Fino al 25 febbraio presso la Chiesa di San Severo al Pendino di Napoli (via Duomo 286) sarà ospitata la mostra dell’artista figurativa partenopea Gaia Dente. Classe 2002, giovanissima ma dotata di un tratto pittorico e di una scelta cromatica che ci riportano al tenebrismo di Caravaggio e de Ribera nelle scelte di soggetti, alla tradizione fiamminga rinascimentale nella pennellata e nella rigida struttura iconografica.

L’esposizione catapulta lo spettatore in una rarefatta sospensione. Protagonisti indiscussi dell’azione pittorica sono i volti, realizzati con la tecnica dell’olio su tela. Volti legati ad un’emozione. Attraverso il simbolismo di elementi apparentemente decorativi Gaia mostra ciò che è relativo all’occulto e lo riporta alla dimensione terrena. Il tema della ricerca dei volti legati al ritratto le ha consentito di esporre al Pio Monte della Misericordia nel 2019 nell’ambito della prima Mostra dei Giovani.

La bellezza del mondo ha su di me un effetto che mi conduce alla ricerca del doppio.” – ci racconta Gaia – “Al di là vuole raccontare una dimensione che va oltre quella percettiva. Nei miei quadri il tema del doppio è ricorrente. L’interpretazione che ne deriva non è univoca. Nella mia ricerca artistica tendo a vedere e a conservare in un “per sempre” ciò che al comune sguardo distratto sfugge, ma che, inconsapevolmente, rimanda a scenari visionari di cui ognuno ha esperienza nell’anima.”

“Non ho interesse a comunicare nulla attraverso le mie opere. L’arte è un mezzo di sospensione attraverso il quale ci si distacca temporaneamente dalla dimensione quotidiana fatta di necessità e subalternità. I soggetti dei miei quadri sono ispirati alla quotidianità, come l’opera a cui sono più legata, Trinità madre, in cui ho sublimato il mio dolore a seguito della perdita di mio padre. Ma gli stessi, associati a elementi decontestualizzati, rendono la scena surrealista e onirica.”

Gli studi classici hanno guidato la mia curiosità, donandomi la chiave di accesso a ciò che ancora non conosco. Dopo il liceo vorrei iscrivermi alla facoltà di Restauro dei beni culturali a Napoli. Non vorrei monetizzare la pittura, in quanto questa è per me uno sfogo troppo puro per essere commercializzato.”