Domenica 25 novembre: da Kabul giunge a Napoli la giornalista afgana Jamila Mujahed per portare la sua testimonianza in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donneAnche la città di Napoli lancia un forte messaggio di sensibilizzazione sui diritti negati in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne del 25 novembre, facendo arrivare direttamente da Kabul Jamila Mujahed, la nota giornalista afgana presidente di {{The Voice of Afghan Women’s Association}} and Radio, organizzazione non governativa di donne professioniste in ambito di mass-media.

Jamila sarà per la prima volta nella città partenopea in occasione della presentazione del libro [BURKA->464]!, edito da Donzelli e patrocinato da Amnesty International, di cui è autrice insieme alla fumettista Simona Bassano di Tufillo.
_ Nel libro, infatti, si incontrano le tavole a fumetti di Simona, artista napoletana in arte Sbadituf laureata in Arti Visive al D.A.M.S. di Bologna e in Grafica presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli ( fondatrice del movimento artistico Direzione Obbligatoria che promuove collettive tematiche basate sui principi di pluralità, ironia e impegno) e i testi che Jamila ha scritto come testimonianza della vita vissuta quotidianamente con il burka addosso.

La Presidenza del Consiglio comunale e l’Assessorato alle pari opportunità, in collaborazione con Amnesty International, hanno organizzato, infatti, per domenica {{25 novembre alle ore 11}}, presso la {{sala multimediale del Palazzo del Consiglio comunale in Via Verdi 35}}, la presentazione del libro in cui, per la prima volta, le due autrici si incontreranno, alla presenza di Leonardo Impegno, Presidente del Consiglio comunale di Napoli, di Valeria Valente, Assessore alle pari opportunità e di Riccardo Noury, Direttore nazionale della comunicazione di Amnesty International. L’incontro sarà moderato dalla giornalista Giuliana Caso. Le 24 tavole a fumetti del libro resteranno esposte nella sala multimediale di Via Verdi fino al 9 dicembre(ingresso gratuito dalle ore 9 alle ore 19).

Dal confronto fra i fumetti, che l’artista Simona Bassano di Tufillo presenta con una grande sensibilità e toccante ironia, e la scrittura autobiografica di Jamila intitolata “La mia vita a Kabul” in cui racconta la sua esperienza di vita ripercorrendo l’iter di violenza dal governo mujahidden alla presa di potere dei Taliban, nasce un libro che vuole contribuire a riflettere sulla condizione di vita delle donne afgane, quotidianamente coperte dal burka e private dei loro diritti e della loro identità. Dall’incontro fra queste due culture non scaturisce una denuncia o un giudizio sulla situazione afgana, ma piuttosto un desiderio di far nascere in ognuno di noi degli interrogativi che possano farci riflettere su una realtà lontana dalla nostra. Come sarebbe la Gioconda privata del suo sorriso e coperta da un velo nero? O una carta d’identità con la foto di una donna che indossa il burka? Fare le cose più semplici come mangiare, bere e baciare con un burka addosso?

Napoli si inserisce così nel coro mondiale che domenica vuole richiamare l’attenzione su uno dei problemi più gravi che affligge il nostro pianeta e che, in Italia, vede in programma numerose manifestazioni dal nord al sud della penisola.
_ {{La testimonianza di Jamila}}, che da anni è impegnata nel suo paese nella sensibilizzazione delle donne sui loro diritti, rischiando continuamente la vita, è un evento unico reso ancora più importante dalla difficoltà di far giungere la giornalista afgana in Italia.
_ Il suo impegno, nonostante le minacce ricevute, non si ferma, ed è diretto soprattutto alla donne del suo paese. Jamila, infatti, è fondatrice ed editrice della prima rivista femminile afgana, “Malalai” (dal nome di una donna Combattente: rivista indipendente del dopo-regime talebano, nata nel febbraio 2002 con lo scopo di incoraggiare le donne ad esercitare i loro diritti e insignita, per questo motivo, di importanti riconoscimenti internazionali).
_ Nel 2001, dopo 5 anni di assenza assoluta delle donne dal sistema dei media, è stata lei ad annunciare dai microfoni di Radio Kabul la caduta dei Talebani (la radio era l’unico media sopravvissuto al governo talebano, che aveva distrutto la tv in quanto colpevole di veicolare immagini e film).

Con l’aiuto dell’UNESCO mette su la prima stazione radio interamente dedicata alle donne: The Voice of Afghan Women’s Radio, una vera e propria rivoluzione mediatica per le donne afgane. Non a caso, alcuni estremisti, preoccupati del crescente potere delle donne, hanno fatto pressioni su Jamila per ottenere la chiusura di Malalai e della neonata stazione radio, arrivando anche a minacciarla di morte, ma senza per questo intaccare la sua determinazione.

Jamila si è candidata ed è stata votata, nel 2003 e nel 2004, come vice direttrice e portavoce del Loya Jirga, il tradizionale gran consiglio afgano, una grande assemblea tribale di tutte le etnie e clan afghani per scrivere la nuova costituzione del Paese, ottenendo vittorie importanti come pari diritti per uomini e donne nella Costituzione, aumento del25% dei seggi femminili in Parlamento e visibilità per problematiche legate alla salute e all’educazione femminile.

Per la sua attività Jamila ha ricevuto l’apprezzamento ufficiale da parte di alte cariche internazionali oltre che da parte del presidente afgano e della sua consorte. Sui suoi sforzi per l’emancipazione femminile sono stati scritti migliaia di articoli e decine di documentari in tutto il mondo.