Ci sono comportamenti culturali che mi fanno alzare le antenne. La prima reazione dei media nostrani è stata la grande soddisfazione per l’elezione, a Presidente degli Stati Uniti, di un afroamericano. Come a dire: noi con le discriminazioni non abbiamo nulla a che fare! Poche ore dopo però sono cominciati i distinguo e con questi le identificazioni. Mi spiego. E’ stato detto: “non bisogna vedere, nel nuovo Presidente, un nero o un meticcio: è il Presidente.” E così {{ha fatto capolino quel neutro che cancella tutte le differenze.}} Ma, oggi, è proprio di queste che abbiamo bisogno!

Abbiamo bisogno di riconoscerle, di saperle guardare, ascoltare e confrontare con consapevolezza e rispetto. {{Senza fare con-fusioni}}. Un difetto che grava sia sui comportamenti privati che su quelli pubblici.

Sarebbe un grosso errore per una donna o un uomo che fanno politica in Italia dire: noi oggi vogliamo essere l’America. Perché l’Italia e l’Europa sono altro, come altra cosa sono i democratici nostrani. Non possiamo uscire dal provincialismo con voli transatlantici. Dobbiamo partire, come ci ha insegnato il femminismo da noi, {{dalla nostra storia}}, perché il rispetto dell’altro parte dal rispetto di noi stesse/i. E, questo vale sia per l’identità individuale sia per quella collettiva.

Ma torniamo a {{leggere il fenomeno con le lenti del femminismo}}. Pensiamo, ad esempio, alle capriole linguistiche che vengono fatte quando una donna viene eletta alle cariche più alte . Diventa immediatamente “uno di noi”: il direttore, il presidente, insomma il capo. Cancellando, in una sola parola, il vissuto, l’identità e l’esperienza di una persona che i nostri occhi, e dico occhi, la vedono diversa da un uomo.

Così, l’immaginario dei più, non volendola vedere come donna, la ingabbia nel neutro cancellandola, ma soprattutto cancellando la forza di un simbolico che permetterebbe di trasformare in vitale energia una debolezza millenaria voluta da altri.

Dunque, nella società in cui domina la cultura dell’immagine si preferisce, come in questo caso, {{chiudere gli occhi, non vedere le differenze.}} Bella contraddizione! E’ proprio vero che in ogni persona c’è uno struzzo!

E, così, dopo i primi momenti in cui l’occhio ha avuto la meglio anche su Obama sono calati i veli a copertura della sua differenza. Va detto e ribadito ciò che si vede: è {{un Presidente afroamericano}}. Se si dice che è solo il Presidente o che è tutti noi si cancella la forza di un simbolico che si incarna nella sua pelle e, oggi, nel suo potere. Questo è quello che può dare senso alla voglia di riscatto dei senza potere.