La violenza sulle donne è anche questa perpetrata sui bambini, e quella sui bambini è anche questa perpetrata sulle donne.Si dovrebbe far mente locale, e l’intelligenza umana è grande e può farlo, su quale ipocrisia collettiva stia dietro allo spezzettamento sia mediatico che legislativo dello stesso reato, che proviene dalla stessa perversa mentalità: la certezza culturale degli uomini di avere diritto di proprietà sulle donne, sulle bambine e sui bambini.

Chi si sente padrone a volte protegge, a volte dà il danno e il tormento.

È cultura, non solo legge, i simboli sono dovunque. Sono per le strade, per come sono fatte ed utilizzate. {{A Napoli non ci sono gli spazi dei bambini:}} sono ricacciati clandestini coi loro giochi in qualche angolo angusto, terra di nessuno, o nelle loro case con le loro madri male ospitate.

Tanti nomi, tante fattispecie di reato, nessuna responsabilità pubblica. O meglio {{la responsabilità viene delegata a capi famiglia culturalmente imbevuti del senso di proprietà.}}

{{Il paese moderno, sta di fronte all’esigenza di uscire, giuridicamente e culturalmente, da questo perverso ordine di cose, e resta immobile.}}

Quando ci si impegna nelle discussioni su cosa scegliere, nei luoghi dove si decide, è evidente che non si sta facendo nulla, anche per applicare le leggi già vigenti, mentre se inventano delle nuove.

{{Ricordo una madre: Matilde Sorrentino}}. Aveva denunciato gli abusi sui bambini di una scuola di Torre Annunziata sette anni prima di essere uccisa nel 2004. {{Gli orchi hanno memoria lunga}}, e la diffondono a piene mani. Matilde, prima di essere uccisa, e i suoi figli, sono stati additati per “pubblico meretricio” sui muri della città, e poi silenziosamente da tutta la città che si sentiva diffamata. {{Chi ha ucciso Matilde, chi ha amputato la vita dei suoi figli, ha vinto per sette anni e ha vinto anche dopo perché vive come sempre.}} Chi ha ucciso Matilde forse era chi sentiva il mandato di proteggere il solito andamento delle cose.

La violenza sulle donne è anche questa perpetrata sui bambini, e quella sui bambini è anche questa perpetrata sulle donne. {{Se denunci un danno che ancora non si vede, disturbi e devi nasconderti}}, se non lo fai sei complice e sei cacciata a furor di popolo, se sei vittima, per salvarti, devi andar via, coi tuoi figli. Le donne vanno via, la responsabilità pubblica anche.

{{A quel bambino di Napoli, ferito nella carne e nella fiducia verso la vita}}, nel peggiore dei modi, per ora, essendo questa la risposta che sa dare il paese, non posso che augurare di non dover andare via, dalla sua scuola, dal suo quartiere, di riprendere i suoi giochi, sarebbe già tanto.

Posso però dirgli, ed assicurare a lui e a sua madre, che c’è una parte responsabile e consapevole del paese che non è immobile, anzi corre per tutta l’Italia con una staffetta che porta anche il grido di quella sera che ha lacerato la sua vita e ne rivendica il pieno risarcimento.

{Stefania Cantatore (Udi di Napoli- staffetta di donne contro le violenze)}

{Foto di Cristina Papa}