La giovane artista Pippa Bacca e l’amica Silvia Moro avevano iniziato lo scorso 8 marzo la performance Spose in Viaggio – Brides on Tour. Voleva essere un forte “gesto di pace” per dimostrare che si potevano attraversare ben 11 Paesi considerati “pericolosi” contando sull’umanità dei loro abitanti.A Istanbul si erano separate per seguire percorsi diversi, ma dal 31 marzo di lei non si avevano più notizie. Si sapeva che era intenzionata a raggiungere Gerusalemme. Un appello era stato lanciato anche dalla madre attraverso il Tg1 mentre la sorella e il fidanzato, recatisi nel frattempo in Turchia, avrebbero avuto la segnalazione della sua presenza da un benzinaio. Purtroppo quel “gesto di pace” si è infranto alla periferia di Istanbul per mano di un balordo. Pippa Bacca è stata uccisa il 12 aprile 2008.

La notizia mi è arrivata tramite una mail dell’artista e giornalista Roberto Cascone con la seguente testimonianza: “Le dovevo intervistare prima della partenza, ma avevamo rimandato per avere tutto il materiale del viaggio. Le avevo sconsigliate, però, era molto pericoloso viaggiare in autostop vestite da sposa, sole (è pericoloso anche qui da noi, ovvio…). La risposta era quasi di un rassegnato entusiasmo, con un pizzico di fatalismo, quasi che, come ogni lavoro artistico, “si dovesse fare perché si poteva, perché andava fatto”. Ora che Pippa è morta ammazzata e che non restano che i ricordi, le foto di quella gioiosa e intensa mattina di partenze, l’8 marzo, come se fosse andata al macello serena e innocente, di bianco vestita, non resta che pensarla un’ultima volta, felice come solo lei poteva essere”.

Giuseppina Pasqualino di Marineo, in arte Pippa Bacca, nipote dell’artista Piero Manzoni, era un’anticonformista con lo spirito dell’avventura e la mitologia del viaggio che, da Ulisse all’on the road, al nomadismo, l’aveva sempre affascinata con tutto ciò che questo comportava. E proprio questa apertura al mondo e la fiducia nel prossimo hanno tradito Giuseppina, che era un’autentica viaggiatrice. Ricordo – per inciso – che in una serie di lavori recenti “Mutazioni chirurgiche – più oltre” del 2004, Bacca aveva fotografato le persone che le avevano dato un passaggio in autostop, poi aveva ritagliato le fotografie in modo da “mutare chirurgicamente” l’immagine di un mezzo di trasporto, terrestre, marino o aereo.

Grazie alla sua esperienza di autostoppista, quando Pippa Bacca era partita lo scorso 8 marzo insieme all’amica Silvia Moro, nessuno si era preoccupato. Il progetto era di attraversare 11 Paesi che avevano subito la guerra o che ancora la vivevano, con l’obiettivo di lanciare una messaggio di pace, di speranza e di fiducia. Di apertura. E l’abito da sposa veniva arricchito da “medaglioni” e “affissioni” ricamate dalle donne che incontrava per strada. Voleva arrivare in Israele e in Palestina.

La madre, Elena Manzoni, sorella di Piero Manzoni, il famoso artista milanese, ha sperato fino all’ultimo che si trattasse di un rapimento politico o di un sequestro di persona al quale avrebbe fatto seguito la richiesta di un riscatto. Purtroppo la notizia di questa notte è stata drammatica: il corpo di sua figlia, senza vestiti e per metà ricoperto di terra, è stato ritrovato dalla polizia turca a una cinquantina di chilometri da Istanbul. Non lontano, da dove era stata vista l’ultima volta, mentre faceva l’autostop. Un uomo di 38 anni è in stato di fermo e avrebbe già confessato l’omicidio. Elena Manzoni pensa di realizzare comunque il sogno di sua figlia. «Pippa stava sistemando un seminterrato a Milano per realizzare i suoi progetti artistici… E adesso pensiamo di concludere noi i lavori. E proprio lì potremmo anche tenere la mostra, come lei aveva in mente, con il vestito da sposa sgualcito da migliaia di chilometri che indossava e che rappresenta il simbolo della sua performance artistica, e con le foto del viaggio».

Pippa Bacca l’avevo conosciuta a Firenze nel 2002 per la sua mostra “La luna nel pozzo” alla Galleria Fondo Perduto: il tema della femminilità era stato considerato in una ulteriore chiave di lettura ripercorrendo in quattordici opere le fasi lunari, da nuova a piena. Mi piaceva anche quel suo elaborare lavori giocati sull’ambiguità, sulla con-fusione di realtà e apparenza: come le “foglie ritagliate” da foglie reali in modo che il risultato fosse la forma di una foglia di un’altra pianta. Avvertivo nella sua ricerca un forte valore poetico e insieme ironico. Un’artista da tenere d’occhio…

Nella rabbia e nella commozione di oggi mi viene in mente un aggettivo per ricordarla: limpida.

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