Riproduzione artistica eseguita da Paola Borri di una delle piastrelle del grottini Chini delle terme vecchie di Porretta. Tecnica mista e fo- glia di ottonella su cartone.

La fonte d’ispirazione principe del Liberty è sicuramente la natura, soprattutto gli elementi vegetali come fiori e foglie. Dal lato antropologico è la figura femminile a dominare questo stile, come espressione di grazia e leggerezza. Le linee del Liberty sono mosse, sinuose ed avvolgenti. La curva piega e trasforma tutti gli oggetti che tocca. Non è la prima volta, nel corso della storia, in cui nell’arte a farla da protagonista è la linea ondulata, basti pensare all’Arte Barocca. Gli artisti dello Stile Liberty si ispirano al passato, ma con una differenza: nell’Art Nouveau protagonista è piuttosto un insieme di linee che, come le tracce lasciate da una frusta che si libra nell’aria, sono generate da uno stesso impulso ma poi si dipanano in autonomia. (G. Massobrio, P. Portoghesi, Album del Liberty, ed. Laterza, Bari, 1975, pagg. 31-32. )

La passione per questa corrente artistica, mi ha spinta a cercare tracce di Liberty nella località in cui vivo, Porretta. Da questo esercizio è nata una ricerca sfociata nella conferenza dedicata allo Stile Liberty tenutasi alla Rocchetta Mattei il 9 aprile 2016.

Non c’è da stupirsi che anche in un piccolo paese come Porretta Terme si possano trovare i segni dell’Art Nouveau, anche se principalmente come una tarda eco di questa corrente. Lo Stile Liberty ebbe nell’arte un’enorme influenza.

Nato infatti nelle capitali europee, si diffuse in tutta l’Europa spingendosi pure Oltreoceano, negli Stati Uniti, arrivando ad influenzare anche i centri urbani minori.

Per scoprire alcune tracce del Liberty a Porretta occorre attraversare via Mazzini, la via principale, con il naso all’insù, come farebbe un turista straniero curioso a cui tutto appare nuovo. Scopriamo così che l’Art Nouveau ha avuto il suo influsso sulle facciate degli edifici porrettani.

Colpisce per la sua grandiosità l’edificio antistante all’Hotel Helvetia, elegante e sobrio nella struttura, ma ricercato nelle decorazioni a rilievo, che però, per coerenza, mantengono il colore neutro.  Esso trae ispirazione da elementi vegetali, come le rose, che sono semplificate con profili dalle curve più dolci di quelle reali. Le rose del nostro palazzo ricordano quelle utilizzate spesso dall’architetto e designer scozzese Carlie Rennie Mackintosh per abbellire le sue creazioni. Sotto il cornicione dell’edificio, in alto, si ripetono le sagome a bassorilievo di un uomo e una donna che si contemplano a vicenda su uno sfondo ricco di rami, foglie e di nuovo rose, tutti rigorosamente stilizzati in un’apoteosi di linee curve. Chi scrive ha aperto il suo blocco schizzi per riprodurre le decorazione dell’hotel Helvetia e risalire agli elementi naturali da cui queste decorazioni furono tratte. (Ndr. le tavole realizzate da Borri sono ora esposte al Castello Manservisi da oggi -30 giugno- fino al 23  luglio 2017)

Per chi ha vista acuta, non sarà difficile notare, sempre lungo via Mazzini o in Piazza della Libertà, le molte ringhiere o i sopraporta in ferro battuto con decorazioni floreali. Troviamo ancora il fiore della rosa, ma spesso fanno capolino anche le foglie di quercia – chiaro richiamo alla vegetazione locale – che si avvolgono su se stesse in dolci curve.

 

Giunti nella parte “alta” di via Mazzini, spicca tra le case con le quali condivide i muri, un’abitazione caratterizzata da un forte bugnato al piano terreno, e un’unica fila verticale di finestre. Queste finestre sono strette e lunghe con arco a tutto sesto, accoppiate come antiche bifore e racchiuse in un neogotico arco a sesto acuto.

Sopra la porta, all’interno di un arco della medesima forma è riportata in rilievo la data di esecuzione, 1925.

Vicino al vecchio Ospedale Costa di Porretta si può notare il vecchio hotel termale Salus. Al piano superiore dell’albergo emerge un’elegante struttura di colore arancio acceso dove le finestre ad arco si al- ternano a quelle rettangolari e dove dettagli architettonici e modanature sono ricercati.

 

 

Gli archi a tutto sesto delle finestre e la balconata che curva dolcemente attorno all’edificio, composta da colonnine a base ottagonale e capitelli con foglie stilizzate a rilievo, richiamano la sinuosità della linea tanto cara allo stile Liberty. Ma è soprattutto il fregio dipinto sull’ultimo ordine di finestre ad attirare l’attenzione: simboli araldici, vasi e volute si rifanno a schemi più classici; i colori del fregio dovevano ori- ginariamente essere molto accesi: sfondo blu e decorazioni dorate, con contorno rosso che segue il profilo delle finestre.

Porretta Terme, particolare di un portone con la data 1925.

Un fregio simile si può osservare a Villa Gioia, che domina Porretta dalla collinetta che si affaccia alla stazione ferroviaria. Lo sfondo del fregio è ora rosso scuro, su cui emergono nei toni del grigio le decora- zioni con fiori, ghirlande e cornucopie, simbolo dell’abbondanza. L’intero apparato decorativo dell’archi- tettura della villa ha carattere più conforme all’Art Deco, evoluzione stilistica dell’Art Nuoveau, con linee più geometriche e discrete: troviamo tratti ondulati ed ellissi in rilievo nei riquadri rettangolari, sopra le finestre e nel parapetto della scalinata d’ingresso. Molto evocative sono anche le serie di volute che coro- nano il balcone ricordando tanto le chiocciole.

 

Non mancano elementi d’ispirazione più classica, come le colonne che sorreggono i balconi davanti ai portoni d’ingresso e le paraste che separano le coppie di finestre, al centro della facciata principale dell’edificio: i capitelli si ispirano allo stile ionico dove le linee si arricciano in grandi volute.

L’ideatore di questa villa, l’ingegnere Umberto Battelli, ne realizzò una simile a Badi, la casa di Giuseppe Nerattini, nome riportato sui pilastri del cancello d’ingresso. Qui il fregio ha la stessa impostazione, ma le ghirlande di foglie e bacche, i nastri e i bottoni raffigurati, ritrovano la libertà di molti e vivaci colori: verde, rosso, celeste su fondo rosso mattone, incorniciati da volute dipinte a trompe l’oeil.    Non terminano certo qui i richiami allo Stile Floreale che si possono rinvenire a Porretta e dintorni. La speranza è che anche ai lettori sia venuta voglia di scovarne altri, magari passeggiando per il paese.

E’ giunto il momento di concentrarsi su quello che rappresenta a Porretta il più grande emblema dell’Art Nouveau. Un piccolo “scrigno del Liberty” oggi purtroppo nascosto dietro ad alcuni edifici pres- soché abbandonati: le terme vecchie, situate nella parte alta del centro antico di Porretta, e per questo chiamate Terme Alte. Un tempo luogo di ritrovo, cura e lavoro per la cittadina, oggi colpiscono per il degrado e l’abbandono. L’entrata del Grottino, con la scritta “Sala Bibita”, dove per molti anni si sono distribuite le acque termali non è oggi neppure visibile, nascosta dietro le sbarre del cancello.

Ma facciamo un passo indietro, per capire meglio di cosa stiamo parlando. Molte delle località balneari fra Emilia e Toscana, tra fine Ottocento e inizio Novecento, furono abbellite con gli splendidi rivestimenti realizzati all’interno della Manifattura toscana cui faceva capo la famiglia Chini. Anche Porretta è tra que- ste, e pur non potendo vantare la decorazione di un’intero stabilimento come quello delle terme Berzieri a Salsomaggiore, la piccola Sala Bibita di Porretta è davvero un capolavoro di Art Nouveau. Galileo Chini è stato uno degli artisti poliedrici più famosi all’interno del panorama del Liberty italiano; nella manifattura Fornaci San Lorenzo portò avanti, assieme al cugino Chino e ad altri collaboratori, un’impresa che riuscì a dare vita a molti oggetti, come vasi e rivestimenti, non solo in ceramica, ma anche vetrate e infiniti materiali.

Chi è entrato nella Sala Bibita di Porretta può ricordare le due piastrelle situate sugli stipiti della porta d’entrata, sulle quali è dipinto a mano il marchio della manifattura Fornaci San Lorenzo. Grazie all’archivista Elena Gonnelli, che ha rinvenuto all’interno dell’archivio della manifattura il disegno del Grottino firmato da Galileo Chini, con tanto di appunti tecnici, si è riusciti ad attestarne univocamente la provenienza.

All’interno della Sala Bibita è stata ricreata una piccola grotta, da cui il nome “Grottino del Chini”. La volta a botte in mattoni che incornicia la sala è infatti stata rivestita per imitare una grotta con stalattiti che si protendono dall’alto nel vuoto e lungo il rivestimento delle pareti.

Per ricoprire le pareti della saletta, nella manifattura vennero realizzate alcune migliaia di piastrelle in ceramica dipinta e decorata a lustro con successive cotture. Le piastrelle hanno lati di misura variabile tra i cinque e i venti centimetri e hanno forma quadrata, rettangolare e circolare. Il risultato finale doveva permettere davvero una visione onirica, se ancora oggi appare così spettacolare! Dai rossi mattone ai verdi opalescenti che sfumano fino al blu, rombi argentei e spirali dorate, con i rilievi e le geometrie, file ininterrotte di decori geometrici e a rilievo, ed effetti “scozzesi” multicolori, per ricoprire anche le due sedute laterali ove i pazienti potevano accomodarsi per sorseggiare la benefica acqua.  Di fronte all’entrata, dietro i segni del degrado e dell’abbandono si può ancora intravedere chiaramente  un grande albero, un albero fantastico perché la sua chioma in realtà è una nuvola bianca, che si staglia sul celeste del cielo dipinto a pennellate concentriche per imitarne le nubi. Nel tronco dell’albero le venature sono evocate da ovali concentrici, forse il dettaglio più realistico dell’intera decorazione. All’interno della nuvola-chioma invece, i fiori e le foglie dell’albero sono in realtà elementi geometrici: cerchi rosa e trian- goli verdi. Più a destra, fasci di linee ondulate verticali evocano lo scorrere dell’acqua come in una cascata, e si alternano a fiori colorati, anch’essi cerchi che assumono le tonalità gialle, ocra, cerulee, arancio sui quali con un pennellino sono stati disegnati i contorni dei petali concentrici. Questa non è una semplice deco- razione parietale, è un rivestimento costituito da migliaia di piastrelle. Ciò significa che ogni singola pia- strella è stata plasmata, decorata e cotta, anche più volte, e progettata singolarmente, ma allo stesso tempo tenendo conto del progetto generale, a dimostrazione di quanto sia importante il disegno preparatorio. Vieri Chini, discendente di Chino Chini, cugino di Galileo e direttore tecnico delle Fornaci san Lorenzo, ha mostrato al comitato SOS Terme Alte quanto sia lunga e complessa l’esecuzione manuale delle pia- strelle che tutt’oggi viene utilizzata all’interno della ditta erede della manifattura Chini… possiamo solo immaginare quanto tempo e impegno abbia richiesto un progetto di questo tipo!

Continuando il nostro viaggio onirico all’interno del Grottino, ammiriamo un cornicione aggettante costituito da tanti simpatici musetti di leoni, animali non certo scelti a caso, dato che il leone è il simbolo delle Terme di Porretta. Anche i nomi delle sorgenti termali che originariamente sgorgavano all’interno del Grottino, le fonti Leone e Donzelle, erano riportati con caratteristici tratti Art Nouveau; successiva- mente rovinati e in parte perduti, i nomi sono poi stati sostituiti da fredde targhette in plastica.

Non poteva infine mancare, all’interno dei medaglioni circolari sopra alle sedute, l’immagine di un quadrupede che si abbevera a un ruscello. L’animale pare essere una pecora, forse per le linee a spirale det- tate dall’Art Nouveau, che stavolta sono i riccioli del pelo dell’animale. Ogni porrettano sa però che non si tratta di una pecora, ma di un bue, in quanto proprio a un bue malato che si rinvigorì abbeverandosi alle acque di Porretta è attribuita, secondo la tradizione, la scoperta delle proprietà taumaturgiche di queste acque.

Il Grottino è sicuramente a Porretta l’opera più importante del periodo Liberty ed è un peccato non poter disporre della bellezza di questo capolavoro. Ci auguriamo che la presente esposizione permetta a chi non conosce il Grottino di scoprirlo e di innamorarsene. Per questo in mostra, oltre al bozzetto origi- nale della Sala Bibita, sono esposte anche alcune riproduzioni dipinte realizzate dalla sottoscritta, talvolta rivisitate in chiave moderna, che possono fornire soltanto un’idea di quella che è l’originale. Una piastrella, con le scritte STP (acronimo di “Società delle Terme di Porretta”) rivisitata con colori e forme nuovi vuole auspicare un futuro fruttuoso per le Terme Alte di Porretta e perché no, anche del nostro Grottino.

NOTA DI REDAZIONE  — Oggi 30 giugno 2017 al Castello Manservisi di Porreta  nel Comune Alto Reno Terme (Bologna) Paola Borri presenterà alle ore 19  il suo lavoro di restauratrice e decoratrice mostrando una serie di sue tavole che reinterpretano alcuni elementi floreali dell’Art Nouveau. Un periodo della storia dell’arte seguito in modo particolare da Paola Borri.