Noi, donne israeliane, palestinesi e internazionali dell’IWC (International Women’s Commission for a Just and Sustainable Palestinian-Israeli Peace), Commissione Internazionale di donne per una pace giusta e sostenibile in Israele e Palestina, siamo indignate dall’assedio israeliano all’intera popolazione di Gaza.
La decisione di tagliare i rifornimenti di cibo per il sostentamento vitale, di carburante, elettricità e delle scorte di medicine, nonché la scelta di terrorizzare i civili a scopi politici è totalmente sbagliata.

Simili atti costituiscono chiaramente {{una punizione collettiva}}, rappresentano {{un’evidente violazione della legge umanitaria internazionale}} e sono da considerarsi {{crimini di guerra}}.

L’IWC rileva con profonda preoccupazione che il peso del conflitto israelo-palestinese sta ricadendo interamente sulle spalle dei civili, che sono diventati il target principale dell’attuale escalation. L’assedio di Gaza, in aggiunta alle sistematiche azioni militari e uccisioni mirate che hanno portato a una grande perdita di vite innocenti, ha creato {{una situazione disumana e intollerabile a Gaza.}}

Deploriamo gli attacchi di razzi sui residenti di Sderot e dei suoi dintorni. Questo, comunque non può giustificare la condannabile politica israeliana, che ha reso{{ il milione e mezzo di abitanti indifesi di Gaza dei prigionieri}} che vivono in condizioni sub-umane e sono esposti agli attacchi altamente sofisticati dell’esercito israeliano.

{{Secondo la Quarta Convenzione di Ginevra}}, Israele come potenza occupante ha la piena responsabilità del benessere e della sicurezza umana della popolazione di Gaza, e deve risponderne davanti alla Comunità Internazionale.

Guardiamo inoltre con sgomento la ripetizione di uno ben noto disegno che vede un crescente gap tra la promessa della ripresa dei negoziati su tutti i temi rilevanti e ancora in essere, che dovrebbe portare alla fine dell’occupazione e all’istituzione di uno Stato palestinese sovrano affianco a quello di Israele sui confini del 4 giugno 1967, e la situazione effettiva, in costante peggioramento, che mina il compimento di questo obiettivo.

{{Il ricorso cinico e patriarcale alla forza militare}} fortifica l’estremismo e crea una dinamica di vendetta che compromette il nostro futuro.

{{Come donne}}, siamo convinte che c’è solo una soluzione politica per il nostro conflitto. Perciò rifiutiamo totalmente il pensiero sciovinista che cerca di attaccare e manipolare i civili per produrre cambiamenti.

{{L’IWC chiede che Israele}} riapra i confini di Gaza, assicuri la mobilità di persone e merci, e cessi immediatamente ogni azione militare contro la popolazione per permettere un contesto migliore per negoziati di pace inclusivi.

{{L’IWC si appella alla Comunità Internazionale}}, e in particolare alle Nazioni Unite, affinché eserciti la sua responsabilità per salvaguardare i diritti umani e la dignità umana e perché faccia tutto quanto in suo potere per assicurare la fine totale di tutti gli attacchi contro i civili. Chiediamo anche che la Comunità Internazionale intervenga immediatamente per assicurare il rispetto da parte di Israele di tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite relative al conflitto.

L’IWC reitera la sua convinzione che {{solo tramite negoziati inclusivi e significativi tra Israele e l’OLP}}, che pongano fine all’occupazione e mantengano l’integrità del Territorio Palestinese, si possa fermare questa follia e assicurare il futuro dei nostri popoli.

L’IWC- International Women’s Commission for a Just and Sustainable Palestinian-Israeli Peace è una coalizione di donne palestinesi, israeliane e internazionali, impegnata per la fine dell’occupazione e per raggiungere una soluzione giusta e durevole per il conflitto, basata sulla soluzione di due Stati sui confini del giugno 1967

Coordinatrice Internazionale IWC: iwc.int@iwc-peace.org, Telefax: +44-20-7839-365 9

{Traduzione italiana del testo diffusa dalla mailing-list Luciano Martocchia – Pescara}