Leggo sul Fatto Quotidiano (17.1): “Uccidere in nome di Dio è un’aberrazione. Non si può provocare, non si può insultare la fede degli altri, non si può deridere la religione. E la libertà di espressione ha il limite di non offendere nessuno”. Così Papa Francesco ha risposto alle domande dei 76 giornalisti del volo papale, nell’ormai consueta conferenza stampa ad alta quota mentre l’aereo lo portava dallo Sri Lanka nelle Filippine per la seconda tappa del suo viaggio in Asia.”

Non si può deridere la religione….non si può insultare la fede degli altri….: nei giorni seguenti l’attentato alla rivista di satira a Parigi, rappresentanti delle tre religioni monoteiste, hanno ripetuto che la libertà d’espressione deve avere dei limiti.

In particolare le parole di papa Francesco mi hanno riportato indietro, di molti anni, non molto dopo la conclusione del Concilio Vaticano II.

Il Concilio aveva liberato ansie e speranze e i teologi, come alcuni sinodi locali, avevano anche manifestato sogni di cambiamento radicale. In particolare il sinodo olandese aveva auspicato una correzione della tradizione ecclesiale a proposito del celibato obbligatorio dei preti e del divieto di ordinare le donne.

E così avevo chiesto agli alunni di una seconda media se sapevano cosa poteva fare un maschio nella Chiesa Cattolica e cosa poteva fare una femmina. Da chierichetto a papa, mi risposero in coro i maschi. Per le donne? Lasciamo stare.

Proposi loro di immaginare un futuro diverso. Si scatenarono in disegni che raffiguravano donne nel confessionale, donne mentre celebravano l’eucarestia, donne vescovo, donne cardinali e donne papa. Ma il prete insegnante di religione quando vide i disegni appesi sulle pareti dell’aula, andò su tutte le furie e si precipitò dalla preside a denunciarmi per “derisione della religione”, nonché offesa grave.

La preside dovette ordinare un consiglio di classe e andare dal vescovo…con qualche disegno incriminato.

Appunto, chi decide e determina quando si è in presenza di “derisione” o “offesa”?

Negli stati dove vige la legge islamica e i rappresentanti della religione hanno un potere sovranazionale, derisione e offese rientrano nelle loro insindacabili competenze. E offesa può essere anche soltanto la rappresentazione visiva di Allah.

Oppure offesa della religione può essere anche la vendita di vino o la minigonna delle ragazze.

“io sono Charlie “vuole significare che non disegnerei certe vignette che Charlie Ebdo ha pubblicato, ma che ne difendo la libertà di farlo e, soprattutto non voglio leggi che siano liberticide rispetto alla libetà di stampa e d’espressione. Si ha il diritto di offendersi, ma non quello di limitare la critica con interventi censori e, peggio di carcerazione o uccisione.