Pubblichiamo di seguito l’intervento presentato da Franca Chiaromonte (Pd)nel dibattito in corso al Senato sui disegni di legge in materia di consenso informato unificati nel “testo Calabrò”[…] a partire da oggi questo potrebbe essere un momento di discussione utile non solo per noi legislatori, ma forse per {{un’opinione pubblica spesso non debitamente informata o costretta a fermarsi unicamente sul nodo di idratazione ed alimentazione}} che, seppur ovviamente importante, certo non esaurisce e non spiega i mille perché del mio giudizio negativo espresso in Commissione e ancora una volta oggi, in quest’Aula sul testo di legge Calabrò. […]

Il Governo pare infatti voler portare evidentemente avanti {{uno dei sogni coltivati dall’uomo, quello dell’immortalità.}} Se infatti la scienza ancora non ci ha permesso di essere immortali, essa ha tuttavia garantito nel corso degli anni un allungamento della vita, a volte anche di tipo artificiale attaccandoci a delle macchine. Il testamento biologico, mi preme ricordare quella che in questo Paese non è evidentemente un’ovvietà come in altre Nazioni europee, dovrebbe al contrario garantire di poter scegliere in piena autonomia se rimanere o meno in una vita artificiale irreversibile. Attraverso questo testo il Governo vorrebbe tentare di stabilire per legge, permettetemi la forzatura,{{ il divieto di morire}}; a questo ci fanno pensare alcune frasi dell’articolato laddove affermano, come nel caso della stessa rubrica dell’articolo 1 (Tutela della vita e della salute) e poi nel testo, laddove «si riconosce e si tutela la vita umana, quale diritto inviolabile ed indisponibile…».

{{Ecco il punto, vita indisponibile}}. Secondo lorsignori la vita è indisponibile, tranne che allo Stato e aggiungo io al medico che guadagna sempre più potere, acquisendo centralità di fronte a quello che avrebbe dovuto essere al contrario il soggetto di questa legge, il/la paziente-cittadino/a. E qui siamo al vero colpo di spugna, un colpo di spugna che fa della nostra Carta costituzionale carta straccia, in particolare nei suoi tre articoli fondamentali sul diritto individuale e diritto di cura, gli articoli 2, 13 e 32. Ma su questo non mi soffermo oltre, certa che gli interventi dei diversi costituzionalisti e colleghi del Partito Democratico si sono concentrati proprio su questo argomento.

Con il testo Calabrò si getta, altresì, {{un colpo di spugna ai diritti acquisiti e sanciti da tre leggi che hanno reso davvero avanzato il nostro Paese, la n. 833, la n. 180 e la n. 194, disarticolando nei fatti il diritto di cura e di autodeterminazione.}} Se infatti la vita oltre che inviolabile diventa anche indisponibile, come possiamo continuare a garantire ad un uomo e ad una donna di rifiutare sempre (al di là dei casi già previsti dalla Costituzione) ed in qualsiasi condizione, un trattamento medico non desiderato, garantendo in questa maniera il principio dell’integrità e della dignità dell’essere umano? Questo punto mi preme {{non solo in quanto donna e femminista ma come cittadina}} che vede giorno dopo giorno sacrificare in tristi giochi all’interno di entrambi gli schieramenti i princìpi fondanti della nostra democrazia. {{La scelta del sì o del no all’aborto e la legge che lo garantisce avrebbe dovuto essere per i legislatori una sorta di principio ispiratore di una buona legge sul testamento biologico.}} Grazie, infatti, ad un delicato lavoro si riesce a garantire alla donna che intende interrompere la gravidanza di poterlo fare sposando in questa maniera il principio della Costituzione che garantisce l’autodeterminazione dell’individuo e la libera scelta sul proprio corpo, senza però costringere altre donne a farlo (il testo Calabrò al contrario stabilisce che l’idratazione e l’alimentazione attraverso il sondino siano obbligatori per tutti, anche per coloro che non lo volessero) fino ad arrivare al rispetto del libero esercizio della coscienza da parte del medico attraverso una, ormai davvero vergognosamente abusata, obiezione di coscienza. {{Oggi si vorrebbe chiudere questa stagione di libertà personali}}, garantite senza intaccare minimamente le libertà altrui, per aprirne un’altra, quella di uno Stato o meglio di una maggioranza di Governo che stabilisce cosa è meglio e giusto per tutti, senza curarsi delle sofferenze che in questa maniera verrebbero senz’altro arrecate alle persone e alle famiglie. {{Corsie di individui in stato vegetativo}} permanente per anni e anni, il cui peso graverà sui parenti più stretti e sulle ASL, senza che peraltro si investa neppure un euro per applicare questa vergognosa imposizione.

L’articolo 5 della [Convenzione di Oviedo->http://www.portaledibioetica.it/documenti/001306/001306.htm] dell’aprile 1997, peraltro già in vigore nel nostro Paese, ma anche qui i legislatori della maggioranza riservano all’Italia un ruolo differenziato rispetto ai vincoli europei (salvo quelli invece da rispettare che non permettono, a loro avviso, di dare un assegno di disoccupazione a chi oggi perde il lavoro) ricorda che «un intervento nel campo della salute non può essere effettuato se non dopo che la persona interessata abbia dato consenso libero ed informato» e, al successivo articolo 9, «i desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un paziente che, al momento di un intervento non è in grado di esprimere la sua volontà, saranno tenuti in considerazione».

Ed eccoci al centro di una delle nostre critiche, {{l’assenza iniziale nel testo del consenso informato che, seppur tardivamente reinserito, viene nei fatti furbescamente azzerato con mille cavilli presenti nell’articolato}}. Ribadire, invece, come dovuto, che l’attività medica è sempre subordinata al consenso informato vuol dire stare sulle vere basi da cui è necessario partire per fare una buona legge, considerando, come giusto, il consenso informato come fondamento dell’alleanza terapeutica tra medico e paziente e, come aggiunge la Cassazione con sentenza n. 21748 del 2007, che esso «costituisce norma, legittimazione e fondamento del trattamento sanitario (…) senza di esso l’intervento del medico è sicuramente illecito, anche quando nell’interesse del paziente».

L’attività medica deve essere dunque subordinata al consenso informato e non come vorrebbe Calabrò e cito «in quanto esclusivamente finalizzata alla tutela della vita… della salute…», poiché in questa maniera si nega non solo la sovranità della persona su di sé e sul proprio corpo (articoli 2 e 13 della Costituzione) ma si nega nei fatti una delle componenti della libertà di scelta terapeutica.{{ Come ogni diritto di libertà, infatti, anche quello alla scelta terapeutica comprende al suo interno una libertà negativa: quella di rifiutare le cure ove esse siano percepite dal paziente come lesive della propria libertà}}. Ed infatti sempre scartabellando le carte delle diverse sentenze della Corte di cassazione ecco che troviamo che il consenso informato ha come correlato la facoltà non solo di scegliere tra le diverse possibilità di trattamento medico, ma anche eventualmente di rifiutare la terapia e di decidere consapevolmente di interromperla, in tutte le fasi della vita, anche in quella terminale. Il testo Calabrò, invece di conformarsi al consenso informato anche come diritto alla libertà negativa, ribadisce continuamente, ostinatamente e ossessivamente il divieto di eutanasia, peraltro già sancito dalla legge italiana, che appare insieme alla indisponibilità della vita unico centro di una legge che fa tutto tranne che normare il testamento biologico. Il rifiuto alle cure non può e non deve essere in nessun modo scambiato con l’eutanasia, se non colpevolmente, poiché è evidente che il rifiuto delle cure esprime semplicemente un atteggiamento di scelta da parte del malato, quello che la malattia segua il suo corso naturale. Anch’io per questo ho voluto trasmettere le mie volontà quanto ad un buon congedo dalla vita.

Il consenso informato, sottraendo il corpo alle pretese statuali e a quelle del medico, ha fatto nascere {{un nuovo soggetto morale, il paziente}} quale titolare del potere decisionale in ordine agli interventi che ne riguardino il corpo. Credo che sia a questo nuovo soggetto morale che noi dovremmo far riferimento, tentando di impedire la nuova crociata di un centrodestra che con questa legge vorrebbe imporre ai nostri cittadini qualcosa di ben peggio di quello che avevamo fino al 1978, il medico padre, portandoci direttamente allo Stato padre, anzi padrone