Incontri pubblici, dibattiti e tante, tantissime firme: i NO alla proposta di legge Tarzia aumentano di giorno in giorno. La petizione con cui chiediamo il ritiro di questa proposta di legge regionale (denominata ‘Riforma e riqualificazione dei consultori familiari’) continua a raccogliere adesioni e consensi, intanto abbiamo deciso di consegnare le prime 50.000 firme alla Presidente della Regione Lazio Renata Polverini. A tale scopo abbiamo chiesto un incontro per:
_ spiegare nel dettaglio le ragioni del totale disaccordo sul testo (che, se approvato ed applicato, stravolgerebbe l’attuale organizzazione e funzionamento dei consultori);
_ chiedere perchè non sono stanziati fondi per raggiungere l’obiettivo di un consultorio ogni 20.000 abitante previsto per legge (ne mancano ancora 117!) e per migliorare la rete consultoriale esistente (strutture carenti e poco personale);
_ ribadire la necessità di mantenere intatto il carattere di struttura {{pubblica, laica e gratuita }} dei consultori.

{{L’ideologia che ispira la proposta di legge Tarzia}} nulla ha a che vedere con la pretesa di rinnovamento di un servizio che – nonostante negli anni non sia stato adeguatamente valorizzato né sostenuto sul piano economico e strutturale – è consolidato nella sua efficacia e si conferma ogni giorno quale presidio territoriale di insostituibile valore, pronto ad accogliere i bisogni essenziali delle donne, soprattutto di quelle socialmente più fragili.

L’impronta confessionale della proposta è inaccettabile perchè: impedisce alle donne di esercitare le loro scelte in modo autodeterminato, affida ad associazioni confessionali cattoliche un enorme potere di controllo sulla possibilità per le donne di scegliere liberamente e consapevolmente in materia di procreazione, istituisce un comitato bioetico con funzioni di controllo anche sul personale.

Altrettanto inaccettabile è l’obiettivo di privatizzare i consultori. Dietro lo slogan propagandistico della difesa della famiglia, infatti, si celano intenti affaristici e la volontà di rafforzare economicamente associazioni confessionali utilizzando i soldi dei contribuenti. {{Alla Presidente Polverini chiediamo un impegno chiaro }} affinché:

-i consultori rimangano strutture pubbliche e laiche, rivolte e aperte alle donne, libere da condizionamenti di qualunque natura;
-i consultori possano continuare ad offrire la prevenzione e promozione della salute necessarie soprattutto agli adolescenti, alle donne e alle coppie in età fertile, anche a quelle provenienti da altri paesi;
-continui ad essere garantita alle donne la piena autonomia di scelta in materia di salute e di riproduzione;
-la responsabilità politica e amministrativa di una pesante limitazione delle libertà conquistate dalle donne con anni di lotte non debba essere attribuita ad una donna alla guida della Regione Lazio;
-la proposta di legge Tarzia sia definitivamente ed immediatamente ritirata.

Le donne e le famiglie che vogliono {{liberamente procreare}} attendono risposte concrete:
_ {{lavoro dignitoso, servizi sociali adeguati, una politica della casa.}}

Respingono al mittente la proposta di legge Tarzia, che è esattamente il contrario.

– {{Ultim’ora }}

La Commissione Lavoro e politiche sociali, che voleva oggi chiudere le
audizioni sulla proposta di legge Tarzia e passarla quindi, con parere
positivo, al dibattito in Consiglio, ha interrotto i lavori per
ascoltare l’intervento, imprevisto, di una delegata dell’Assemblea
delle donne riunite dalle 15 di oggi in un sit-in di protesta presso
la sede del Consiglio regionale del Lazio.
_ La Commissione ha finora
ascoltato le istituzioni, gli enti locali e alcune categorie, per es.
l’associazione delle mogli dei medici, ma non ha ancora ascoltato il
parere della consulta dei consultori, delle organizzazioni sindacali e
soprattutto non ha ascoltato il parere delle numerose associazioni di
donne che ne hanno fatto regolare e tempestiva richiesta.
_ Ha
convocato, per fare un esempio, le associazioni pro-life, che dalla
riforma Tarzia avranno un cospicuo tornaconto economico, diretto o
indiretto, e non ha convocato le donne dei centri antiviolenza, né
tutte le associazioni di base che usufruiscono dei servizi
sociosanitari garantiti dai consultori pubblici. La decisione della
Commissione, alla ripresa dei lavori, è stata di andare avanti con
tutte le audizioni.
_ Oltre alle 50 già effettuate proseguirà quindi
con la convocazione delle 60 associazioni che non hanno finora
ottenuto udienza.

{L’assemblea permanente delle donne}