Giorni terribili per le donne di questo paese e di questa città.
Terribili atti di violenza, altrettanto terribili reazioni del mondo della
politica e della società. Un invito a discutere Venerdì 6 marzo alle ore 17.30 presso la Sala rossa al IV piano del X municipio di Roma a Piazza Cinecittà 11.È necessario, quasi d’obbligo, tracciare la fase che stiamo vivendo,
perché è una {{fase di attacco alle donne}}, alla loro cittadinanza piena.
_ Si impone una riflessione diversa, approfondita, lontano dalle urla della
stampa, dai “branchi” giustizieri e xenofobi, dalle parole tuonanti dei
politici di turno.
_ Una riflessione franca, sincera e tagliente.

{{Giorni terribili}}

La cronaca ci restituisce numerosi episodi di donne vittime di feroce
violenza in diversi contesti: da una festa a Capodanno a un autobus a
Primavalle, a un luogo appartato a Guidonia, alla violenza in strada al
parco della Caffarella.
_ È bastato che in uno di questi casi gli assalitori fossero rumeni per dare
la stura ai più terribili istinti razzisti ed emergenzialisti,
l’insicurezza delle donne è dovuta ai troppi clandestini, ai Rom; si
scatena una caccia all’uomo nei confronti della popolazione migrante, fino
a tentare di bruciarli vivi.

{{La soluzione prospettata è l’espulsione di massa}}, con la “cattiveria”,
degli immigrati clandestini, una sorta di punizione collettiva di uomini e
donne a cui la nostra società nega i più elementari diritti di
cittadinanza, come le cure sanitarie.

Eppure siamo convinte che nonostante tutto nella coscienza delle donne si
insinuano domande, dubbi e le discussioni si fanno sempre più fitte.

Sappiamo infatti che, benché non se ne parli quasi mai, {{la maggior parte
della violenza sulle donne avviene tra le mura di casa}}, da uomini
affermati, insospettabili e ben visti da tutti, con un’ampia trasversalità
sociale.

Sappiamo che le giovani donne, come gli uomini, accedono al lavoro
attraverso varie forme di precarietà, dai contratti atipici a quelli a
termine, ma {{la donna rimane più a lungo in situazioni di incertezza}}, il
{{differenziale salariale tra giovani laureate e laureati}} si registra già
dopo il primo anno di lavoro.

{{Sappiamo che la maternità, per tutte le lavoratrici precarie, non ha più
tutele}}, anzi spesso ti aspetta lì una lettera di dimissioni che ti hanno
preventivamente costretto a firmare in bianco.

{{Sappiamo cosa subiscono le donne migranti,}} vittime silenziose, perché
ricattabili, costrette al silenzio dalla clandestinità o dal fatto che il
loro permesso di soggiorno è legato a quel lavoro dove trovano violenza.
Donne che rispondono ad una buona fetta del fabbisogno del lavoro di cura,
delle mense, delle imprese di pulizie, abbandonano qualificazione e
istruzione per entrare nelle nostre case. In altri termini, se non abbiamo
conquistato la ripartizione del lavoro di cura tra donna e uomo, l’abbiamo
sicuramente ripartito con altre donne.

{{Sappiamo come sia ancora difficile e quanti ostacoli debba superare una
donna che vuole fare politica}}, vuole svolgere un ruolo primario nella
gestione delle aziende o si vuole affermare nel mondo della comunicazione
senza fare la velina.

Sappiamo anche come le {{forme di tutela sociale delle donne siano sempre
più ristrette}}: i Consultori, spesso privati di fondi e personale, sono
ridotti ad ambulatori per le vaccinazioni ed hanno completamente perso la
loro funzione sociale, tra cui il ruolo educativo e preventivo nei
confronti delle giovani generazioni.
_ I {{continui tagli alle spese sociali
impediscono inoltre alle donne con figli di accedere al mondo del lavoro}},
basta pensare alla cronica carenza di posti negli asili nido pubblici. Le
strutture di sostegno per le vittime di violenza sono poche e devono
lottare continuamente contro l’indifferenza delle istituzioni che
continuano a centellinare le risorse e rimangono attive solo grazie alla
passione delle donne che vi lavorano; non esistono possibilità di accesso
per le donne vittime di violenza all’edilizia residenziale pubblica.

È un problema culturale
_ Siamo profondamente convinte che non lo si può ridurre ad un problema di
sicurezza da risolvere con un maggior controllo, con l’esercito e con le
pistole ai vigili urbani.
_ Forse non si risolve neanche con l’inserimento delle “quote rosa” in
qualche parlamento.

Quindi, lasciato da parte il “luogo comune” che sono “gli altri” a
commettere tali orrori, occorre guardare in faccia la realtà.
_ {{Secondo
l’ISTAt, il 69% degli stupri sono opera di partner, mariti o fidanzati}},
questo dato è significativo perchè in parte “scagiona” gli stranieri ed
immigrati dalla maggior parte di questi reati, ma soprattutto perchè fa
emergere inconfutabilmente l’aspetto culturale di tale fenomeno.

Ne esce fuori un {{panorama culturale, ampiamente sostenuto e promosso dalla
televisione e dalla pubblicità}}, nella quale la donna, lungi dall’essere
sempre rispettata, diventa troppo spesso l’oggetto sessuale per mariti e
partner violenti.

{{L’unica sicurezza possibile sono le donne del mondo che si autorganizzano}}

{{Una presa di parola e di azione collettiva}} che rimette in moto, dà forza e
valore alle intelligenze femminili, attraverso una profonda ridiscussione
delle radici culturali del nostro mondo.

Sulla scena pubblica spopola la parola famiglia, concepita solo come
un’entità morale, indipendente dalle persone che la compongono,
dall’autodeterminazione che è fondamento della libertà femminile, una
famiglia imprigionata fra desideri e progetti di vita, negati dalla
precarietà, ai quali lo Stato sociale arretrato e inadeguato com’è, non sa
dare risposte se non allacciando le politiche pubbliche alla morale.

Nessuno, pensiamo – ma sicuramente non le donne che investono sulle
relazioni affettive, di coppia e di genitorialità – è astrattamente contro
l’idea di famiglia, ma ci piace concepirla nella sua molteplicità di forme,
nelle sue varie modalità, nelle dinamiche di relazione e di investimento
che vi sono al suo interno.

{{Proviamo a ragionare fra di noi se la parola parità mantiene il senso che
le abbiamo dato}} quando abbiamo iniziato questo percorso, oppure se in
qualche modo se ne è perso il senso: il tema della parità non può
funzionare se non rendiamo evidente il fatto che non tutto può essere
tradotto e reso uguale.

Partendo da queste brevi ed assolutamente incomplete riflessioni, vi
invitiamo a discutere, tra diverse, intorno a un tavolo sui processi che
possiamo avviare per modificare profondamente il mondo che ci circonda,
forti delle esperienze e delle battaglie che tante prima di noi hanno
portato avanti, affinché si apra una fase nuova, un nuovo femminismo
capace di investire come un’onda che travolge la nostra società
contemporanea.

Lo vogliamo fare {{a partire da una piccola esperienza che abbiamo portato
avanti nell’ultimo anno}}, da quando l’8 marzo 2008, abbiamo recuperato e
dato nuova vita e colore all’ennesimo palazzo vuoto e fatiscente e ne
abbiamo fatto una casa. Solo per le donne.
_ Per tutte quelle donne che non
hanno una casa in cui vivere, ma che da una casa sono dovute scappare o
sono state cacciate, che sono state oggetto di violenza e sopraffazione,
per colore che hanno deciso di di vivere da “sole”.

{{Uno spazio abitativo e sociale di donne e per le donne}}, il primo nella
storia di questa città {{che mette insieme la tematica dell’emergenza
abitativa con l’istanza di autodeterminazione sociale e civile delle
donne}}.
_ Una casa delle donne territoriale, calata nel contesto delle periferie
urbanizzate della nostra città, uno spazio dove accogliere donne in
difficoltà, ma soprattutto un punto di riferimento sociale, motore di
organizzazione di un nuovo protagonismo delle donne, un presidio
territoriale aperto e includente.
_ Da questa piccola esperienza, vorremmo lanciare a tutte una proposta, che
sicuramente non è risolutiva delle complesse questioni che prima abbiamo
accennato, ma che può costituire un primo passo concreto al fine di
ridisegnare le politiche delle pari opportunità e della lotta alla
violenza a partire dai governi di prossimità, per attuare un sistema di
contatto capillare con il territorio dove le donne vivono: costruiamo una
casa delle donne in ogni municipio della città!

Per avviare questa discussione
Vi invitiamo ad intervenire

Venerdì 6 marzo alle ore 17.30 presso la Sala rossa al IV piano del X municipio di Roma a Piazza Cinecittà 11.