Promossa dal Coordinamento delle assistenti familiari e dall’Istituto
Fernando Santi si è svolta sabato scorso in Roma, in via del Porto
Fluviale, l’assemblea delle assistenti familiari del quadrante ovest della
città.Kadija a nome del Coordinamento ha illustrato all’affollata assemblea
le ragioni alla base della costituzione, nei mesi scorsi, del
Coordinamento stesso su iniziativa delle donne che hanno superato i corsi
per assistenti familiari promossi da Comune e Provincia di Roma.

“Tutte le oltre 1700 donne che dopo aver frequentato i corsi di 120 ore
hanno ottenuto l’attestato del Comune e della Provincia –ha detto Kadija-
debbono essere messe nella condizione di poter acquisire il profilo
regionale frequentando corsi promossi dagli enti locali, previo
riconoscimento delle 120 ore come credito formativo “.

“Il coordinamento- ha proseguito Kadija- chiederà alla Regione Lazio di
non lasciare alla iniziativa del singoli la risoluzione di un problema del
quale essi non sono responsabili ma di programmare l’adeguamento formativo
che non si è voluto prevedere quando nel 2007 venne definito con DGR il
profilo regionale dell’assistente familiare.
_ E’ interesse anche delle
famiglie italiane vedere qualificato il lavoro di cura. {{Non è possibile
che si crei nel Lazio un mercato del lavoro con due tipi di assistenti
familiari}}”.

Intervenendo per l’Istituto Fernando Santi Rino Giuliani ha confermato
l’apprezzamento ed il sostegno al Coordinamento, {{autorganizzazione delle
assistenti familiari a difesa della propria professionalità}}.
“Oggi, con l’approvazione del “pacchetto sicurezza” al senato- ha aggiunto
Giuliani- anche le assistenti familiari irregolari sarebbero fuorilegge.
Non vi è alcuna certezza sulla vantata assenza di effetti retroattivi.
_ Il
governo che ha voluto una {{legge complessivamente inaccettabil}}e che va
contro i diritti umani degli immigrati, deve {{precisare, con un
provvedimento specifico, che la legge che ha fatto diventare reato la
clandestinità non è retroattiva}}”.