Il comunicato che la Casa internazionale delle donne ed altre realtà associative hanno diffuso in merito alla discussione, presso la Commissione giustizia del Senato, delle norme a modifica della legge sull’affido condivisoIn questi giorni la Commissione giustizia del Senato discute le norme a modifica della legge sull’affido condiviso (54/2006) entrata in vigore in Italia sei anni fa, una legge che dovrebbe garantire la bigenitorialità e la possibilità per i bambini di crescere con entrambi i genitori che si separano. Disegni di legge in cui sono presenti {{importanti “ritocchi” }} che stravolgerebbero il principio base della bigenitorialità spostando il peso dalla condivisione a un riconoscimento “sostanziale” nei confronti del padre, ritocchi che riportano alla memoria il concetto di “patria potestà” cancellato nel 1975 con il nuovo diritto di famiglia.

Nel ddl 957 per esempio, proposto da Pdl e Udc sulla potestà dei genitori (Art. 316, cc), si recita che se anche “il figlio è soggetto alla potestà dei genitori sino all’età maggiore o alla emancipazione” nel momento i cui “sussiste un incombente pericolo di grave pregiudizio per il figlio, il padre può adottare i provvedimenti urgenti ed indifferibili (322)”: un potere dato al padre che esclude la madre. Mentre nell’art. 9 propone che “il comprovato condizionamento della volontà del minore, in particolare se mirato al rifiuto dell’altro genitore attivando la sindrome di alienazione genitoriale, costituisce inadempienza grave, che può comportare l’esclusione dall’affidamento”.

Il dibattito è tale che {{i disegni di legge presentati sono cinque}}: ddl 957 (Pdl e Udc), ddl 2800 (Idv), ddl 2425 (radicali e Pd), e ddl 3289 (Achille Serra UDC-SVP) al Senato, e ddl 5257 presentato da Michaela Biancofiore (PDL) alla Camera.

Il dato inquietante, oltre alla pretesa di far comunicare tra loro i genitori su ogni dettaglio della vita di figlie e figli anche quando la separazione è avvenuta per via delle violenze agite da un partner sull’altro, è che tutti i ddl hanno in comune {{l’inserimento della Pas (Parental Alienation Syndrome) nella norma di legge}}, una modifica che porterebbe l’Italia a riconoscere{{ una sindrome mai scientificamente provata}} e classificata come “scienza spazzatura” dal contesto scientifico internazionale.

La {{Pas, sindrome inventata dallo psichiatra Richard Gardner }} che sosteneva come “non vi fosse nulla di particolarmente sbagliato nella pedofilia, incestuosa o meno”, è stata negli ultimi dieci anni sottoposta a rigorose verifiche scientifiche, sia di parte psichiatrica sia di parte giuridica, e già nel 2002 la Prof.ssa {{Carol Bruch}}, docente di discipline giuridiche all’Università Davis della California, concluse che la PAS non ha né basi logiche né tanto meno scientifiche, mentre in Spagna l’Associazione Neuropsichiatrica Spagnola (AEN) ha raccomandato ai suoi iscritti di non usarla in quanto “non ha alcun fondamento scientifico e presenta gravi rischi nella sua applicazione in tribunale”.

I tribunali italiani, invece, la usano con sempre maggiore frequenza, e proprio nel caso in cui uno dei due genitori sia autore di violenza domestica, con lo scopo fin troppo evidente che il genitore maltrattante sia in realtà messo in cattiva luce dal coniuge maltrattato, e per di più accusato di manipolazione. E di fronte all’aumento della violenza domestica, che non è “conflittualità” ma un grave reato che avviene sovente di fronte ai minori, che ne riportano danni irreparabili, si rischia che {{la strumentalizzazione della Pas}} da parte del genitore abusante, che per la maggior parte dei casi in Italia è il padre, possa allargare il condono di violenze, abusi, maltrattamenti entro le mura di casa con il timbro delle istituzioni che invece di proteggere, esporrebbero in questo modo, non solo le donne ma anche i minori presenti.

In Italia e in Europa, come riportato nel {{dossier per l’Onu }} “Femmicidio e femminicidio in Europa. Gli omicidi basati sul genere quale esito della violenza nelle relazioni di intimità”. – il 70% dei femmicidi è legato a violenza domestica, mentre è ancora attuale la ricerca del progetto Daphne III, Spettatori e Vittime: i bambini e le bambine che assistono ad un atto di violenza, lo subiscono, per cui delle 7 milioni di donne che tra i 16 e i 70 anni hanno subito una qualche forma di violenza, con circa 700 mila che avevano figli al momento della violenza e un totale di circa 400 mila bambini che hanno assistito a violenze.

E non dimentichiamo che, in Italia, ad oggi sono già 63 le donne ammazzate dal partner.

Ed è per questo, per arginare la violenza che si nasconde entro le mura domestiche, che {{le donne e gli uomini si mobilitano con la volontà di bloccare i disegni di legge di modifica dell’affido condiviso}}, chiarendo che la denuncia della violenza domestica non è un escamotage per avere condizioni migliori di separazione e che avere vicino un padre responsabile e abile a crescere i figli in maniera condivisa è, per una madre, una risorsa e non un ostacolo a una vita felice. Per questo una proposta seria e alternativa sulla bigenitorialità deve prevedere esplicitamente che quando un partner è violento, prima o dopo la separazione, gli sia negato o revocato l’affido condiviso.

{Casa Internazionale delle Donne – Roma; UDI nazionale; Piattaforma CEDAW; Associazione Differenza Donna; Associazione Donne, Diritti e Giustizia; Associazione Giuristi Democratici; Associazione Il Cortile; Associazione Maschile Plurale; Associazione A.R.Pa Ass. Raggiungimento Parità donna uomo; Bambini Coraggiosi; Cooperativa Be Free; D.I.Re – Donne in rete contro la violenza; Fondazione Pangea; Lorella Zanardo- Il corpo delle donne; Movimento per l’Infanzia; Zeroviolenzadonne}.

Per info e per adesioni: segreteria@casainternazionaledelledonne.org