Un report delle Nazioni Unite conferma che milioni di donne e ragazze afghane continuano a subire sofferenze, umiliazioni ed emarginazione a causa delle visioni discriminatorie sul ruolo e la posizione delle donne, e sottolinea il ruolo fondamentale dei capi religiosi e degli anziani delle comunità in questa oppressione.Il report di 76 pagine, basato su ricerche e interviste effettuate in quasi tutte le 34 province afghane a donne, uomini, autorità governative, capi religiosi e comunità, intitolato “[Pericolose pratiche tradizionali e applicazione della legge sull’eliminazione della violenza contro le donne in Afghanistan->http://unama.unmissions.org/Portals/UNAMA/Publication/HTP%20REPORT_ENG.pdf]” [in inglese] conferma, se ce ne fosse bisogno, che per milioni di donne e ragazze afghane sofferenze, umiliazioni ed emarginazione non sono affatto cessate.

Molti uomini e donne intervistati pensano che l’unico modo per porre fine a queste pratiche devastanti sia dare ai capi religiosi un’educazione appropriata in merito ai diritti delle donne, poiché la loro voce è molto influente e può convincere le comunità locali che queste pratiche non solo danneggiano e degradano le donne, ma in molti casi non sono nemmeno conformi alla legge islamica.

Inoltre, queste pratiche sono radicate nell’incapacità del governo di proteggere i diritti delle donne, aggiunge il report, e richiede una veloce applicazione della legge del 2009 sull’eliminazione della violenza contro le donne (EVAW), che criminalizza pratiche come l’acquisto e la vendita di donne per matrimoni e l’offerta di ragazze quale soluzione a dispute e litigi.

Inoltre, UNAMA ha riscontrato che alcune autorità afghane responsabili dell’applicazione delle leggi non sanno nemmeno dell’esistenza della legge EVAW, mentre molte altre sono incapaci o non disponibili ad applicarla, motivo principale per cui tali pratiche persistono. Molti afghani intervistati hanno affermato che sia la polizia che il sistema giudiziario spesso non applicano le leggi che sostengono i diritti delle donne, ma al contrario perseguono donne accusate di aver trasgredito a regole e norme sociali, evitando di agire quando vengono invece riportati loro casi di violenza o di matrimoni di bambine, affermando che si tratta di “affari privati”.

Questo si evidenzia dal grande numero di donne imprigionate per “crimini morali”. Infatti, quando le circostanze sociali e culturali non permettono alle donne e alle ragazze di opporsi a queste pratiche assurde o di fuggire alla violenza, a volte esse scappano da casa.
_ Nonostante la fuga non sia considerata un crimine, le autorità preposte all’applicazione delle leggi spesso arrestano, imprigionano o perseguono le donne fuggite, accusandole di essere intenzionate a commettere “zina” (rapporti sessuali al di fuori del matrimonio).

Il report chiede al governo e al presidente Karzai di applicare appieno la legge EVAW e di emettere immediatamente un decreto che liberi le ragazze e le donne imprigionate perché fuggite da casa, oltre a solelcitare i capi religiosi, insieme ai ministeri degli affari religiosi e degli affari femminili a sviluppare programmi di training e presa di coscienza per mullah, imam e insegnanti religiosi in merito ai diritti delle donne, alla violenza contro le donne e alla legge EVAW, in modo che possano condannare queste pratiche, incompatibili anche con gli insegnamenti islamici.

– {{Fonte}}: osservatorioafghanistan.org