Il caso di Cataldo ci suggerisce ancora una volta di non banalizzare e semplificare il fenomeno complesso della violenza alle donne e di appropriarci di una “narrazione non convenzionale della violenza alle donne” attraverso l’impegno non solo dei soggetti coinvolti al suo contrasto ma della società civile tutta.Sono sposati da 13 anni. Hanno una bimba di tre. Lui è Massimo di Cataldo, un cantautore che si esprime attraverso versi di amore, lei Anna Laura Millacchi, un’artista contemporanea eclettica che denuncia attraverso facebook le reiterate violenze agite dal compagno.
Ieri il caso è rimbalzato su tutti i social network e i quotidiani nazionali, cogliendo di sorpresa il cantautore romano che smentisce ufficialmente quanto riportato dalla ormai ex moglie e ribadendo che l’ha amata e l’ama ancora.

La denuncia di Anna Laura non può non interrogare chi quotidianamente svolge un lavoro di sostegno per le donne che cercano di uscire da una relazione violenta.
Alla luce di quanto accaduto siamo ancora più convinte dell’importanza di mettere a tema il fenomeno dell’amore e della violenza di genere, di indagare il loro l’intreccio, di comprendere la complessità del ”cosiddetto amore che uccide”.

Non si tratta di legittimare l’idea dell’amore passionale, che conduce alla rabbia e alla gelosia incontrollata, ma di avviare una riflessione profonda sul concetto di amore e di includerlo all’interno delle analisi sulla violenza di genere.

Attraverso anni di lavoro frontale abbiamo raggiunto la consapevolezza che l’amore pervada a più livelli la narrazione di moltissime donne incontrate all’interno dei nostri spazi d’ascolto e di come sia, pertanto, necessario partire dalla sua definizione, dal sistema che lo sottintende, per poter comprendere appieno la storia personale, soggettiva, emotiva di una donna che coraggiosamente decide di elaborare la sua storia di violenza.

Troviamo altresì superficiali ed fuorvianti i toni con cui moltissime persone parlano di femminicidio e della violenza contro le donne, facendone una narrazione convenzionale, deterministica e vittimizzante.
Spesso ci si meraviglia che le donne perdonino gli uomini violenti, che non li lascino al primo sopruso, sì da contribuire ad innalzare intorno a loro le barriere invisibili che contraddistinguono la violenza nella relazione affettiva.

Ieri sul banco degli imputati è salita anche l’ex moglie di Di Cataldo, giudicata per aver denunciato le violenza subite solo alcuni anni dopo attraverso il social network, mettendo così in discussione l’autenticità della sua denuncia.

Il caso di Cataldo ci suggerisce ancora una volta di non banalizzare e semplificare il fenomeno complesso della violenza alle donne e di appropriarci di una “narrazione non convenzionale della violenza alle donne” attraverso l’impegno non solo dei soggetti coinvolti al suo contrasto ma della società civile tutta.

Questa è l’ambizione a cui punta { {{Seduzioni d’amore – per una narrazione non convenzionale della violenza contro le donne}} }, titolo della III edizione della scuola estiva BeFree(Cooperativa sociale contro tratta violenze discriminazioni) che avrà luogo presso il centro “La Casa di Martino” (San Martino al Cimino (VT) dal 30 agosto al 4 settembre 2013.