E noi che pensavamo che solo l’Italia fosse un paese arretrato circa il sessismo e gli stereotipi di genere.Un cerchio di giovani donne i cui visi parlano delle tante e diverse
provenienze e colori, sedute in un prato all’ombra di un grande albero: al
centro la centenaria Rita Levi Montalcini. E’ a lei che le giovani fanno
brevi domande in inglese, a metà tra la storia personale e quella
dell’umanità, e la scienziata, bellissima e commovente, risponde. C’è uno
spot migliore di questo (prodotto dalla fondazione EBRI) per raccontare il
rapporto tra le donne, la scienza e il sapere, e per invogliare a
pretendere che i governi mettano al centro la priorità dello studio per la
metà del mondo che ancora è, in molti luoghi del pianeta, impossibilitata a
goderne?

In tante abbiamo postato nei nostri siti e facebook questo
documento, come inno non solo alla grande ricercatrice ma anche come
testimonianza di un modo diverso di guardare all’intelligenza, alla
giovinezza e alla bellezza femminile.

Difficile pensare ad una campagna
pubblicitaria migliore, ma all’Unione Europea (non ad una multinazionale
della moda patinata) devono aver pensato:” Ora lo facciamo noi uno spot
davvero che spacca”.

E quindi eccolo servito*: 50 secondi nei quali {{tre
modelle sfilano, con tacchi a spillo, rossetti e cipria, davanti ad un
giovane bellissimo in camice bianco (lui)}}, e ogni tanto, tra esplosioni di
fard e profumo, ecco apparire microscopi e provette.

Il logo finale, che ti
sorprende dopo questa frenesia di minigonne, movenze feline e sguardi
allusivi è :{{ scienze it’s a girl thing.}}

Bene, abbiamo capito che per la UE è importante che le giovani donne
possano scegliere le carriere scientifiche, ma la domanda è: come diavolo è
venuto in mente di pagare decine di migliaia di euro (perché questi sono i
costi minimi di una produzione video istituzionale, per difetto) per
lanciare {{una campagna così banale e infarcita dei peggiori stereotipi
sessisti}}?

La buona notizia è che il mondo delle ricercatrici e delle
scienziate non si è distratto, e ha protestato, a tal punto che per fortuna
lo spot è stato rimosso dalla home page della UE, e adesso ci sono, bontà
loro, interviste a scienziate.

A Genova, un anno fa, durante una
manifestazione di donne, campeggiava un cartello casalingo: “Più zucca,
meno patata”. E noi che pensavamo che solo l’Italia fosse un paese
arretrato circa il sessismo e gli stereotipi di genere.

*[http://video.repubblica.it/tecno-e-scienze/scienza-e-donne-rimosso-lo-spot-della-ue/99114/97496->http://video.repubblica.it/tecno-e-scienze/scienza-e-donne-rimosso-lo-spot-della-ue/99114/97496]