Si è svolta il 14 novembre la Conferenza stampa per il lancio del rapporto sullo Stato della popolazione nel mondo 2012 dell’UNFPA, Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, dal titolo “Per scelta, non per caso: pianificazione familiare, diritti umani e sviluppo”.In contemporanea mondiale, in Italia la conferenza è stata ospitata dalla Sala Stampa Estera di Roma. Il rapporto in lingua italiana e l’evento sono stati curati da AIDOS, Associazione italiana donne per lo sviluppo, la ong che da anni collabora con l’UNFPA per il lancio e la diffusione del rapporto.

Se lo scorso anno tema centrale era il raggiungimento dei 7 miliardi di abitanti sul pianeta, quest’anno il rapporto si concentra sulla pianificazione familiare volontaria come diritto umano.

Il Programma d’azione della Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo del 1994 definisce la salute sessuale è riproduttiva come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale… su tutti gli aspetti relativi all’apparato riproduttivo, ai suoi processi e alle sue funzioni. La salute riproduttiva implica che le persone abbiano una vita sessuale soddisfacente e sicura, che abbiano la possibilità di procreare e la libertà di decidere se, quando e quanto spesso farlo.”

Su questo e sul ruolo delle donne nei paesi in via di sviluppo si sono concentrati gli interventi dei relatori presenti al tavolo: Daniela Colombo Presidente di AIDOS, Giulia Vallese Responsabile risorse e finanziamenti dell’UNFPA, Staffan De Mistura Sottosegretario agli Affari Esteri e Silvana Salvini Professore ordinario di Demografia, Università di Firenze.

È proprio quest’ultima ad aprire il convegno concentrandosi sulla disuguaglianza di genere e sull’importanza del ruolo maschile nella pianificazione familiare. “La disuguaglianza di genere può provocare comportamenti a rischio per la salute sessuale e riproduttiva degli uomini e delle donne. La contraccezione è ancora delegata alle donne, mentre sarebbe fondamentale il coinvolgimento degli uomini in ogni decisione legata alla famiglia e ai figli”.

“Se migliora la vita della donne migliora quella dell’intero paese di riferimento. Per questo bisogna parlare di ‘condizionalità’ riguardo la politica estera del nostro Paese”, dice il Sottosegretario agli Affari Esteri, Staffan De Mistura, “perché l’Italia è disponibile a continuare ad investire, nonostante le difficoltà economiche, sulle iniziative che concernono i diritti umani ma a patto che ci sia un miglioramento effettivo della condizione delle donne”.

Ed è quanto sottolinea Giulia Vallese, Responsabile risorse e finanziamenti dell’Unfpa, spiegando come un miglioramento della salute riproduttiva ha un effetto positivo sulla salute in generale, sull’istruzione e di conseguenza genera sviluppo economico. “L’accesso alla pianificazione familiare, inoltre, riduce le gravidanze indesiderate, può portare ad un intervallo ottimale tra le nascite, fatto che a sua volta migliora la salute materna facendo diminuire i rischi di esaurimento fisico, nonché quelli legati a parti prematuri e altre complicanze. Il rapporto dimostra che l’incapacità di poter decidere se e quando avere figli e quanto numerosa debba essere la propria famiglia dipende – e allo stesso tempo rafforza – l’ingiustizia sociale e la mancanza di libertà”.

Il rapporto inoltre dimostra come il livello di scolarizzazione sia associato a numero di figli, uso di contraccettivi e fecondità. Altro fattore determinante è il reddito: un’adolescente ha maggiori possibilità di diventare madre se è povera, poco istruita e proveniente da una zona rurale, come dimostra uno studio su 24 paesi dell’Africa sub-sahariana.

“L’innovazione è nell’adottare un approccio integrato che riunisca le iniziative in materia di popolazione, istruzione, salute, ambiente e riduzione della povertà, attraverso una visione dello sviluppo centrata sui diritti umani delle persone: uomini, donne, giovani, diversamente abili, anziani, migranti, rifugiati, minoranze etniche, lavoratori e lavoratrici del sesso…” sottolinea Daniela Colombo, Presidente di AIDOS.

Un approccio nuovo, dunque, basato sui diritti e sui bisogni, sulle aspirazioni e condizioni di ogni individuo.