Pubblichiamo, dal sito www.facciamobreccia.org, un comunicato del collettivo femminista Mai state zitte sul corteo che si è tenuto a Milano l’8 marzo.Noi e i nostri ovuli | Stampa |
NOI E I NOSTRI OVULI

‘Io sono soltanto mia, non della Regione Sagrestia!’: eravamo un centinaio, l’8 marzo a Milano, ad urlare questo slogan durante il corteo funebre dell’ovulo non fecondato.
Non ci importa aggiungere zeri per far credere che fossimo tante. Ci importa invece rilevare che nella città in cui soltanto un anno prima 200mila donne erano scese in piazza per dire ‘Giù le mani dalla 194’, quando poi la 194 viene erosa davvero, come nel caso delle recente delibera della Regione Lombardia sul seppellimento dei feti, le donne latitano. Perché?
Perché non siamo in campagna elettorale? Perché la delibera regionale è passata anche grazie al voto ‘distratto’ dell’opposizione? Perché questa stessa opposizione dice di abbassare i toni sulla faccenda e cerca di insabbiare tutto o di risolverlo con miseri comunicati?
Sono tante le ragioni e gli interessi che stanno alle spalle di questo ritorno nel silenzio. Ma una cosa è certa: al silenzio di un centro-sinistra che ‘distrattamente’ butta le donne in pasto all’integralismo formigoniano si è aggiunto anche quello dei media che questo centro-sinistra lo sostengono.
Nonostante i comunicati stampa che annunciavano la manifestazione siano stati mandati a tappeto, nessun giornale ha pubblicato mezza parola. Il Manifesto non ha neppure messo l’annuncio del corteo nella pagina delle iniziative locali; Repubblica ha dedicato tre articoli alla confusione che si è creata negli ospedali lombardi, con feti che da un mese stanno nei congelatori in attesa che le direzioni sanitarie degli ospedali abbiano precise indicazioni dalla Regione sullo smaltimento, ma non una parola sul nostro corteo funebre; Radiopopolare, emittente locale di informazione ‘libera’, ha completamente ignorato l’iniziativa, dedicando invece l’intera mattinata dell’8 ad intervistare alcune femministe milanesi sul corteo che si terrà a Roma il 10; Liberazione ha perfino detto alla potenziale giornalista che avrebbe scritto l’articolo che siccome non eravamo in tante era inutile parlarne. Inutile?!
Questo il clima nonostante il quale abbiamo raggiunto il nostro primo obiettivo: fare informazione, rompere il silenzio e l’omertà sulla delibera feti-cista. Nei giorni precedenti l’iniziativa, così come durante il corteo, abbiamo distribuito centinaia e centiania di volantini informativi, abbiamo parlato con le donne scoprendo che nessuna sa nulla di ciò che il consiglio della Regione Sagrestia ha votato, ma quando poi lo sa s’incazza; e quando poi scopre che non solo si tratta di un attacco deliberato all’autodeterminazione delle donne ma che ha pure costi incredibili sul piano economico s’incazza ancora di più: per il seppellimento dei feti abortiti la spesa annua prevista nel territorio regionale raggiungerebbe, infatti, la cifra di 1.325.000 euro.
Rivendichiamo la nostra scelta di smuovere il pantano milanese e lombardo, di scendere in piazza per difendere il diritto ad autodeterminarci, di rompere il silenzio asservito di buona parte del femminismo milanese.
E ringraziamo tutte le donne che hanno partecipato al corteo funebre venenedo anche da fuori città, come il collettivo Erica di Como; ringraziamo la Banda degli ottoni a scoppio che ha accompagnato il corteo con le marce funebri; ringraziamo la Rete delle donne di Bologna che ha sostenuto l’iniziativa; ringraziamo i portali femministi e lesbici che hanno pubblicizzato l’iniziativa e le compagne delle radio davvero libere ­ Black out di Torino, Onda d’urto di Brescia, Onda rossa di Roma – che hanno fatto servizi e interviste su questo gravissimo attacco integralista contro l’autodeterminazione delle donne.
Noi e i nostri ovuli torneremo presto per strada, volantinando fuori dagli ospedali e dai consultori per continuare ad informare, presidiando la Regione quando sarà – o se non sarà al più presto – ridiscussa la delibera feti-cista. Torneremo in piazza ogni volta che qualcuno cercherà di metterci i preti nelle mutande. Torneremo per difendere e affermare il diritto all’autodeterminazione, senza padrini né padroni. Non staremo mai zitte!

Maistat@zitt@