Le forme di pensiero e pratica politica reale, antagonista allo “stato delle cose presenti”, si moltiplicano. Bisogna avere almeno un luogo in cui si possa discutere sulla natura della crisi e sugli sbocchi che si vorrebbero determinare.

La sinistra si frammenta di continuo, per alcuni torti e un paio di ragioni.

I torti pesano di gran lunga di più, perchè assecondano pigrizie meschinità e desideri immediati, o di breve prospettiva. Si può dire che {{si frammenta per miopia fisica mentale ed etica.}}

Il guaio è grosso perchè molto spesso modi siffatti rendono impossibile un qualsiasi discorso. Il migliore esempio di tale piccineria sono i dibattiti che avvengono non nel merito, ma sull’uso di parole che diventano iconiche, insomma che determinano quell’arresto del pensare tipico dell’ ideologia come falsa coscienza (a voler dare una spiegazione “nobile”).

In casi di tal tipo c’è ben poco da fare: si tratta di difficoltà accecanti: se si può, bisogna aggirare l’ostacolo non rispondendo o non litigando: lo scrivo e so quanto sia difficile farlo, mi freno a fatica da scritture iraconde, per fortuna non tutti pubblicano tutto.

Il secondo grave torto è di {{attribuire un peso diverso a termini ugualmente importanti}}. Ad esempio ed è un esempio che pesa tonnellate, durante l’ultimo congresso di Rifondazione, l’articolo 1 dello statuto fu votato all’unanimità e dice che Rifondazione è anticapitalista e “antipatriarcale”: probabilmente molti non sapevano che cosa votavano: si chiama {{astuzia della ragione}}. Sarebbe una fortissima base della discussione e comunque hanno votato. In conseguenza di tale voto bisogna ripassare criticamente tutta la storia del movimento operaio di tradizione marxista, anarchica, trotzkista, leninista, socialdemocratica, capire perchè non ce n’è stata una di tradizione luxemburghiana, ecc.ecc., nonchè le correnti sociali cristiane, perchè {{patriarchi ce n’è ovunque}}.

Ma ve l’immaginate una che proponesse l’unità della sinistra sulla base dell’anticapitalismo e dell’antipatriarcato? minimo sarebbe giudicata utopista e stravagante, proprio come Rosa Luxemburg!

E qui arriviamo ahimè alle ragioni: {{non vi è somiglianza di analisi e giudizio sulla crisi in atto e nemmeno voglia di costruire un luogo di dibattito serio}}: è una crisi congiunturale? è strutturale? dipende dalla finanziarizzazione dell’economia o da singoli parziali errori rimediabili? su questo bisognerebbe discutere.

Personalmente penso che si tratti di una crisi strutturale e che da molti indizi{{ si possa cominciare a credere che sia l’inizio della crisi finale del capitalismo}}: durerà con alterne vicende molto a lungo, tanto che certamente io non ne vedrò la fine, ma troppi sono gli indizi di pensieri e soggettività significative che si orientano alla costruzione o almeno alla {{progettazione di “altro”:}} il femminismo che pratica una cultura politica, forme di azione e pratiche e relazioni che sono “altro” da ciò che esiste; il movimento operaio che si affaccia di nuovo con la politicità delle sue richieste, non più rinchiudibili in orizzonti tradeunionisti; la politica estera che deve riprendere orizzonti internazionalisti; e ovviamente il movimento altermondialista. {{Le forme di pensiero e pratica politica reale, antagonista allo “stato delle cose presenti”, si moltiplicano.}} E il capitalismo anche avanzato e persino democratico non ce la fa: lo si è visto dal tentativo del primo e secondo governo Prodi. Lo si vede dalle difficoltà di Obama e dal risorgere di criteri keynesiani per affrontare la crisi, ricette che -lo si sa dall’autore- sfociano nell’aumentare le spese pubbliche più facilmente dilatabili, quelle per armamenti.

{{ Non c’è nulla da fare? anzi moltissimo}}: Rosa, della quale seguo in modo non imitativo le analisi e i giudizi dice che, quando si avvicina questa crisi, si palesa anche la famosa antinomia : “socialismo”(o comunismo e femminismo, o pace, o ricomposizione della storia politica con la storia naturale per avere infine una vera storia umana o un altro mondo) o “barbarie”.

Ma tutto porta verso la barbarie, se non si agisce contro, il che comporta nella fase attuale il massimo di antagonismo e il massimo di abilità, proprio ciò la cui mancanza fu all’origine dell’assassinio di Rosa e alla sconfitta degl spartachisti: una sommossa da lei giudicata sbagliata nei metodi e nell’analisi, ma che seguì con una obbedienza socratica, e la caduta di Weimar e l’inizio del nazismo che in economia seguì le ricettte keynesiane, come lo fece Roosevelt negli USA, con una tendenza alla guerra, che infine arrivò fino a provocare la seconda guerra mondiale.

{{ Bisogna avere almeno un luogo in cui si possa discutere sulla natura della crisi e sugli sbocchi che si vorrebbero determinare}}, se la costruzione di una complessa ipotesi rivoluzionaria o un componimento socialdemocratico o l’assalto al palazzo non si sa di che stagione. Se non basta la grandezza degli esiti possibili a bruciare le nostre meschinità, in questo caso la sorte è già segnata. Ma credo che, {{con l’aiuto dell’astuzia della ragione e della durezza della storia}} sia ancora possibile scuotere via le cose piccine e meschine, così mi auguro e per questo fine lavoro.