Una lettera di Tiziana Plebani, indirizzata al settimanale “D La Repubblica delle donne”, esprime il suo sdegno innanzi a un’immagine pubblicitaria in cui una donna sta per essere stuprata in nome dell’alta moda.Un poliziotto immobilizza una donna contro un’autovettura per “perquisirla”, ma evidente è il suo intento di molestia sessuale.
_ La bracca da dietro, come in un film d’azione americano in cui il delinquente è sbattuto contro una macchina, braccia sopra il cofano, dal poliziotto che lo ha appena catturato. La differenza è che alla presunta criminale, invece che recitarle i propri diritti, viene alzata la gonna e messa una mano sulla coscia.

Il tutto osservato da un solo testimone che si trova accanto a quello che sembra un telefono pubblico, si gira per osservare la scena, ma il suo volto, come quello del poliziotto e della ragazza, è censurato con dei cerchi colorati. Lei ha in mano una borsa, e per terra, vicino alla macchina ce n’è un’altra. Si tratta di una pubblicità. La pubblicità della nuova linea di borse, firmate Orciari.

A denunciarla, in una lettera inviata alla redazione di “D La Repubblica delle donne”, è Tiziana Plebani, docente in Conservazione dei beni librari e documentari della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Venezia, che invita la redazione della rivista a boicottare questo tipo di immagini. Pubblicità di questo genere, devono scomparire. {{Spot che a scopo di lucro offendono le donne}} e riproducono, per non dire che approvano o incentivano, comportamenti aggressivi e violenti contro di loro.

Tiziana Plebani si è espressa con queste e parole: {“Vi sono limiti che non vanno varcati, di gusto, buon senso e sensibilità e bisogna far argine al voyerismo pruriginoso a scopo commerciale”.}

Le sue sono parole, frutto di un’esperienza di militanza femminista, maturata nel corso di decenni. Il suo affacciarsi alla politica risale, infatti, ai primissimi anni Settanta, quando entrò a far parte degli allora nascenti gruppi di autocoscienza e del Comitato del salario al lavoro domestico di Padova. A Venezia nel 1978 formò lei stessa dei gruppi sul consultorio e sul cinema, tra cui un gruppo chiamato Chiaroscuro che aveva per oggetto di studio il ruolo della donna nel cinema, con particolare interesse per la presenza delle “dark lady”. Nel 1985, ricordiamo un convegno sul cinema organizzato da Tiziana Plebani e il gruppo Chiaroscuro che vide la presenza di Lina Mangiacapra, la grande regista, nonché nota esponente del gruppo femminista di Napoli “Le Nemesiache” .

La speranza è che una rivista “per donne” come “D La Repubblica delle donne”, presti ascolto alle parole di Tiziana Plebani e sia nel futuro più vigile sugli spot da pubblicare, presentandosi anche come modello positivo per tutte le altre riviste che ad oggi acconsentono a diffondere immagini di violenza sulle donne a fini pubblicitari. Bisogna dare un segnale forte, interrompendo immediatamente questo circolo vizioso altamente lesivo della dignità femminile.