Il prossimo 4 aprile a Roma, in occasione della manifestazione nazionale promossa dalla Cgil per per una nuova politica economica e sociale da parte del Governoil Coordinamento Donne GCIL dà appuntamento alle 8.30 a P.za Esedra dietro lo striscione “Noi non abbiamo paura”.

Claudia Bella del Coordinamento donne Cgil Lazio e Roma ha lanciato l’invito alle donne di Roma e del Lazio ad una presenza significativa e visibile in uno dei cortei che il 4 aprile confluiranno al Circo Massimo per la manifestazione della Cgil.
_ Le abbiamo chiesto i motivi per cui le donne dovrebbero partecipare a questa manifestazione.

{{Perché organizzare uno spezzone di donne in una manifestazione generale?}}

E’ importante, in questa fase così complicata, dare visibilità alle donne, perchè sono tra i soggetti più colpiti: dalla crisi, ma anche – e soprattutto!!- dalle politiche misogine del Governo Berlusconi.
_ Questo è anche il motivo per cui nel mese di marzo il coordinamento donne Cgil Roma e Lazio ha promosso una calendario ricchissimo di iniziative, praticamente in ogni territorio ed in ogni categoria, inserendolo nel percorso generale di preparazione alla manifestazione. _ Poi, sabato ogni donna sceglierà se partecipare alla manifestazione insieme alla propria categoria , o camera del lavoro, o con il coordinamento..ma l’importante è esserci, speriamo numerosissime!!!

{{In che modo la crisi colpisce di più le donne?}}

In tantissimi modi. I periodi di crisi economica accentuano le disuguaglianze e perciò il gap tra occupazione maschile e famminile che già è nel nostro Paese particolarmente elevato (siamo penultimi in Europa, ultima è Malta) rischia di aumentare ulteriormente.
_ L’occupazione femminile ha spesso caratteristiche di precarietà – contratti a tempo determinato, collaborazioni a progetto, part time – e sappiamo bene che per “licenziare” una precaria non servono procedure, basta aspettare la scadenza.
_ La crisi colpisce con particolare durezza settori a prevalenza di lavoro femminile e con minori tutele (cassa integrazione, ecc..) rispetto ad altri, quali il commercio, i servizi, il mondo degli appalti e subappalti.
_ D’altra parte è evidente la forte presenza di donne, tra le “nuove povertà” in continua crescita: donne anziane sole, famiglie monoparentali in cui il capofamiglia è donna, lavoratrici il cui reddito è insufficiente a garantire un tenore di vita dignitoso.

{{Ed il Governo Berlusconi cosa fa per le donne?}}

Sarebbe meglio dire cosa fa contro le donne. Non solo non attua quelle politiche economiche anticicliche necessarie a sostenere l’occupazione e rilanciare l’economia, ma addirittura contribuisce a creare disoccupazione, femminile in particolare. Infatti moltissime sono le donne tra i precari della Pubblica Amministrazione che resteranno a casa tra pochi mesi.
_ Le decine di migliaia di posti di lavoro tagliati nella Scuola colpiscono le donne due volte.
_ La prima perchè si tratta in massima parte di lavoro femminile e la seconda in quanto si mette in discussione il tempo pieno, cioè uno dei pochi supporti che le donne hanno per conciliare lavoro e maternità.
_ D’altra parte cosa aspettarsi da un governo che, come primo atto, ha abrogato la legge sulle dimissioni in bianco, che impediva questa vergognosa pratica tuttora molto diffusa?
_ Ma c’e’ dell’altro.
_ Si usa la crisi come alibi, per smantellare lo Stato Sociale, da un lato, ed i diritti e le tutele del lavoro dall’altro, cercando così di affermare un nuovo modello sociale. Certo non favorevole alle donne!

{{Quali sono i rischi del superamento della contrattazione nazionale a
favore di quella decentrata, soprattutto per le donne?}}

Sappiamo bene che c’e’ un differenziale tra le retribuzioni maschili e femminili, perchè le donne hanno percorsi di carriera più lenti e difficili, ma anche perchè sono penalizzate dai sistemi incentivanti delle aziende, dagli straordinari, ecc..uno spostamento del baricentro della contrattazione verso quella aziendale non potrà che aumentare queste diseguaglianze.
_ Particolarmente pericoloso è poi il meccanismo delle “deroghe” che consente alla contrattazione decentrata di derogare, anche in peggio, alle norme del contratto nazionale. In un periodo di difficoltà economiche e di crisi aziendali come l’attuale possiamo ben immaginare come questa “possibilità” verrà abbondantemente utilizzata, sacrificando i diritti acquisiti negli anni, in cambio del mantenimento del posto di lavoro o di qualche spicciolo in più.
_ E le tutele delle donne rischiano di essere la “merce di scambio” ideale.

{{Quali politiche chiede la CGIL a sostegno dello sviluppo dell’economia
e dell’occupazione femminile?}}

La Cgil chiede politiche per rilanciare l’economia, sostenendo quei settori e quelle aziende che fanno innovazione e garantiscono la buona occupazione, investimenti sulle fonti di energia rinnovabili e nel contempo un sostegno reale al reddito di lavoratori e lavoratrici, pensionati e pensionate, aumentando le detrazioni per il lavoro dipendente, restituendo il fiscal drag, prevedendo un sistema di ammortizzatori sociali universali per tutelare tutti, anche i/le precarie.
_ E’ necessario costruire un nuovo modello di sviluppo, basato non più sulla speculazione ed il liberismo, ma sul lavoro e sui diritti. Il lavoro delle donne è fondamentale per costruire la ripresa, ma per tutelare ed accrescere l’occupazione femminile dobbiamo difendere e migliorare il Welfare.
_ Dobbiamo difendere lo Stato SOciale dagli attaccchi del governo che cerca di smantellare e privatizzare sanità, scuola, assistenza, ma anche adeguarlo ai bisogni della nostra società.
_ Dobbiamo costruire un nuovo welfare che sappia essere un motore di sviluppo economico e, nel contempo, offra alle donne un supporto reale rispetto al lavoro di cura verso gli anziani, i bambini, i non autosufficienti.

{{A che punto stiamo con l’idea del pensionamento delle donne a 65 anni? Davvero non ci sono alternative per adeguarci alle [direttive europee->https://www.womenews.net/spip3/spip.php?mot279]? non potrebbero invece abbassare l’età dei
maschi visto che l[‘Inps dichiara un bilancio fortemente in attivo->http://www.asca.it/news-INPS__2008_SALDO_ATTIVO_11_MLD__SPESA_PENSIONI_166_MLD-816201-ORA-.html]?}}

Le alternative ci sono eccome.
_ Si utilizza strumentalmente la comunità europea per cercare di raggranellare qualche soldo ed offrire ai mercati finanziari un segnale di efficienza e contenimento della spesa…a scapito delle donne.
_ La normativa europea si basa sul principio di parità tra i sessi – ovviamente!- eventuali deroghe a questo principio e quindi normative di miglior favore (quale è quella che consente il pensionamento di vecchiaia a 60 anni per le donne) sono possibili, ma devono essere giustificate e periodicamente riviste e rimotivate.
_ Perciò l’Unione Europea non ci chiede di “alzare l’età pensionabile delle donne”, ma di giustificare la disparità.
_ E di “motivazioni” ce ne sono tante… dalla valorizzazione del lavoro di cura, alla diversità dei percorsi lavorativi e contributivi che ancor oggi penalizzano le donne.
_ Non c’e’ maggiore iniquità che trattare allo stesso modo situazioni diverse. In realtà l’Europa – e non da oggi – sollecita l’Italia a realizzare una parità sostanziale di trattamento tra uomini e donne, e non solo formale.
_ Ma per fare questo è necessario rimuovere quei fattori che ancora ostacolano la piena partecipazione delle donne al mondo del lavoro, alla vita politica e istituzionale, non certo cambiare l’età pensionabile.
_ In ogni caso, volendo “unificare”, si potrebbe ragionare di un meccanismo “flessibile”, uguale per donne e uomini, che consente, a partire da una certa età e da una certa anzianità contributiva, di scegliere se lavorare ancora per percepire una pensione più alta, oppure accedere al pensionamento.
_ Era, in qualche modo, il meccanismo già previsto per il sistema contributivo dalla vecchia riforma Dini, prima che venisse stravolto da Maroni.

– [Per saperne di più sulla piattaforma e sull’organizzazione del corteo->http://www.cgil.it/DettaglioDocumento.aspx?ID=11458]