Dopo la pubblicazione dell’intervento di Maria Grazia Campari “La costituzione e noi”, riteniamo utile riprendere da “il foglio del paese delle donne” n. 3/1997, la proposta di un preambolo alla Costituzione italiana emersa dal confronto fra donne impegnate in percorsi didattici di trasmissione della storia e sui nessi fra identità e cittadinanza. Questo Preambolo e la presentazione fatta allora da Emma Baeri, testimoniano che il rapporto fra le donne e la Costituzione italiana è proseguito nel tempo avendo come fulcro il desiderio di “dare alla cittadinanza femminile un corpo politico”.

-{{Proposta di un preambolo alla Costituzione italiana}} (a cura di {{Emma Baeri}}, Catania 23 gennaio 1997)

Il decreto del ministero della Pubblica istruzione, che concentra sullo studio del Novecento l’attenzione dell’intero sistema scolastico e la problematica riforma costituzionale di cui una commissione bicamerale dovrebbe farsi carico, hanno accelerato la mia riflessione su un tema che mi sta a cuore: la cittadinanza femminile.

In un momento in cui la politica istituzionale sembra voler muovere gli scenari della società italiana, noi, le donne, sembriamo calcare un’altra scena, parallela, se non invisibile, a quella in cui vengono agiti mutamenti che hanno la pretesa di incidere sul verso e sul senso della storia.

Sento che è arrivato il tempo di osare di nuovo un progetto vecchio di duecento anni, un Preambolo alla Costituzione italiana che riprenda il filo del discorso spezzato dalla ghigliottina che nel 1793 cadde sulla testa di Olympe de Gouges: quale Dichiarazione dei diritti della Donna e della Cittadina, oggi?

Si tratta di assumersi la responsabilità di un legame tra politica e storia che, partendo dalla nostra esperienza, rimotivi di continuo l’interrogazione del passato, dove si trovano le origini dell’incompiutezza di cui soffriamo. Al cuore della storia del Novecento sta infatti la nascita del soggetto politico femminile, che ha mosso la ricerca e la didattica della storia (e non solo) verso una inedita relazione tra i soggetti nel tempo, in cui conoscenza e riconoscenza si intrecciano ad ogni passo.

Constato, constatiamo tuttavia, che la forza di questo evento, che ha modificato le nostre vite quotidiane, non ha intaccato le rappresentazioni della cittadinanza femminile, che resta neutralizzata nell’universalità del soggetto maschile. Infatti, nessun patto costituente le moderne democrazie occidentali prevede l’iscrizione delle donne come cittadine, uguali e differenti insieme. Tra i timori di una deriva reazionaria, che potrebbe trascinare con sé la differenza delle donne, e la difficoltà di trovare forme politiche idonee alla sua significazione, questo nesso non è ancora trascritto nella nostra Costituzione.

Questa situazione è ormai insostenibile, poiché inceppa di continuo il senso di appartenenza delle donne ai luoghi, privati e pubblici, nei quali si si costituiscono i percorsi e i progetti della felicità civile.

Un Preambolo potrebbe essere un modo per porre la questione al centro, e aprire un dibattito generale. Un Preambolo che nel rispetto dell’integrità della Costituzione scritta dai padri e dalle madri fondatrici della nostra democrazia, la ricontestualizzi a partire dal compimento della cittadinanza femminile.

Senza questo gesto è impensabile proporre uno studio del Novecento che sia storiograficamente attendibile nelle sue fonti, nei suoi percorsi e approdi, né appare sensata la sua trasmissione alle nuove generazioni.

Questa proposta di Preambolo è maturata nel confronto lungo e costante tra alcune donne di Catania, Mantova, Bologna, Venezia, Milano, Pinerolo, Orvieto, sui temi della riforma didattica nella trasmissione della storia, e sui nessi tra identità e cittadinanza. Senza queste relazioni essa non avrebbe avuto contesto politico, parole adeguate, e la determinazione necessaria a nascere.

Il dibattito è aperto in questi luoghi. E’ nostro desiderio che esso si allarghi fino a coinvolgere donne e uomini anche in Parlamento.

Chiediamo alle testate che ci ospitano di dare la più ampia visibilità a questo nostro desiderio che converge su un punto elementare: dare alla cittadinanza femminile un corpo politico.

-{{Costituzione della Repubblica italiana}}
_ {{Preambolo}}

{Noi, Cittadine e Cittadini della Repubblica Italiana, nata il 2 giugno 1946 dalla Lotta di liberazione antifascista, nel confermare i principi che hanno fondato in quegli anni questo patto costituzionale di civile convivenza, intendiamo ridefinire il contesto storico, politico, giuridico, simbolico, alla luce di una compiuta cittadinanza femminile, ormai acquisita nel senso comune della vita quotidiana delle donne e degli uomini di questa Nazione.

Ciò significa:
– Affermazione della sovranità delle donne sul proprio corpo, sia nell’esperienza e nelle rappresentazioni della sessualità, sia nell’autodeterminazione della maternità e nella significazione della relazione materna, in conformità con quanto stabilito nella conferenza di Pechino del 1995, e accettato dalla comunità internazionale come nuova definizione dei diritti universali.
– Inviolabilità del corpo femminile quale fondamento di un nuovo patto di civile convivenza tra gli uomini e le donne.
– Risignificazione della parola lavoro, tutte le volte in cui essa appare nella Costituzione, come l{avoro di cura} e {cura del lavoro,} con ciò intendendo stabilire un nesso inscindibile e reciproco tra lavoro produttivo e lavoro riproduttivo, a garanzia della felicità privata e pubblica delle donne e degli uomini.
– Affermazione dell’uguaglianza, sia come equità nell’accesso alle risorse, sia come equivalenza nell’iscrizione del diritto di cittadinanza e nella fruizione dei diritti che ne conseguono, per una compiuta e concreta libertà delle donne e degli uomini, nelle loro relazioni.

Catania gennaio 1997

}