lina-merlinLa scorsa settimana a Padova è nato il Comitato Lina Merlin in vista del 130 anniversario della nascita della senatrice socialista che cadrà nel 2017.  Nato per continuare l’opera di sensibilizzazione e promozione politica e culturale della figura della Melin e darvi nuovo impulso, il comitato è stato promosso dalla senatrice Laura Puppato, da Paola Lincetto, insegnante e già consigliere del Comune di Padova per il Partito democratico e  da Anna Maria Zanetti,  studiosa della storica figura politica e autrice del libro “Lina Merlin, la Senatrice”

L’informazione c’è stata data da Pia Locatelli che ha aderito anche lei al comitato e che rappresenterà il Partito socialista italiano nell’ufficio di presidenza del Partito socialista europeo.

imagesConvinta socialista, antifascista, componente del “Comitato di Liberazione nazionale”, Lina Merlin (1887-1979) fu l’unica donna veneta eletta nel 1946 tra le ventuno dell’Assemblea costituente. È stata anche la prima senatrice a prendere la parola nell’aula di Palazzo Madama, nel giugno del 1948, e la sola donna a sedere in Senato nella seconda legislatura italiana (1953-1958). Il suo ritratto, insieme a quello di altre donne “madri” della Repubblica italiana, è affisso nella “Sala delle Donne” di Montecitorio, inaugurata a Roma lo scorso luglio dalla presidente Boldrini.

La sua fu una vita interamente spesa per l’affermazione dei diritti e della dignità dei più deboli. Molte le battaglie per il riconoscimento del ruolo delle donne e le pari opportunità, a partire dall’inserimento delle parole “senza distinzione di sesso” nell’articolo 3 della Costituzione e dal suo impegno come autrice delle prime proposte di legge per vietare il licenziamento delle lavoratrici incinte o in procinto di sposarsi. Il suo nome è associato inoltre alla famosa legge del 1958 che cancellò le “case chiuse” e liberò tremila donne prostitute, di fatto trattate come schiave.

Lina Merlin

Originaria di Chioggia, era figlia di Giustina Poli, insegnante, e Fruttuoso Merlin, segretario comunale a Pozzonovo.

Visse a Chioggia per tutta l’infanzia e la giovinezza. Conseguita la maturità magistrale presso l’istituto delle Suore Canossiane, si trasferisce a Grenoble, in Francia, dove approfondisce le sue conoscenze di lingua e letteratura francese, materia in cui conseguirà successivamente la laurea.

La giovane maestra Lina Merlin cominciava a rendersi conto delle condizioni in cui vivevano le donne del suo tempo: in particolare non tollerava l’ipocrisia dei capi di famiglia religiosi e osservanti, che non trovavano alcuna contraddizione tra i loro principi e il frequentare le prostitute. Le case chiuse erano infatti considerate luogo di svago dove i giovani potevano fare esperienza, mentre sarebbe stato scandaloso per una donna avere rapporti sessuali fuori del matrimonio.

Nel 1919 un amico la invita a far parte del movimento fascista: c’è bisogno di organizzare le donne e lei sembra la persona ideale. Lina si sente attratta invece dagli ideali del socialismo che ritiene più vicini alla sua mentalità e alla sua morale.

Si iscrive perciò al Partito Socialista Italiano, cominciando a collaborare al periodico “La difesa delle lavoratrici”, di cui in seguito assumerà la direzione. Collabora con il deputato socialista Giacomo Matteotti a cui riferisce nei dettagli le violenze perpetrate dalle squadre fasciste nel padovano.

La militanza antifascista

Quando, nel 1925, dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti, Mussolini consolida il suo potere, il destino di Angela è ormai segnato. In meno di ventiquattro mesi viene arrestata cinque volte. Inoltre nel 1926 viene licenziata dal suo impiego di insegnante perché si rifiuta di prestare il giuramento di fedeltà al regime, obbligatorio per gli impiegati pubblici. In seguito alla scoperta del complotto per attentare alla vita del duce da parte di Tito Zaniboni, il suo nome viene iscritto nell’elenco dei “sovversivi” affisso nelle strade di Padova. Lina quindi si trasferisce a Milano dove pensa sia più difficile essere rintracciata. Lì comincia a collaborare con Filippo Turati, ma viene arrestata e condannata a cinque anni di confino,[1] in Sardegna, in Barbagia a Dorgali (NU) dove viene colpita dalla povertà e dall’arretratezza della regione. Anche in quel luogo riesce a conquistarsi il rispetto e la fiducia degli abitanti e soprattutto delle donne, ad alcune delle quali insegnerà a leggere e a scrivere.

Tornata a Milano nel 1930, durante una riunione clandestina incontra il medico ed ex deputato socialista di Rovigo Dante Gallani, che rimane colpito dalla sua eloquenza. Si sposano nel 1932, ma appena quattro anni dopo lui muore. Rimasta vedova a 49 anni, prende parte attivamente alla Resistenza, donando ai partigiani la strumentazione medica e i libri del marito e raccogliendo fondi e vestiario per i partigiani. Insieme a Giovanna Barcellona, Giulietta Fibbi, Laura Conti, Elena Drehr, Ada Gobetti e Rina Picolato costituisce i Gruppi di difesa della donna[senza fonte]. Da una stima effettuata a guerra finita, nei GDD costituitisi in tutta Italia si contavano circa 59.000 donne. Da questa organizzazione nascerà l’Unione Donne Italiane.

In questo periodo Lina prende parte ad azioni di guerra partigiana, rischiando più volte la vita. Catturata dai nazisti, riesce a sfuggire con uno stratagemma. Scrive articoli sul periodico socialista clandestino Avanti!, e nella sua casa di via Catalani 63 Lelio Basso, Sandro Pertini, Rodolfo Morandi e Claudia Maffioli organizzano l’insurrezione. Lei riceverà l’incarico di occuparsi del settore scolastico, e insieme al professor Giorgio Cabibbe e ai partigiani della Brigata Rosselli occuperà il Provveditorato agli Studi di Milano, imponendo la resa. il 27 aprile 1945 viene nominata dal CLNAI Commissario per l’Istruzione di tutta la Lombardia.