bambineAll’Ordine Nazionale dei Giornalisti Italiani: Non esistono le “baby squillo”, esistono le bambine ed esistono i pedofili.  Una petizione per un uso corretto del linguaggio. Certe parole possono essere dei marchi a fuoco. E’ bene non usarle!   Non esistono le “baby squillo”. Esistono le bambine. Esistono i pedofili. Niente altro.

Cosa chiediamo?

Chiediamo che questo termine sbagliato, fuorviante, non venga più usato dalla stampa e dai media italiani.

Chiediamo che l’Ordine Nazionale e, insieme, gli ordini regionali e provinciali, dei giornalisti italiani adottino una forma di autoregolamentazione per la moratoria su stampa e media di questo termine.

Non esistono prostitute bambine, non esistono baby squillo. Esistono vittime. Un minore è un minore e proprio perché minore ha in tutta la la legislazione internazionale forme sacrosante di tutela. Il termine è sbagliato e sposta pericolosamente l’oggetto del racconto dai colpevoli alle vittime.

In questo caso le vittime sono bambine e bambini, che in tutta la legislazione internazionale sono e devono essere considerati innocenti. Sempre. Vittime, sempre. Ogni titolo sbagliato è un’ulteriore atto di accusa, di discrimine, di violenza.

Non esistono le baby squillo, non decidono autonomamente di fare sesso con adulti. Ma viceversa. Come non esistono le baby kamikaze, non decidono autonomamente di andarsi a far esplodere, sono adulti che lo decidono per loro. Cerchiamo di combatterle le perversioni e le violenze, definendole in modo chiaro, non di annebbiarne i confini.

Questa è la versione italiana di un’istanza internazionale in accordo l’indagine e la richiesta promossa dalla Human Rights Project for Girls (Rights4Girls).

Questa richiesta, sotto forma di petizione ( https://www.change.org/p/associated-press-stop-using-the-term-child-prostitute-2 ), è stata accolta recentemente dall’ Associated Press degli Stati Uniti. Se è stata accolta da una delle comunità giornalistiche più libere e mature del mondo crediamo possa essere accolta in ogni altro Paese, compreso il nostro. Non attraverso atti legislativi ma sotto forma di libera autoregolamentazione degli Ordini e dei professionisti della stampa.