Venezia 13 gennaio. Dopo 20 anni, Un gruppo di giornaliste, poete, scrittrici, docenti richiamate da Antonella Barina, giornalista dell’Ansa, si sono ritrovate Al Caffé Quadri a Piazza San Marco per ricordare, con una conferenza stampa, quanto sia ancora importante l’uso non sessista della lingua. Ci siamo incontrate per ricordare quel Patto, nato il 13 gennaio del 1991, che rispecchiava la volontà di usare anche nell’informazione un linguaggio che non discriminasse la donna. Un lavoro iniziato tanti anni fa da Alma Sabatini.

E’ importante, per un salto di qualità nelle relazioni tra umani, che le donne, per tutto quello che hanno fatto e stanno facendo, siano visibili anche attraverso parole che riescano a dire la loro soggettività, il loro protagonismo, la loro diversità di persone ma anche la loro pretesa uguaglianza nei diritti come cittadine.

Così, a Ca’ Foscari, l’anno scorso è nato un gruppo “Genere, lingua e politiche linguistiche” che continua a portare avanti una battaglia che, con mille difficoltà, comincia a dare i sui frutti.
_ In più di un vocabolario la declinazione al femminile delle parola è stata accettata.

L’Accademia della Crusca si è posta il problema di una lingua che cambia, cambiando le modalità di relazione tra i sessi e i loro rapporti di potere.

In televisione si cominciano a sentire termini come ministra o sindaca. Termini fino a non molto tempo fa proibiti. Forse, per quel malinteso senso di un parlare comune, anche se sgrammaticato, che alcuni/e professioniste pensano sia più comprensibile.

Un macroscopico errore di valutazione visto che sono molte le persone che seguendo telegiornali o talk show spesso si arrabbiano per l’ignoranza vero o presunta di chi è pagato per informare, comunicando con un linguaggio che dovrebbe essere per lo meno corretto, se non colto.

In occasione di questo ventennale, Antonella Barina ha pubblicato “La lingua che non c’è” con Edizioni dell’Autrice. Questo libro rotante – si può cominciare a leggere da entrambi le parti – contiene la poesia “Ogni parola vola”

{{{Ogni parola vola}}}
{
alle amiche, in occasione del
Ventennale del Patto}

Sindaca, dissi senza conoscerla,
_grata immaginandola per l’atto mio
_di dirla donna e non deluderla
_attribuendole genere incoerente.

_Meno grata mi fu sul principio
_l’assessora, ma fui intransigente.
_E declinando il femminile misi
_anche il ‘la’ davanti a presidente.

_Semplice invece fu l’operatrice,
_termine di felice e nuovo conio,
_ma forse fui un po’ imprudente
_la volta che coniai procuratrice.

_Difficoltà non c’era per l’attrice,
_ma, a dir ministra il ministro, fu
_davvero da sudar sette camice.
_E il desk non m’affidarono mai più.

<>

Amica mia! Sai che dispiacere!
_Neologismi creando da mane
_a sera, trasformai l’ingegnere
_in una brillantissima ingegnera.

Noia mortale delle quattro mura
_mi portò a impratichirmi del vezzo:
_senza paura andavo trasformando
_quel mio grezzo misogino presente
_in futuro di donna. Anzi: futura.

Battezzai avvocata l’avvocato,
_ed avvocato l’avvocata trans
_che se pure aveva cambiato sesso
avvocato restava per revanche.

<>

Folli universi crea la distonia
_del linguaggio calatoci dall’alto,
_quando ‘il’ giudice si mette in malattia
_perché da doglie vien preso d’assalto.

Se tu noti, non c’è mai difficoltà
_a chiamare una donna lavandaia
_e neppure in fondo, se è in galera,
_a declinar giostraio con giostraia.

<>

Su tutti c’è un caso che fa scuola
_praticando la lingua egualitaria
_ed è quando incontri la parola
_di uso comune: segretaria.

Nel caso che il soggetto nominato
_non sotto, ma al vertice sia posto
_dir ‘segretaria’ pare un gran reato:
_chiamarla ‘segretario’ sarà imposto.

Allora ti accorgi con stupore
_di vivere una favola maligna
_dove tra escort che fan gran clamore
_buono è il patrigno, mala la matrigna.

<>

Non badarci. Continua a declinare
_la donna ‘del’ signore con signora
_e prima o poi sentirai chiamare
_ al femminile, per dottor, dottora.

Facile sarebbe cambiare il mondo
_mutando solo l’ultima vocale,
_invece di parole un girotondo
_valor di differenza sessuale
_un giorno afferma, il giorno dopo nega,
_sicut giustizia ogni giorno annega.

A un brindisi pertanto ora ti invito
_in occasione di questo ventennale,
_che la diritta via non s’è smarrita
_e di sessismo abbiamo fatto scuola.

Ora, dimmi tu se io davvero son
_poeta, e non poetessa, creatrice
_di linguaggio, grande sacerdotessa
_di parola! Ogni parola vola.