La mostra ha trae spunto dalla constatazione che la musica – sia in quanto pratica spontanea e attività ludica sia in quanto apprendimento ed esercizio scolastico – è stata ed è presente nella nostra crescita: dalle ninne nanne ai canti goliardici, dalle melodie strimpellate per gioco a quelle suonate nel saggio scolastico.
I materiali esposti (libri, spartiti, giocattoli, strumenti, fotografie…) provengono in gran parte dalle raccolte del Museo dell’Educazione dell’Università di Padova che ha curato tutte le fasi dell’iniziativa con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova   Questa varia e articolata serie di materiali è arricchita da alcuni preziosi automi musicali provenienti dalla Collezione Alfio Zappalà, oggetti fatti per stupire e divertire essi testimoniano la vita nelle classi sociali più agiate.

Nella mostra sono esposti anche gli strumenti in uso nella banda dell’Istituto per l’infanzia abbandonata, gentilmente prestati per l’occasione dalla S.P.E.S., ci ricordano invece che tra Ottocento e Novecento a Padova, come in tante altre città italiane, la musica abbia dato ai bambini meno fortunati occasioni per acquisire una professionalità e allo stesso tempo per fare esperienza del bello. Ne era profondamente convinta Stéphanie Omboni alla quale è dedicato uno specifico seminario.

Si segnala infine il nucleo di fonti messe a disposizione dalla famiglia Travaglia Zanibon. Si tratta di materiale a stampa relativo alla casa editrice musicale di Guglielmo Zanibon attiva a Padova fin dal 1908 e di manoscritti e bozzetti autografi di Silvio Travaglia (1880-1970), musicista e pittore. Questi fu anche docente presso l’allora Istituto Magistrale, oggi Liceo delle scienze umane Duca d’Aosta, dove poi insegnò un altro appassionato musicologo, Enrico Mancusi Ungaro, ricordato nella mostra attraverso alcuni libri e fotografie conservate dai suoi allievi.