L’11 ottobre è stata celebrata la Giornata Internazionale delle bambine e delle ragazze, istituita con risoluzione ONU del 2011. Lo scopo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica innanzitutto sugli abusi e le violenze che, in varie parti del mondo, anche occidentale, subiscono donne in tenera età, a causa di una mentalità sessista e patriarcale che le reifica. Basti pensare ai matrimoni precoci di bambine con uomini attempati – paesi del medio Oriente – circa 33.000 al giorno, e a certa modalità di “comunicazione“ che dilaga nei paesi cosiddetti civili: quest’anno, nella Mostra del Cinema di Venezia ha fatto pessima mostra di sé la foto di una bambina, in mutandine, fotografata di spalle, il corpo ruotato di tre quarti così da evidenziarne il sederino, in una stanza piena di uccelli (foto stigmatizzata dal sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, il quale ha parlato di “venir meno al buonsenso”). E che dire della nota casa di automobili che per una reclame ha utilizzato la foto di una bambina che, adagiata sull’auto, mangia una banana …? (foto poi ritirata a seguito delle proteste).

Analogo “stile” pubblicitario è stato utilizzato anche dai cinesi per il manifesto della mostra delle auto di Whuan.

Da certe “prodezze” non si chiama fuori nemmeno certo mondo dell’arte, vera o presunta: in questi giorni, nelle strade di Cremona, sono apparsi cartelloni che recano foto di bambine tra le cui gambe aperte entrano trenini giocattolo e il naso di Pinocchio, bambine che abbracciano e baciano pesci, che tengono stretto sul petto un rettile, che sgozzano un coniglio….. Si tratterebbe di una mostra “d’arte”.

E che dire di come le bambine vengono usate/abusate in certe sfilate di moda, dove, truccate all’inverosimile, e fatte atteggiare a vamp, diventano angosciante merce di un mercato ignobile …. ?

È superfluo tornare su certe lobbies di pedofili presenti in vari paesi dell’Europa e del mondo, Italia inclusa. Storia vecchia. Già venti anni fa il procuratore di Torre Annunziata Alfredo Ormanni, titolare dell’inchiesta sulla pornopedofilia on line, ha fatto dichiarazioni molto inquietanti: “In Italia esiste una vera e propria lobby pedofila che potrebbe anche essere sostenuta a livello politico, questo non è un mistero, Non si spiegherebbe altrimenti l’ atteggiamento lassista da parte delle istituzioni di fronte a un problema così delicato” (fonte: la Repubblica.it – 30 ottobre 2000). E recentemente, il 6.6.2020, in un’intervista alla Nuova BQ, don Fortunato Di Noto, il prete di Avola che vive sotto scorta, ha fatto riferimento a una «pedofilia culturale» che spinge per la «normalizzazione del crimine». Sulla stessa testata, stessa data, si leggono i dati relativi alle denunce del Report annuale su Pedofilia e Pedopornografia curato dall’associazione Meter: sono incriminate 323 chat, 8.489 link, 992.300 video, e oltre sette milioni di foto pedopornografiche.

Nel dilagare di questo fenomeno orrido e disumano, quest’anno Unicef vara l’iniziativa Education for Equality “con lo specifico intento di promuovere una cultura tesa a superare gli stereotipi di genere attraverso lo sviluppo di strumenti e metodi che coinvolgano il sistema educativo ma anche le famiglie”. L’aspetto educativo è sicuramente da non trascurare, anzi; ma dovrebbe essere accompagnato da un progetto più forte, che affronti la questione in termini meno mediati, più incisivi. E dunque, che impatto avrà questo progetto, peraltro copia carbone di altri, su una problematica che alimenta fiumi di violenza carsica e a tratti esplode col furore distruttivo di un’eruzione vulcanica?