Il Coordinamento Lesbiche Romane, che dal 2000 non aderiva al Gay Pride nazionale, ha dato quest’anno la sua adesione aggiungendo altre tre parole (antifascismo – autodeterminazione – desiderio) alle tre parole d’ordine della manifestazione (parità – dignità – laicità). Mai come in questo momento storico stanno agendo all’interno della nostra società forze contrastanti che tendono ad acuire il conflitto sui valori.

La {{Chiesa Cattolica,}} fiancheggiata da una destra reazionaria e fascista, si muove come soggetto politico in ambiti che non le competono. L’obiettivo è quello di controllare non solo le anime ma anche i corpi vivi, attraverso interventi violenti volti a trasformare uno Stato laico e sovrano in uno Stato confessionale.

La stessa{{ sinistra}}, compresa nello sforzo della creazione del Partito Democratico, pur di salvare poltrone e voti, abdica al suo “naturale” ruolo di portatrice di istanze democratiche e si piega di fatto ai dettami del Vaticano e della destra.

Inutile ricordare che {{i valori della destra e dei fascisti}} ricacciano le donne in un ruolo di subalternità, dove il desiderio non alberga: in questo quadro le lesbiche rischiano l’ennesima cancellazione.

La solerzia del mondo politico nel difendere la libertà delle gerarchie cattoliche di esprimere le proprie opinioni in merito alle questioni che riguardano{{ la vita, l’affettività, l’autodeterminazione}} delle cittadine e dei cittadini, scompare quando si tratta di prendere posizione concreta rispetto alle infinite violenze che le donne subiscono quotidianamente fuori ma soprattutto dentro la famiglia, proprio quella del Family Day, che da più parti si intende appoggiare e proteggere.

E’ la{{ famiglia}} la forma sociale di controllo delle donne che ne impedisce l’autodeterminazione attraverso la violenza, l’imposizione della cura, il ricatto sociale ed economico.

E’ la famiglia nella sua doppia valenza di {{cellula religiosa e sociale}} che impedisce una libera espressione del laicismo individuale.

Al suo interno troppo spesso il desiderio si declina secondo canoni imposti dalla morale vigente clerico-patriarcale.

Ecco perché da sempre crediamo che una battaglia comune debba essere l’abolizione dell’articolo 29 della Costituzione Italiana che identifica “la famiglia come società naturale” fondata sul matrimonio, e non già la rincorsa di surrogati illusori e antidemocratici (quali i DICO o equivalenti), che accentuerebbero privilegi fondati sulla dualità della coppia, a discapito delle singole e dei singoli.

Per tutte queste considerazioni, pur condividendo le parole d’ordine {{Parità-Dignità-Laicità}}, sentiamo di dover aggiungere anche {{Antifascismo, Autodeterminazione e Desiderio}}. Proprio il desiderio, come ci ha insegnato il movimento lesbo-femminista al quale apparteniamo, è la forza che, attraversando le nostre vite, ci spinge a realizzare i cambiamenti.

Sono questi presupposti che impongono a donne e uomini della società civile una battaglia per la riconquista della propria autodeterminazione, attraverso la quale riaffermare il controllo sulla propria esistenza, sui propri desideri, sul proprio corpo.

E se si parla di corpi la visibilità non può più essere superficiale, deve essere tangibile: quindi abbiamo scelto di essere presenti al Pride con i nostri corpi, testimoniando la nostra presenza in termini di vita, esperienza, soggettività.

{{Se vogliono dominare i nostri corpi, con i nostri corpi noi diciamo NO}}.

Coordinamento Lesbiche Romane
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