La resistenza al cambiamento si è mostrata da subito. Una resistenza inutile e dannosa, che non ci sorprende. I partiti per quanto lontani dal potere, non possono per incanto aver perso il vizio della spartizione, ed abbiamo visto il solito protocollo degli impegni presi ad alta voce e disattesi nel compiere i primi gesti di governo.Non tutta la responsabilità pesa su di loro, sui partiti, il cambiamento non può partire da loro: ne sono strutturalmente incapaci.
_ Ma una parte, quella che li riguarda, continuano a trascurarla colpevolmente, fingendo di essere amministrativamente diversi a Napoli da quello che sono politicamente a Roma. Poche facce nuove vediamo e pochi metodi nuovi, soprattutto poche donne.

Va fatta una legge elettorale, perché oggi abbiamo ancora quella della delle nomine. Va fatta, conseguentemente anche una legge per le amministrazioni.

Questo è compito del Parlamento, nel quale sono presenti gli stessi partiti che si impongono nelle amministrazioni locali.
L’Unione Donne Italiane di Napoli ha stilato un comunicato (dal quale ho tratto il passaggio) sulla formazione della Giunta del neo sindaco dell’Italia dei Valori: il vice sindaco è un uomo, in giunta solo 4 donne!
La resistenza al cambiamento….Sì, però.

A Milano il sindaco Pisapia, mantenendo peraltro un impegno assunto in campagna elettorale, ha nominato una vice sindaco donna e metà assessori.
_ Non sono stati da meno i i neo sindaci di Trieste, Bologna, Torino.
Il cambiamento è iniziato, si può fare.

Perché a Napoli no?
_ Eppure sappiamo quante donne, non soltanto dell’UDI hanno dimostrato capacità di denuncia, mobilitazione e infinite competenze.
In Italia circola, dal Nord al Sud un modo di dire e pensare che ha assunto la validità di uno stereotipo: certo ci vogliono anche le donne nelle amministrazioni, in Parlamento … purchè siano valide!. La stessa perentoria affermazione non si fa certo per gli uomini. L’essere maschio abilita comunque ad assumere ruoli di potere.

Ci vogliamo fare una riflessione?