Quando il signor Giuliano Ferrara parla di vita da difendere sembra che pensi
solamente alla vita del feto e non a quella della madre. Non vorrà eccepire che
anche la madre è una vita umana e degna del diritto ad un’esistenza libera e
autodeterminata come quella di ogni essere vivente. Di certo non è questo diritto di
tutti (anche il suo, anche il mio) ciò che il signor Ferrara vuole mettere in
discussione. Il problema sta nel fatto che egli (e non solo) “gioca” sul doppio
significato di vita, come mera esistenza animale da un lato e “persona in sé”,
libera scelta, dall’altro.
_ Come ci ricorda il professor Galimberti, noi esseri umani siamo ad un tempo
funzionari della specie e persone, natura e individuo. Come funzionari della specie,
come natura, non siamo soggetti di noi stessi, non contiamo nulla se non come
strumenti della natura, atti a riprodurla, perseverarla, ubbidendo alle sue leggi.
Le quali sono sia numeriche, e quindi di massima riproduzione in modo da perpetuare
la specie grazie alla continua prolificazione dei suoi strumenti, sia qualitative,
perché la natura si seleziona da sé, predilige il migliore ovvero colui che ha
maggiori e migliori aspettative di vita e di riproduzione.

La moratoria per l’aborto ora cerca di difendere la nostra esistenza in quanto
specie, annullando il valore dell’essere umano in quanto civiltà.
_ Perché {{è la civiltà che fa dell’essere umano non solo un funzionario di natura ma
anche un individuo}} (e in buona misura è proprio Cristo che ci ha avvicinato a
questo, per quanto non sia ormai più il “Cristo” di Ferrara, di tanta chiesa, atei
devoti, di tutti coloro che la religione sembrano usarla ormai per lo più come
strumento politico).

Riflettiamo sul fatto che, {{rivendicando oggi una moratoria per l’aborto, si gettano le basi per la richiesta di una moratoria della civiltà}}. Perché allora non solo le
donne torneranno ad essere soltanto funzionarie della specie, fattrici ineluttabili,
uteri privi di autodeterminazione e scelta, ma anche gli uomini dovranno tornare a
servire la natura, a selezionarsi in base al proprio corpo, alla sua forza, alla sua
età e migliore aspettativa di sopravvivenza e discendenza.

Se si chiede oggi alle donne di spogliarsi dell’abito civile di persone
autodeterminate per restare solo con nude mammelle da latte al servizio di natura,
{{si ricordi allora agli uomini che anche loro saranno selezionati in base alla
propria forza, virilità, al proprio coraggio fisico}}, legati al palo dei sacrifici
umani quando le loro capacità di sopravvivenza in natura e riproduzione non saranno
più appetibili al proseguimento della specie. E non ci sarà cultura, denaro,
scienza, ricerca, media, potere a dar valore a un uomo dal corpo flaccido, dallo
sperma poco fertile, dall’erezione insufficiente, privo dell’ardimento fisico che lo
spingerà a lottare e perdere la vita alla conquista del cibo per la sopravvivenza e
della femmina per la riproduzione.

Ogni legge è un patto sociale, e se stringiamo quello sulla moratoria per l’aborto,
dobbiamo accettare tutti – e non solo tutte – questo patto e ciò che esso significa:
uomini e donne legati esclusivamente allo stato di natura, niente più persone,
individui, solo ineluttabili funzionari della specie.

Uomini e donne, laici e religiosi, bianchi e neri, poveri e ricchi, eterosessuali
omosessuali e transessuali, giovani e vecchi, razzi, stirpe, specie, generi, classi,
generazioni. {{prestate attenzione quando scivolate sulle fantasie di moratoria per
l’aborto}}, ricordate che fortemente attaccato ad esse vive {{il ritorno dell’individuo
a natura, la perdita di ogni forma di civiltà}}, pensiero, progettualità, scelta,
libertà, che cercano di dare un senso più ampio all’essere umano, di elevarlo sia
pure di un soffio dal puro stato di natura, dalla legge del più forte, dalla
selezione naturale. Non più persone, individui, formati e consapevoli,
autodeterminati e liberi nella scelta, ma automatici e sottomessi funzionari della
specie.

E’ questo che volete diventare firmando la moratoria per l’aborto?
_ Siete pronte e pronti?
_ E’ curioso che sia proprio l’intellighenzia bianca, occidentale e conservatrice a
gettare il germe che punta a scardinare il concetto di individuo, di persona, di
libera scelta, di civiltà, e tutto ciò che la nostra cultura ha cercato di produrre
in millenni di storia ed evoluzione. E’ facile immaginare – in un mondo ricondotto
al solo stato di natura – quali maschi e quali femmine avranno maggiori aspettative
di vita.

Se dovessi battermi per la difesa dei nostri valori, mi augurerei piuttosto di
vedere bambini di tutto il mondo accorrere alle nostre scuole, così da accogliergli
e tramandargli il nostro sapere, piuttosto che impedire alle nostre donne di
scegliere consapevolmente la propria maternità in difesa di qualcosa che solo nel
senso ristretto di natura possiamo chiamare vita, e ancora più indefinitamente
possiamo definire vita umana.
_ Perché senza utero (o organismo ospitante) quel
qualcosa non diventerà vita umana; e allora dovremo allo stesso modo chiamare vita
umana anche lo sperma (che pure fuori dell’utero non può generare) e difenderlo fino
a definire reato e punire ogni dispersione del seme?

Vogliamo tornare allo stato di natura, vogliamo difendere il principio di vita naturale (non necessariamente ancora umana), senza “interpellare” il soggetto
dell’utero che è unica condizione di sviluppo di questa vita umana? E’ questo il
patto che vogliamo siglare? Questi i nostri valori? Allora dobbiamo siglarlo tutti –
uomini e donne – e non potremo esimerci da una congiunta moratoria per ogni atto di
dispersione del seme non a fini procreativi.

{{E’ la donna che deve scegliere}} (poiché è nel suo corpo l’utero senza il quale la
vita non si forma e cresce), ed infatti comunque decide, se e in che modo far
vivere, alimentare e crescere dentro di sé, nel suo corpo, insieme con il feto, la
doppia legge di natura e di persona. {{Lo Stato}} può fornire strumenti legali,
pubblici, per affiancare questo percorso, come fa con la 194, con la prevenzione
contraccettiva, con le cure mediche, con gli asili, i servizi sociali e quant’altro.

Ma uno Stato che impedisca a una donna di scegliere, e con gli strumenti di cui la
società dispone, se diventare o meno funzionario della specie non ha più ragione di
esistere, poiché sta annullando il concetto di individuo in quanto persona e non
semplice legge di natura, concetto su cui lo Stato fonda la sua stessa nascita ed
esistenza.