Pegah Emambakhsh è stata scarcerata nel tardo mattino dell’11
settembre dal Yarls Wood Detention Centre. Purtroppo però vi sono ancora alcuni passaggi giudiziari da superare, infatti la Corte d’Appello competente si occuperà del suo caso nei prossimi giorni e deciderà in via definitiva se accordarle l’asilo umanitario. Il
primo pensiero dell’iraniana, che ora {{non si trova più nella
condizione di immigrata clandestina, ma di profuga in attesa di
asilo}}, è andato agli amici che l’anno aiutata, strappandola per ben
tre volte dall’aereo della morte.
_ Il Gruppo Everyone, che si è
impegnato dall’Italia in una vasta campagna internazionale, ha
ricevuto per primo la notizia della scarcerazione, confermata oggi
via email dall’associazione “Friends of Pegah Campaign”.

“Sembrava
un’impresa disperata, senza nessuna possibilità di riuscita,” ha
commentato Roberto Malini (Gruppo EveryOne), “perché il destino di
Pegah era già stato deciso. Invece abbiamo lottato con tutte le
nostre forze per la sua vita, sollevando un grande movimento
popolare. Pegah è la nostra ‘Anne Frank’, una donna innocente, in
prigione senza nessuna colpa, destinata alla deportazione e alla
morte par lapidazione. Questa volta, però, ce l’abbiamo fatta. Non
hanno vinto i carnefici, ha vinto il diritto alla vita”.

Pegah è
libera, ma non è ancora fuori pericolo. Certo, stavolta la Corte
d’Appello valuterà il suo caso attentamente, non ci sarà la
superficialità colpevole che ha portato al primo verdetto, però
bisogna stare in guardia. “Sì, perché {{il caso di Pegah può essere la
prima pietra di un nuovo edificio giuridico}},” ha detto Matteo
Pegoraro, (Gruppo EveryOne), “un edificio in cui si celebrino
finalmente la giustizia e il rispetto ei Diritti Umani, non
violazioni, abusi e orrori.
_ Il governo britannico, di fatto, è a una
stretta e può imboccare la via della vera civiltà, che non può
prescindere dalla tutela dei deboli e dei perseguitati, o quella
della barbarie, dell’ingiustizia, della complicità in persecuzioni e
genocidi”.

“{{La pressione su Pegah deve necessariamente allentarsi}},” conclude
Dario Picciau (Gruppo EveryOne), “ma la battaglia per i diritti dei
profughi e dei perseguitati continua. Domani il Presidente del
Parlamento Europeo trasmetterà al Primo Ministro del Regno Unito
Gordon Brown la lettera già annunciata, in cui chiede con fermezza
asilo per Pegah e un maggior rispetto delle norme internazionali che
proteggono i rifugiati. Intanto noi del {{Gruppo EveryOne}} stiamo
preparando un {{documento che dimostra le violazioni che il Regno Unito ed altre nazioni democratiche commettono continuamente}} nei confronti degli immigrati provenienti da paesi in cui sono perseguitati, ma che solo di rado si vedono riconosciuto lo status di rifugiati. Il caso
Pegah deve esere il simbolo di un cambiamento che è assolutamente
necessario nel campo della tutela dei diritti dell’uomo”.

{{Per il Gruppo EveryOne}}: Roberto Malini, Matteo Pegoraro, Dario
Picciau, Ahmad Rafat, Steed gamero, Glenys Robinson, Fabio Patroneli,
Arsham Parsi, Salvatore Conte – email roberto.malini@annesdoor.com –
sito internet www.annesdoor.com – www.everyonegroup.com (presto online)