L’infanzia della protagonista, la sua famiglia d’origine, l’incontro con Franco Rodano al liceo Visconti, le loro comuni scelte di vita e la scelta di una vita insieme, il formarsi del primo nucleo del Movimento dei cattolici comunisti (Mcc), la guerra, la nascita dell’Udi, la partecipazione delle donne al Referendum istituzionale, le prime elezioni amministrative, sono questi i principali eventi tra il 1921 e il 1948 che fanno da sfondo alle vicende private e pubbliche rammemorate in questo primo volume intitolato dall’autrice con scelta attualissima “Del mutar dei tempi”.Si chiude il libro portandosi dietro uno sciame di sensazioni molteplici e contraddittorie: rimpianto, sorpresa, incredulità, sbigottimento, quasi troppe e troppo audaci siano state le cose messe in cantiere dalla coppia Franco e Marisa Rodano insieme con un gruppo di amici generosi e solidali.

E, al contempo, si resta sorpresi per la semplicità, quasi un’istintiva naturalezza con cui le persone, ricordate nel “quaderno dei ricordi”, portavano a compimento azioni e comportamenti, {{espressioni di una volontà collettiva, inscindibile però da scelte personali saldissime}}.

La cosa che più mi ha colpito –, in effetti, – è questo sentimento di grande solidarietà e capacità di altruismo, impensabile oggi – ma improponibile anche allora, nel clima di sospetto e rischio della vita per chi cospirava contro il regime o prestava aiuto ai cospiratori – senza quella “fede” volta alla costruzione di una società di uomini liberi e giusti.

Nello scorrere le {{pagine relative all’organizzazione clandestina}} si resta colpiti dalla {{capacità di agire e di ritrovarsi e moltiplicarsi}}, malgrado perdite e lutti, quasi che il nucleo costitutivo del gruppo – in cui erano coinvolti nomi d’eccellenza della cultura insieme con donne e uomini operai e artigiani – agisse avvolto in una sorta di bolla di incolumità e gli affetti forti servissero da salvacondotto in più operazioni.

Ed è stato questo sentimento di reciproca fiducia che ha permesso {{l’incontro e il confluire di volontà e di intenti}} tra personalità come il già citato Franco Rodano, Palmiro Togliatti, don Giuseppe De Luca – “povero prete romano” diceva di se stesso, in realtà finissimo editorialista de “La voce operaia” foglio del Mcc -, Raffaele Mattioli, il banchiere dei “Quaderni” di Gramsci, ad indicarne solo alcune.

Proprio l’incontro fra costoro, così protesi a praticare una “{concordia discors}” è l’elemento che mi fa parlare di {{nostalgia}}, quasi fossimo stati ad un passo dal realizzare quel paradiso in terra che avrebbe finalmente risarcito Adamo ed Eva e noi discendenti dalla cacciata dall’Eden.

{{La politica con la p minuscola}} provvederà dal ’47 in poi a far fallire questo progetto in Italia mentre nel mondo veniva meno il fronte antifascista e il S. Uffizio, già dal ’43, opponeva un muro all’esistenza dei cattolici comunisti e più tardi, dopo puntuali richiami all’ortodossia, chiara e definitiva arriverà la scomunica (1948) non solo agli iscritti al Pci, ma a chi lo votava; per i lettori dell’Unità, di Noi Donne e del Pioniere, ciò veniva definito peccato grave.

Ma sono le {{pagine più “domestiche”}} – in cui le lettrici ritrovano memorie cui lasciarsi andare come ad una corrente amica – quelle che l’autrice dedica a modalità del vissuto femminile o ad eventi come il parto, oggetto di riflessione sulla sua rapida medicalizzazione e/o ospedalizzazione; il baliatico, scelto da famiglie doviziose e risorsa per i nuclei familiari contadini ma oggetto di contrattazione da parte del contadino capofamiglia; la faticosa preparazione del latte di mandorla in caso di intolleranza al lattosio e poi, via via, la “liberazione della donna” al momento della diffusione sul mercato di pannolini di carta, per non parlare poi delle lavatrici.

Tutte queste vicende sembrano non aver intaccato la capacità delle donne del periodo storico esaminato di {{fare politica come una componente della vita quotidiana}} al pari dell’accudire ai figli e alla casa essendo la politica, vissuta all’epoca dalle donne, come un apprendistato alla libertà.

Belle le pagine delle lotte bracciantili per la concessione delle terre incolte specie nel Lazio e in Abruzzo, bellissime quelle sulla nascita dell’Udi (1944) e penosissime – almeno per me – quelle dello scivolare di questa organizzazione su posizioni personalistiche da parte delle giovani leve, la tendenza presto affermatasi al carrierismo e al potere vissuta come un impoverimento dei sogni di uguale dignità nella costruzione e difesa della “res pubblica”.

A fine lettura, penso di poter esprimere gratitudine all’autrice per averci ospitato nella sua famiglia privata e pubblica, permesso di ripercorrere pagine di storia e brani di vita collettiva in cui ritrovare, trasalendo talvolta, persone situazioni luoghi.

Quindi confidiamo nella continuazione della narrazione già programmata da Marisa Rodano cui auguriamo cordialmente buon lavoro

{{PS}} {Se posso aggiungere una nota personalissima, la cosa che non ho condiviso è stata la definizione di “piccola borghesia impiegatizia” utilizzata dall’autrice, a proposito della famiglia del marito, con un’intonazione sembrata liquidatoria. Per quel che ne so io, il padre di Franco Rodano era stato direttore del Laboratorio chimico delle Dogane in Trastevere e superiore in grado di mio padre, anche lui chimico.
Ora a me sembra di poter affermare che i nostri padri, tra quelli che svolgevano funzioni dirigenziali nelle Finanze, nelle Ferrovie, nella scuola, negli ospedali, nelle università siano stati l’ossatura della società civile, a prescindere dalla posizione economica dovuta a remunerazioni certo non brillanti – forse è a questo “status” che allude Marisa Rodano – e nella misura in cui agivano in spirito di servizio, sono stati classe dirigente, specie nell’immediato dopoguerra, in qualità di “civil servants”. La loro rettitudine nel posto di lavoro corrispondeva in genere ad una eguale rettitudine in famiglia e i{{mpiegando}} le loro intelligenze e risorse di sapere sono stati perciò – anche nella promozione delle nuove leve – sacerdoti di una religione civile. Senza crismi.}

{{Marisa Rodano}}: {Del mutar dei tempi}. Vol. I {L’età dell’inconsapevolezza, il tempo della speranza. 1921-1948} Ed. Memori, Roma 2008, pagg. 400, 18 euro