Intervista ad Elisabetta Teghil in occasione della pubblicazione e presentazione in varie città del libro “Ora e qui” in cui ha raccolto le lettere da lei inviate alla rete femminista “Sommosse”.
La presentazione del libro è l’occasione per suscitare un dibattito sincero e profondo tra le femministe e le lesbiche, che ci porti a parlare del “Ora e qui”.

L’unicità e la “preziosita” di queste lettere consiste nella capacità dell’autrice di porre con intransigente radicalità ma con serenità e pacatezza i temi più scabrosi, rimossi e spesso negati dalla nostra pratica femminista. Dalla lotta armata alle compagne dimenticate, dalla dettagliata denuncia dei “tradimenti di classe” alla distruzione del mercato del lavoro, nulla ci viene risparmiato e tutto ci riporta a confrontarci con onestà sul nostro passato per costruire un futuro migliore. Senza ipocrisie e con crudele realismo Elisabetta ci porta a cercare la nostra verità : per costruire un’altra società che il femminismo insegue persegue e vuole. Vogliamo la felicità.

{{Quali sono state le ragioni di questo libro e perché il titolo “Ora e Qui” ?}}

Riguarda, fondamentalmente, la necessità che il femminismo prenda parola, con una visione di genere, su tutta la realtà circostante.
_ E’ in atto un tentativo di ricondurre le donne a quelli che vengono definiti “problemi delle donne”, un trascinamento dal femminismo al femminile che fa parte del più vasto progetto, che la società neoliberista ha messo in atto, di annullare le differenze politiche in una melassa indistinta, nella così detta “ convivenza civile”, funzionale all’ annullamento, nell’immaginario collettivo dell’idea stessa di conflitto di genere e di classe, per cui tutte/i dovrebbero concorrere al bene della nazione/patria, ricostituendo così la triade dio/patria/famiglia che pensavamo di non vedere più. Un ritorno agli anni ’50.
_ L’analisi della società in cui siamo immerse, ci permette di riconoscere come si manifestano le oppressioni, “Ora e Qui”, e di mettere in atto strategie per scardinarle.
Da qui il titolo del libro.

{{Per esempio?}}

C’è nella società neoliberista, una forte riproposizione dei ruoli, che non erano certo mai venuti meno, ma si tenta di ridefinirli in maniera funzionale ad una configurazione che fa del controllo sociale un’arma di gestione dei corpi e delle esistenze.
_ Quindi, per noi donne, è fondamentale battersi contro la meritocrazia, la gerarchia, contro concetti come legalità , norma, rispetto dell’autorità, convivenza civile perché ne va del nostro processo di liberazione.

{{Ho visto che ribadisci la necessità del separatismo nella lotta femminista. Perché?}}

Il “superamento” del separatismo, fa sempre parte del progetto di togliere “l’anima” alle lotte, e quindi anche alle nostre, e di riportarle a modalità di “sereno confronto” in una società che propone il superamento della conflittualità sociale.
_ Il separatismo viene presentato come una forma di chiusura e autoreferenzialità, mentre non è altro che una modalità di analisi e di lotta necessaria per tutte le configurazioni che subiscono oppressione di tipo trasversale, come quella delle donne che attraversa le classi ed i tempi storici.
_ Il separatismo è uno strumento a cui non dobbiamo e non possiamo rinunciare, per riconoscere e svelare le oppressioni in autonomia e per analizzarne le caratteristiche trasversali.

{{Che tipo di risposta hai avuto dalle femministe, le lesbiche, le compagne, alle questioni poste nel libro?}}

Quello che mi ha fatto molto piacere è che ogni collettivo, gruppo, singola con cui mi sono confrontata ha tirato fuori dalle lettere un argomento diverso: il separatismo, il controllo sociale, la problematica dei Cie, la medicalizzazione dei corpi, il lavoro, la sessualità, l’autorganizzazione… Significa che c’è un grande desiderio di dibattito e di affrontare le questioni.

{{Elisabetta Teghil}}, {Ora e qui. Lettere di una femminista}, ed. Bordeaux, pagg. 235, 16 euro