A causa delle limitazioni anti-covid, si svolgeranno on line gran parte delle iniziative del “Giorno della Memoria”che cade nel giorno in cui, il 27 gennaio 1945, le truppe sovietiche abbatterono i cancelli di Auschwitz, diventato il tragico simbolo dei campi di concentrazione e di sterminio nei territori governati da Hitler e da Mussolini.

Milioni di persone di ogni età, estrazione e provenienza, soffrirono la persecuzione e lo sterminio, il genocidio, a causa della loro fede, religiosa e politica; della loro appartenenza etnica; del loro stato di salute fisico e mentale; del loro orientamento sessuale; della difesa delle persone e della libertà.  

Vittima fra le vittime fu l’infanzia, quella deportata e quella nata e subito soppressa nei lager (es. Ravensbruk), cui Joyce Lussu dedicò questa lirica per non dimenticare l’atrocità dell’olocausto:

C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
Schulze Monaco
c’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buchenwald
più in là c’è un mucchio di riccioli biondi
di ciocche nere e castane
a Buchenwald
servivano a far coperte per i soldati
non si sprecava nulla
e i bimbi li spogliavano e li radevano
prima di spingerli nelle camere a gas
c’è un paio di scarpette rosse
di scarpette rosse per la domenica
a Buchenwald
erano di un bimbo di tre anni
forse di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini
li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l’eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono
c’è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole

Joyce Lussu (Gioconda Beatrice Salvadori Paleotti, Firenze 1912 – Roma 1998), coniugata Belluigi e poi con uno dei triunviri del movimento di resistenza in esilio “Giustizia e Libertà” (dal 1929) fu poeta, scrittrice, traduttrice; partigiana decorata con la medaglia d’argento al valor militare.