Il programma europeo Grundtvig ha dato il nome di {{ {discriminazione involontaria}, una forma di omofobia dal linguaggio meno acceso e più politicamente corretto }}, ma non per questo meno drammatica per chi la subisce. Nella vita di tutti i giorni il diniego che ci riguarda, insieme alla minaccia di violenza che incombe, provocano aumento dello stress, atteggiamenti di ipervigilanza, autoesclusione dalle relazioni sociali. E’ per questo che diventiamo diversi. E’ contro questo che vogliamo diventare uguali. Le violenze antigay che hanno segnato la fine di agosto con una sequenza ravvicinata di attentati hanno sciolto la lingua di politici che solitamente preferiscono tacere sulle persone omosessuali e transgender nella speranza di seppellirne le rivendicazioni.

Tuttavia il dibattito politico che timidamente si è aperto ha comunque un profilo inadeguato: il sindaco di Roma, secondo la sua cultura di destra, formula soluzioni securitarie per salvaguardare l’incolumità fisica delle persone lgbt ma senza aperture a un discorso di rispetto; il sindaco ha infatti ribadito che non darà il patrocinio ai pride e che non esiste un problema di intolleranza ma solo di delinquenza spicciola.

Questo approccio mi fa pensare allo slogan contro la pena di morte “Nessuno tocchi Caino”, ovvero pur continuando a considerare colpevoli le persone lgbt, si dice che non è legittimo fare loro violenza. Tuttavia non ci sono caini tra noi, non ci sono colpevoli perché non ci sono colpe. Amare una persona dello stesso sesso non implica alcun difetto morale, come invece sostengono gli scolarchi dell’omofobia.

In questi giorni le nostre associazioni vengono interpellate sull’impennata dell’omofobia violenta nella capitale e nel nostro paese: davanti allo spargimento di sangue, {{oggi ci si offre di presidiare le nostre sedi e i nostri locali con telecamere e camionette di uomini armati}}, mentre {{nulla si vuole fare per sradicare e prevenire il pregiudizio omofobico}}.

E’ facile immaginare che presidi di pubblica sicurezza faranno percepire alle persone lgbt la pericolosità degli spazi della comunità e che questi si troveranno isolati dalla città.
_ Per queste ragioni la [manifestazione lgbt del prossimo 10 ottobre a Roma->http://www.arcigay.it/uguali] chiederà {{diritti invece che militarizzazione}}: dall’approvazione della proposta di legge di Paola Concia al riconoscimento delle unioni civili, alle azioni positive contro i pregiudizi.

{{Non è il caso di fermarci solo alle aggressioni,}} che pure sgomentano quando avvengono a colpi di coltello o di bombe carta o di incendi facendo temere un piano organizzato. Questi crimini di odio sono in crescita e potrebbero aumentare ancora perché sono i risultati di una propaganda che umilia il modo di vivere di lesbiche, gay e trans.

Dal Family Day in poi, nulla ha fatto da argine alla riconduzione dell’omosessualità a vizio che non deve osare pretendere diritti: in parlamento partiti di governo e di opposizione hanno fatto a gara per primeggiare nel rigetto delle unioni civili, e da ogni parte si difende come libertà di opinione la pretesa di svilire e calpestare l’espressione di vita di una grande minoranza come la nostra, fino al caso della squallida canzonetta premiata a Sanremo che inneggiava alla conversione all’eterosessualità di un certo Luca.

E’ il caso di riflettere finalmente sull’omofobia quotidiana che è pervasiva e ovattata, e si alimenta anche di paternalismo e negazione.
_ Non solo a destra si evita di alludere alla vita affettiva di colleghi gay o lesbiche; non solo a destra si dà per scontato che tutte le persone devono essere in armonia con il genere di nascita; non solo a destra si sorvola sulla presenza di gay, lesbiche e trans nella storia della cultura.

Molto spesso ci sentiamo dire che siamo esagerati nelle nostre richieste, che quanto chiediamo è prematuro nel nostro paese, o che nessuno ci discrimina più, come dimostrerebbe il fatto che “c’è sempre un gay in televisione”.
_ Anche molte amiche e amici di sinistra sembrano avere un problema con le persone lgbt e fanno fatica a includerci nei loro discorsi e nei loro progetti.

A questi atteggiamenti il programma europeo Grundtvig ha dato il nome di {{ {discriminazione involontaria}, una forma di omofobia dal linguaggio meno acceso e più politicamente corretto }}, ma non per questo meno drammatica per chi la subisce.

Nella vita di tutti i giorni il diniego che ci riguarda, insieme alla minaccia di violenza che incombe, provocano aumento dello stress, atteggiamenti di ipervigilanza, autoesclusione dalle relazioni sociali. E’ per questo che diventiamo diversi. E’ contro questo che vogliamo diventare uguali.

Abbiamo apprezzato il presidente della Repubblica Napolitano che ha sottolineato l’importanza del rispetto ”nel momento in cui l’intolleranza, la discriminazione, la violenza colpiscono persone e comunità omosessuali”. Aggiungiamo che per noi {{non c’è rispetto possibile senza il riconoscimento dei diritti individuali, associativi e di coppia delle persone lgbt}}.