo percorso per chiarezze progettuali, siamo partite su indagare la pratica di autocoscienza e sono stati evidenti:

– il bisogno di praticare l’autocoscienza, sia per chi non l’aveva mai fatto, sia per quelle che l’avevano abbandonata. Alcune la stavano già praticando nei loro gruppi…e nel nostro confrontarci di quei due giorni spesso veniva usata spontaneamente, ed è stata utile per superare alcune empasses e fraintendimenti di comunicazione che potevano generare conflitti:
un linguaggio comune aiuta!
– il desiderio di rapportarsi ai saperi (e poteri!) codificati del femminismo con maggior libertà e di non partire “solo” da questi per raggiungere una maggior consapevolezza di sé e costruzione di personali chiarezze.
– la domanda di alcune di praticarla “qui e ora” esplicitamente si è scontrata con alcune reticenze rispetto al mettersi in gioco con donne con cui
non esistesse una relazione già riconosciuta come di fiducia.
– la domanda per molte era anche: quali sono i modi, le regole, da dove si comincia… insomma { {{Come si fa autocoscienza}} }?
– Si è parlato anche delle difficoltà, rischi e trabocchetti che questa pratica può produrre e della sua relazione con la psicanalisi come suo sbocco “naturale”(Lonzi)… quando fosse davvero elaborata e gestita da donne fuori dalla istituzione patriarcale (Paola)
– Si è puntualizzato (io) che ogni simbolico si basa ed ha origine da dati di realtà, relazioni e materialità ben precise. Importante è avere altri sguardi, altre letture, che portino ad altre scelte concrete.

– {{ Le proposte:}}

Poiché abbiamo registrato tutto l’incontro, abbiamo deciso di renderne disponibile l’ascolto o la lettura per tutte: Luisa e Leda ci stanno lavorando e suggerivano di affidare a ciascuna la trascrizione dei propri interventi….

{{Dal gruppo “Memoria”}} di 7 donne di Verona (che non avevano potuto intervenire) abbiamo avuto l’invito a un nuovo incontro, questa volta a Verona
per gli inizi di primavera.
Altre che non hanno potuto esserci per questioni di lavoro, famigliari ecc, chiedono di essere messe al corrente e comunque di essere tenute presenti possibili ad altri appuntamenti.

{{Dal Gruppo autocoscienza on line}} (Paola Zaretti, Donatella Proietti ecc) la proposta, ora già in attuazione (Leda), di aprire un Blog aperto a tutte.
Il suo nome “Tabula Rasa e il femminismo ritrova la sua strada”.
{{
Il gruppo “bolognese” – ed io }} – (Luisa, Sandra ecc) propone e sta organizzandosi per cercare un luogo ameno e poco costoso per trascorrere insieme una decina di giorni agli inizi dell’estate per rendere e praticare l’autocoscienza come materia di vita quotidiana e sperimentare la nostra relazione.

ça va sans dire che per me sarebbe stupendo che ciascuna delle partecipanti spargesse a macchia d’olio il desiderio e la pratica dell’autocoscienza!