Prosegue fino al 1 ottobre all’interno della Sala Pompeiana del Teatro Massimo la mostra MARE MEDITERRANEUM, progetto del collettivo di artist* russ* AES+F presentato dal Multimedia Art Museum di Mosca e incluso tra gli eventi collaterali di Manifesta 12 Palermo.

Il Mare Mediterraneo, crocevia tra Oriente e Occidente, culla delle più antiche civiltà e delle tre grandi religioni monoteiste, è da sempre teatro di scambi commerciali, scontri economici e politici, diaspore  etniche e religiose. E da sempre la Sicilia, isola geograficamente al centro di questo continente acqueo, è terra di conquista e avamposto strategico, ma soprattutto porto di approdo e accoglienza, luogo di riparo e di ripartenza, simbolo del meticciato e della convivenza tra Nord e Sud, tra Arabi e Normanni, tra Cristianesimo e Islam.

Oggi più che mai questo stesso Mare Mediterraneo è un territorio instabile e in fibrillazione, cuore della nuova odissea dei migranti e custode, nei suoi abissi, delle storie individuali e collettive dei viaggi disperati dei nuovi dannati della Terra. In un momento storico in cui il tema della migrazione e la crisi dei rifugiati nel Mediterraneo è tornato tristemente e ferocemente alla ribalta nelle pagine della cronaca quotidiana, facendo esplodere ipocrisie e contraddizioni, i quattro artisti moscoviti Tatiana Arzamasova, Lev Evzovich, Evgeny Svyatsky e Vladimir Fridkes (uniti nella  ricerca  dal  1987) propongono a Palermo, cuore della Sicilia, un’installazione che si presenta come una potente metafora visiva, un monumento precario eretto a commemorazione di queste moltitudini troppo spesso lasciate senza nome.  Come  il  titolo  sottolinea,  il  progetto   guarda  al  Mediterraneo  come  culla  delle  civiltà,  luogo  di  origi- ne di grandi ricchezze culturali, ma anche teatro sanguinoso di  guerre coloniali, dall’espansione dell’antico Impero romano alle  conquiste  dei  califfati  arabi,  sino  alle  crisi  contemporanee  che   vedono contrapposte le coste sud con l’Unione Europea. Il Mare  Nostrum continua ad essere epicentro dei cambiamenti cultura- li, demografici, politici ed economici, ieri come oggi è una «pia- nura liquida» su cui si muovono e si scontrano civiltà millenarie.

Nove statuette di porcellana modellate sullo stile kitsch neo-rococò di Capodimonte, poggiate su altrettanti piccoli piedistalli che ne esaltano la fragile precarietà, si trovano incastonate come gioielli in un ondeggiante oceano virtuale, immerse in una videoproiezione che evoca il mare come elemento vivo, capace di trasformarsi in pochi secondi da placida distesa azzurra a furioso inferno in tempesta. Con la dovizia di particolari e i tipici colori pastello dei soprammobili borghesi di un tempo, le piccole sculture raffigurano scene di naufragio e di accoglienza, attingendo all’esplicito e potente immaginario degli AES+F, dove il gusto e l’estetica del paradosso si combinano con una lettura della realtà radicale e diretta. Il riferimento a La zattera della Medusa di Théodore Géricault è esplicito ed evidente, così come esplicita ed evidente è la parodia della tragedia – tipica della letteratura russa d’avanguardia – messa in atto dagli artisti, capace di turbare nel profondo con un gesto esteticamente sovversivo la coscienza di noi spettatori, ormai assuefatti dalla cronaca degli eventi.

Un’installazione  multimediale  di  grande  impatto  scenico,  condensato  nella  matericità  delle  sculture  e  nella  potenza  visiva   del video. La tradizionale ricerca degli artisti sulle grandi narra- zioni visuali e l’esplorazione dei valori che queste incarnano si  concentra qui sul Mediterraneo per farne metafora globale del- le  contraddizioni  e  dei  conflitti  della  nostra  contemporaneità.   Sono partner la AVC Charity Foundation di Mosca e la Fondazio- ne Teatro Massimo di Palermo, che accoglie la mostra.

A gennaio 2019 gli AES+F saranno protagonisti di un nuovo progetto al Teatro Massimo: cureranno infatti la messa in scena dal punto di vista visivo della TURANDOT di Giacomo Puccini, opera con la regia di Fabio Cherstich, co-prodotta dal Teatro Massimo di Palermo insieme a Karlsruhe Staatstheater, Teatro Comunale di Bologna e National Operetta Kyiv, che inaugura la stagione 2019.