E andato in scena a Parigi al Théâtre de l’Ile Saint-Louis Paul Rey,  il testo di Valeria Moretti dedicato a Clara Schumann – la famosa musicista moglie di Robert – nell’interpretazione  di Christiane  Mériel sotto il titolo “Fortissimo intime”. L’attrice francese  ha in particolare messo in evidenza il dissidio interiore tra la figura della madre  –  Clara ha dato alla luce ben otto figli – e la concertista che, sulla soglia di casa, è pronta a partire per la tournée. Clara infatti vive con uguale trasporto sia l’amore per i proprio figli, sia la grande  passione per la musica che la porta viaggiare continuamente per lunghe tournèe riscuotendo ovunque grande successo e ammirazione.  Naturalmente dopo la morte di Robert, suicidatosi nel Reno, Clara si è impegnata a far conoscere la musica del marito al più vasto pubblico possibile.

Il testo di Valeria Moretti  su Clara Schumann, di cui quest’anno ricorre il secondo centenario della nascita, era stato messo in scena in Italia da Giuliana Lojodice con debutto al Festival di Ravello e in Croazia da Ksenja Prohaska.

All’orizzonte affiora la vita musicale della Lipsia d’inizio Ottocento dove Clara Josephine era nata nel 1819, figlia di Friedrich che le fu docente e zelante impresario avviandola ad una carriera di precoce concertista, scandita da prestigiose tournées in Germania ed Europa, ma anche feroce oppositore del fidanzamento di lei diciannovenne con Robert Schumann ventottenne e del loro matrimonio.

“Tra Clara e me – confida Valeria Moretti – si è instaurata una sorta di complicità tra donna e donna, che mi ha permesso di far rivivere i traumi della persona che ho deciso di far confessare nello spazio di un palcoscenico. Cosa significa essere “rivale” del proprio consorte (pianista riuscita lei, pianista fallito lui per assurdi esperimenti cui sottopose le dita fino a rovinarsi una mano)? Come si concilia la propria carriera con la maternità (otto figli in quattordici anni, con il quinto, Ludwig, anche lui malato di mente)? Come si convive sedici anni con un genio? Qual è la propria responsabilità, nella sua lotta durata oltre un quindicennio, contro la follia? Nel monologo-confessione di Clara, ho cercato di porre tutto questo senza infingimenti, ma anzi come l’ammissione di una scoperta disarmonia interiore, se non proprio un dissidio tra sé e l’altro da noi. E il bilancio – conclude Valeria Moretti –  non tende alla composizione dei contrari, non sottace le ambivalenze. Semplicemente le propone: cosicché ogni donna, ogni spettatore, senza distinzione di sesso, potrà trarne un personalissimo giudizio”.

Ricordiamo che Valeria Moretti è stata una delle fondatrici della testata Il Paese delle Donne nel 1985