I Neri nostrani, non hanno chiesto permesso a nessuno, hanno fatto la
loro Corsa, in un luogo ancora senza Garante, che pure se ci fosse non
si sa cosa garantirebbe a noi, viaggiatori instancabili, alla ricerca
dell’informazione che ci dica come tornare a casa, senza ansia e
sperando che domani sia un’altro giorno, meno nero di oggi. Auguri ad
Obama. La Corsa di Obama è finita: ha raggiunto il traguardo. La vittoria di un
nero d’America ha fatto sognare e piangere d’emozione i volti di tutti
i colori di quegli States, Uniti, sia pure una volta, in un solo
traguardo.
_ Anche i Media del mondo hanno corso per entrare nelle nostre
case, ville o tuguri non ha importanza, per portarci il Sogno americano
e poi la buona Novella.

Ieri 4 novembre, data memorabile in Italia,
quella che ricordava molti Eventi mondiali, pioveva in Italia, in modo
altrettanto uniforme ma a Roma un po’ di più, tanto che un tredicenne,
non spettatore della televisione, giocava con gli amici in una zona un
po’ di verde, è rimasto schiacciato da un albero ed è morto.
_ Ce
n’erano di tutti i colori e di tutte le età a correre senza o con
ombrello, sotto la pioggia , a manifestare, a prendere in corsa, un
treno, un’autobus, un pullman per il paese, la moto o la macchinetta,
il suv o il quasi rottame, tutti uniti nella corsa del raggiungere casa
e dire basta: almeno per oggi.

Ho corso anche io, insieme ad un’amica, nera, per tornare a casa
nostra, dopo aver visto uno dei tanti uffici della Regione, dove un
bianco ci aveva invitato per trovare una soluzione al suo lavoro, alla
sua vita precaria e abbiamo attraversato Roma, da nord a sud e ritorno,
fino alla provincia non più di Roma, con treni carichi di stampa
fradicia e gratuita, donne e uomini in corsa, con un sogno e
un’impegno, una storia che basta poco, per fargliela raccontare,
aspettando.

E ho saputo allora di un’altra corsa, di trenta o di più, avvenuta di
notte, quella prima, dopo una trasmissione della Rai dal titolo “Chi
l’ha visto?” che guarda caso mi era stata raccontata dall’amica, nera.
_ Erano neri, a modo loro, pure quelli che hanno corso per tornare poi
dopo la loro Sfida, nella loro Casa, di nome Pound, signore poeta morto
a cui non hanno chiesto il permesso per lo scippo del nome.
_ E senza
permesso alcuno, l’hanno fatta la Corsa, scavalcando ogni sbarramento,
checkpoint , macchinetta obliteratrice, guardiano e guardia della
Sicurezza, alla Rai, sede storica di Via Teulada, con andata e ritorno,
tutta di un fiato e filmata in diretta.

Si da il caso che quella Corsa mi ha toccata, forse più di quella
americana.
_ Ho rivisto l’inizio della mia vita nei pressi di Via
Teulada, quando a Piazzale Clodio c’era un campo da calcio dove mio
padre si andava ad allenare, i sentieri che portavano all’Osservatorio,
ricoperti di muschio, una falegnameria e fino più a su, alla cima del
Monte Mario, senza Hilton e Antenne.
_ Poi venne la Rai, una gioia di
marciapiede dove le donne portavano le seggioline e i figli a giocare,
e poi il Tribunale ed in mezzo il capolinea di un’autobus che
attraversava Roma, partendo dal quartiere dei Prati.

Ci sono tornata a
lavorare dal 1996 dentro alla Rai, per i dipendenti della stessa e
chiunque lo voleva, come bancaria-borsinista. Avevo due tessere, una
dell’allora Banca Commerciale Italiana ora Intesa e l’altra: il pass,
per la Rai.
_ C’era tutta una trafila senza fine, aumentata di giorno in giorno, per
accedere allo Sportello: guai se eri minore.
_ Ho rivisto nel video, oggi
sono una pensionata, quel Cortile senza cavallo, dove sono passati i
divi e i divini, le sarte e gli operatori, i dirigenti e i trasognati,
i Clienti e gli Utenti, le donne amate e quelle delle pulizie…c’è
passato di tutto e chi poteva si soffermava al Bar, della Rai.
_ C’era
chi aspettava di fuori, per poter vedere il Chi, che Entrava ed Usciva,
dal luogo per eccellenza della Comunicazione Pubblica Italiana e diceva
che l’aveva magari non toccato ma visto: fortunato chi aveva un
autografo.

I Neri nostrani, non hanno chiesto permesso a nessuno, hanno fatto la
loro Corsa, in un luogo ancora senza Garante, che pure se ci fosse non
si sa cosa garantirebbe a noi, viaggiatori instancabili, alla ricerca
dell’informazione che ci dica come tornare a casa, senza ansia e
sperando che domani sia un’altro giorno, meno nero di oggi. Auguri ad
Obama.