Pubblichiamo un estratto dell’intervento di Cinzia Sciuto all’iniziativa che si terrà oggi a Castelevetrano (Tp), alle 10,15 presso il Liceo delle Scienze umane Giovanni Gentile.Nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne parlare di come i media affrontano il tema potrebbe sembrare un argomento secondario, rispetto al fenomeno in sé. Si tratta invece, probabilmente, del cuore del problema, visto che la violenza sulle donne è innanzitutto una questione culturale.
Se si prova a cercare la parola “femminicidio” negli archivi dei giornali si scopre che essa fa la sua prima comparsa intorno al 2006-2007, per poi diffondersi sensibilmente solo negli ultimi anni. Non che prima, ovviamente, non si consumassero femminicidi, semplicemente non c’era una parola per indicare il fenomeno e i singoli episodi venivano raccontati slegati l’uno dall’altro. Dare un nome alle cose significa “creare” un fenomeno, laddove prima c’erano solo singoli accadimenti.

Da qualche tempo, molto lentamente e con grandi lacune, alcuni mezzi di comunicazione (parliamo di carta stampata, la tv è ancora all’anno zero) hanno deciso di tirar fuori dal flusso indistinto degli avvenimenti i casi di donne uccise per aver osato mettere in discussione il loro ruolo e hanno iniziato a dare a questi fenomeni il nome di femminidio (anche se qualcuno ancora storce il naso di fronte a questa parola). Finché non ha un nome, un fenomeno non esiste (e quindi, per esempio, non esistono dati ufficiali su quel fenomeno).

[Continua su animabella->http://blogspot.us6.list-manage.com/track/click?u=cc32082923374c9614cc34c8d&id=ee413f3c74&e=c3019d0892]