Amnesty International ha chiesto oggi al governo di Papua Nuova Guinea di
agire immediatamente per porre fine a un’ondata di oltre 50 omicidi che ha
colpito persone accusate di stregoneria.L’ultimo episodio si e’
verificato domenica 8 febbraio nel villaggio di Ban, nei pressi della
citta’ di Mount Hagen: Plak Mel Doa, 60 anni, e’ stato ucciso e poi
gettato nelle fiamme; suo figlio Anis Dua e’ stato bruciato vivo. I due
uomini erano sospettati di aver causato la morte di una persona di rilievo
del villaggio, mediante una stregoneria.

‘Quando decine di persone vengono uccise a seguito di una letterale caccia
alle streghe, e’ evidente che il governo non sta facendo abbastanza per
proteggere i propri cittadini e garantire il rispetto della legge’ – ha
dichiarato Apolosi Bose, ricercatore di Amnesty International per le isole
del Pacifico.

Secondo Amnesty International, la polizia spesso non e’ in grado di far
rispettare la legge. Dopo il duplice omicidio dell’8 febbraio, uomini
armati hanno impedito agli agenti di raggiungere la scena del delitto e
portare via i cadaveri.

Il 26 gennaio Amnesty International e Human Rights Watch avevano scritto
al ministro della Giustizia Alan Marat e al capo della polizia Gari Baki,
{{esprimendo preoccupazione per i numerosi omicidi, soprattutto di donne,}}
collegati alla stregoneria, e avevano sollecitato un’azione di governo
piu’ efficace. La lettera e’ rimasta senza risposta.

Tra gli altri episodi denunciati da Amnesty International, il 6 gennaio un
gruppo di uomini ha portato una donna accusata di praticare la stregoneria
alla discarica di Kerebug, nella citta’ di Mount Hagen. Dopo averla
denudata e legata, l’hanno gettata viva tra le fiamme.
_ Il 30 gennaio un
tribunale locale di un villaggio del distretto di Unggai-Bena (provincia
delle Highland orientali), composto da esponenti religiosi e autorita’ del
posto, ha condannato a morte un uomo per stregoneria.
_ La sentenza e’ stata
immediatamente eseguita a colpi di coltello.