Asia Argento

C’è evidente separazione tra chi ha apprezzato e ringraziato la coraggiosa denuncia di Asia Argento e chi invece, dalla sua precisa denuncia, ha preso spunto per insulti e veri e propri esercizi di pornografia.

Ci sentiamo a nostro agio nell’essere una parte e vogliamo smentire l’apparente unanimità delle condanne contro le violenze degli uomini sulle donne.

Quello che abbiamo sentito in questi anni, infatti, non si concilia con il silenzio a cui le donne sono costrette. Anche il mondo del cinema e della televisione si appropria delle nostre parole, “fa la lezione” anche alle donne, omettendo di fare ciò che realmente può: denunciare ciò che avviene sistematicamente nel “back-stage”.

Nel nostro paese, politica e spettacolo sono legati da un patto del silenzio che si è fatto sfacciato con la presa di importanti snodi istituzionali da parte di Berlusconi, il più importante produttore Italiano di trasmissioni e produzioni televisive fondate sull’insulto alle donne.

Proprio mentre il movimento internazionale delle donne elaborava la difesa globale contro la violenza degli uomini, la sottocultura da bordello, di cui il padrone di Mediaset è portavoce, ha spinto la propria arroganza a comunicare che i reati contro le donne, nella realtà, facevano parte di una logica fondativa del rapporto uomo-donna.

Non solo grazie a tutto questo, ma anche grazie a questo, in Italia, la convenzione di Istanbul, le carte dei diritti si scontrano con gerarchie maschili spregiudicate e potenti, riarmate di fronte alle reazioni delle donne, che sono sempre meno tollerate.

L’intolleranza di sempre è divenuta più scurrile di fronte alle azioni e le reazioni femminili, singole o collettive, che hanno mostrato un aspetto del potere che dà rifugio ai mascalzoni e che usa la violenza maschile come strumento di moderazione individuale di governo dell’ordine sociale.

La denuncia di Asia Argento ha disturbato gli abitatori della zona franca, dove le leggi dello stato sono sottoposte alla logica “dell’io sono io e voi…”. Li ha disturbati e molto e dovunque le donne lavorano e sanno di dover tenere in conto la possibilità di essere molestate, ricattate, a volte cacciate, da chi pensa di possederle per aver pagato loro lo stipendio.

Noi stiamo nella parte che abbiamo sempre dichiarato, quella delle testimoni. Non abbiamo mai creduto di poter far collimare le pretese degli uomini con la libertà delle donne che, quando testimoniano di sé vanno credute e sostenute.  Noi restiamo qui per sostenere la prossima testimone di fronte a tutti coloro che credono basti insultare per fermare la libertà femminile.   (Napoli, 24 ottobre 2017)

Weinstein e lo scandalo sessuale, Asia Argento: «Io violentata a 21 anni dal produttore»  Il racconto dell’attrice italiana segue quello di molte altre sue colleghe americane.La scena dello stupro rievocata in un film dell’attrice figlia di Dario Argento.

Articolo di Elisabetta Montanari su Il Corriere della Sera

Asia Argento in Amore Criminale

Una trama da film, quasi una leggenda, il fatto che un’attrice debba passare per il divano del produttore per fare carriera. Eppure è successo proprio così e lo scandalo sessuale ora coinvolge una delle più grandi case di produzione cinematografica di Hollywood, la Miramax, e il suo co-fondatore, Harvey Weinstein. Anche l’attrice italiana Asia Argento ha subito violenza dal produttore e racconta, per la prima volta al giornalista del «New Yorker» che conobbe Weinstein dopo aver girato il film «Una donna da salvare», in cui recitava la parte di un’affascinante ladra. Il film era stato distribuito in America dalla Miramax.

Il party che era una trappola

«All’epoca, era il 1997, avevo solo 21 anni – racconta Asia – e ero stata invitata da uno dei produttori della Miramax a un party sulla Costa Azzurra, all’hotel Cap Eden Roc». Durante la serata Weinstein l’aveva accolta e portata al piano di sopra, ma non c’era in realtà nessuna festa, solo una stanza d’albergo vuota. «Io ho chiesto al produttore che mi aveva accompagnata dove era la festa. E lui ha risposto: «Siamo arrivati troppo presto..» e poi mi ha lasciato sola con lui. All’inizio Weinstein l’ha riempita di complimenti per la sua interpretazione. Poi è andato in bagno e è ritornato con addosso solo una vestaglia e con una bottiglia di crema per il corpo in mano. Mi ha chiesto di fargli un massaggio». A questo punto l’attrice racconta di avergli fatto il massaggio e che poi lui l’ha costretta a aprire le gambe e a subire un rapporto orale, nonostante lei gli avesse più volte detto di non farlo. «Ero terrorizzata, lui era grande e grosso. Non si sarebbe fermato davanti a un no. È stato un vero incubo».

«Dopo la violenza, ha vinto lui»

L’attrice va avanti con il suo racconto terribile e ricorda come a un certo punto abbia smesso di ribellarsi e abbia perfino finto che le stava piacendo per farlo smettere più in fretta. «Il fatto di non averlo respinto fisicamente mi ha fatto sentire responsabile. Se fossi stata una donna forte mi sarei ribellata, gli avrei tirato un calcio e sarei scappata via. Ma non l’ho fatto. Per questo mi senti colpevole». Dopo questo primo incontro, Harvey Weinstein ha continuato a contattare l’attrice, offrendole regali costosi e mostrando di essere ossessionato da lei.

«Davanti a lui ero piccola, stupida e debole»

Asia Argento ha avuto altri incontri anche sessuali con il produttore e ha raccontato che si sentiva obbligata dal fatto che lui avesse tanto potere, a cedere alle sue richieste: «Ho pensato che avrebbe distrutto la mia carriera se gli avessi detto no. Quando ero davanti a lui mi sentivo piccola, stupida e debole»

La scena della violenza in «Scarlett Diva»

Anni dopo l’attrice ha diretto e recitato la stessa scena della violenza nel cortometraggio «Scarlett Diva» del 2000. Nel film, che la stessa Argento ha scritto e diretto, si racconta la storia di un produttore che aggredisce un’attrice in una stanza d’albergo, le chiede un massaggio e poi la violenta. Esattamente quello che è accaduto nella realtà.

Il silenzio per 20 anni

Infine Asia Argento racconta: «Dopo la violenza, ha vinto. Sono passati 20 anni da quella storia e se non l’ho fatta uscire prima è perché avevo paura. Lui ha fatto male a tante persone in passato».

La denuncia di Gwyneth Paltrow e Angelina Jolie

Molte altre attrici americane hanno denunciato le molestie e, in alcuni casi, anche le violenze di Weinstein. Anche due grandi star di Hollywood come Gwyneth Paltrow e Angelina Jolie hanno ora raccontato le molestie che hanno subito quando erano ancora delle giovani attrici in cerca di fama. Le prime a puntare il dito contro il produttore sono state Rose McGowan, famosa per la sua partecipazione alla serie «Streghe», e Ashley Judd. Ma poi si sono unite alle loro denunce anche Mira Sorvino e Rosanna Arquette.